Papa: a Cuba, il vero progresso esige rispetto per la dimensione spirituale dell'uomo
Santiago de Cuba (AsiaNews) - "Il vero progresso necessita di un'etica che collochi al centro la persona umana e tenga conto delle sue esigenze più autentiche, in modo speciale della sua dimensione spirituale e religiosa": è la risposta che Benedetto XVI indica di fronte alla crisi economica che "che ha lasciato l'uomo senza valori e indifeso di fronte all'ambizione e all'egoismo di certi poteri che non tengono conto del bene autentico delle persone e delle famiglie". Benedetto XVI si rivolge così a Raul Castro che lo accoglie al suo arrivo a Santiago de Cuba: parla dell'importanza di riconoscere i valori dell'uomo e della fede in un Paese ufficialmente ateo.
Già nel volo che lo portava in Messico, prima tappa di questo suo viaggio, il Papa aveva definito "superato" il marxismo, ora - senza ripetere tale affermazione - entra nel merito.
Non c'è folla all'aeroporto internazionale: il regime non l'ha prevista, pur essendo molto impegnato per la buona riuscita della visita papale.
Benedetto XVI ricorda la storica visita di Giovanni Paolo II: ad accogliere il Papa, allora, c'era Fidel Castro: "il suo passaggio nell'isola fu come una brezza soave di aria fresca che diede nuovo vigore alla Chiesa in Cuba, destando in molti una rinnovata coscienza dell'importanza della fede, incoraggiando ad aprire i cuori a Cristo, e, nello stesso tempo, illuminò la speranza e stimolò il desiderio di lavorare con audacia per un futuro migliore".
"Uno dei frutti importanti di quella visita - aggiunge - fu l'inaugurazione di una nuova fase nelle relazioni tra la Chiesa e lo Stato cubano, con uno spirito di maggiore collaborazione e fiducia, benché rimangano ancora molti aspetti nei quali si può e si deve avanzare, specialmente per quanto si riferisce al contributo imprescindibile che la religione è chiamata a svolgere nell'ambito pubblico della società".
E' quasi un avviso per Raul Castro, che nel suo saluto, oltre a toccare i prevedibili temi della pace e dello sfruttamento dei Paesi ricchi, rivendica i progressi realizzati dalla Rivoluzione e parla della "collaborazione" con la Santa Sede: la Chiesa, nelle parole del Papa, apprezza quanto si è fatto, ma dice che ancora c'è molto da fare. Non a caso, nel discorso di arrivo Benedetto XVI ricorda bambini e famiglie, ma anche i detenuti, rivendica al cristianesimo di essere l'anima della popolazione, elencando i "padri" cristiani della nazione, e, riferendosi alla Vergine del "Cobre" - della quale si festeggia il 400mo anniversario della fondazione - ne chiede l'intercessione "affinché guidi i percorsi di questa amata Nazione sui sentieri della giustizia, della pace, della libertà e della riconciliazione".
"Vengo a Cuba - dice Benedetto XVI - come pellegrino della carità, per confermare i miei fratelli nella fede e incoraggiarli nella speranza, che nasce dalla presenza dell'amore di Dio nelle nostre vite. Porto nel mio cuore le giuste aspirazioni e i legittimi desideri di tutti i cubani, dovunque si trovino, le loro sofferenze e gioie, le loro preoccupazioni e gli aneliti più nobili, in modo speciale dei giovani e degli anziani, degli adolescenti e dei bambini, degli infermi e dei lavoratori, dei detenuti e dei loro familiari, così come dei poveri e bisognosi".
"Molte parti del mondo - aggiunge - vivono oggi un momento di particolare difficoltà economica, che non pochi concordano nel situare in una profonda crisi di tipo spirituale e morale, che ha lasciato l'uomo senza valori e indifeso di fronte all'ambizione e all'egoismo di certi poteri che non tengono conto del bene autentico delle persone e delle famiglie. Non si può proseguire a lungo nella stessa direzione culturale e morale che ha causato la dolorosa situazione che tanti sperimentano. Al contrario, il vero progresso necessita di un'etica che collochi al centro la persona umana e tenga conto delle sue esigenze più autentiche, in modo speciale della sua dimensione spirituale e religiosa. Per questo, nel cuore e nella mente di molti, si fa strada sempre di più la certezza che la rigenerazione delle società e del mondo richiede uomini retti e di ferme convinzioni morali e alti valori di fondo che non siano manipolabili da interessi limitati, e che rispondano alla natura immutabile e trascendente dell'essere umano".
"Sono convinto che Cuba, in questo momento così importante della sua storia, sta guardando già al domani, e per questo si sforza di rinnovare e ampliare i suoi orizzonti; a ciò coopererà quell'immenso patrimonio di valori spirituali e morali che hanno plasmato la sua identità più genuina, e che si trovano scolpiti nell'opera e nella vita di molti insigni padri della patria, come il Beato José Olallo y Valdés, il Servo di Dio Félix Varela o l'insigne José Martí. La Chiesa, da parte sua, ha saputo contribuire con impegno alla promozione di tali valori mediante la sua generosa e instancabile missione pastorale, e rinnova i suoi propositi di continuare a lavorare senza tregua per servire meglio tutti i cubani".