Papa: Tutti gli spazi del vivere umano sono terreno in cui gettare la semente del Vangelo. Gli auguri di buon Anno per l’Estremo oriente
All’Angelus papa Francesco mostra che gli inizi della predicazione del Vangelo è avvenuto in una terra “geograficamente periferica e religiosamente impura”: da lì “si diffonde quella ‘luce’ sulla quale abbiamo meditato nelle scorse domeniche: la luce di Cristo”. “La gioia di proclamare e testimoniare la nostra fede”. Nel Nuovo anno del Gallo, le famiglie dell’estremo oriente “diventino sempre di più una scuola in cui si impara a rispettare l’altro”. La vicinanza ai terremotati dell’Italia centrale. La preghiera per le vittime e per i soccorritori. L’appuntamento dei vespri a San Paolo fuori le Mura insieme ai rappresentanti delle altre confessioni cristiane.
Città del Vaticano (AsiaNews) – “Tutti gli spazi del vivere umano sono terreno in cui gettare la semente del Vangelo, affinché porti frutti di salvezza”: è la conclusione del commento che papa Francesco ha fatto oggi del vangelo della domenica (3° per anno, A, Matteo 4,12-23) insieme ai pellegrini radunati in piazza san Pietro per la recita dell’Angelus. Dopo la preghiera mariana il pontefice ha anche augurato buon Anno a “milioni di uomini e donne” che in estremo oriente “si preparano a celebrare il capodanno lunare il 28 gennaio”.
Commentando il vangelo, Francesco ha messo anzitutto in luce il luogo in cui è iniziata la missione di predicazione di Gesù: la “Galilea delle genti”. “Vista dalla capitale Gerusalemme – ha detto - quella terra è geograficamente periferica e religiosamente impura, per la mescolanza con quanti non appartenevano a Israele. Dalla Galilea non si attendevano certo grandi cose per la storia della salvezza. Invece proprio da lì si diffonde quella ‘luce’ sulla quale abbiamo meditato nelle scorse domeniche: la luce di Cristo”.
Egli ha poi fatto notare la differenza fra il metodo del Battista e quello di Gesù: “Ciò che differenzia Gesù da Giovanni il Battista è lo stile e il metodo. Gesù sceglie di essere un profeta itinerante. Non sta ad aspettare la gente, ma si muove incontro ad essa”.
Ricordando poi la chiamata dei primi discepoli (le coppie di fratelli: Pietro e Andrea; Giacomo e Giovanni) e la loro pronta risposta, egli ha concluso: “Noi, cristiani di oggi, abbiamo la gioia di proclamare e testimoniare la nostra fede perché c’è stato quel primo annuncio, perché ci sono stati quegli uomini umili e coraggiosi che hanno risposto generosamente alla chiamata di Gesù. Sulle rive del lago, in una terra impensabile, è nata la prima comunità dei discepoli di Cristo. La consapevolezza di questi inizi susciti in noi il desiderio di portare la parola, l’amore e la tenerezza di Gesù in ogni contesto, anche il più impervio e resistente. Tutti gli spazi del vivere umano sono terreno in cui gettare la semente del Vangelo, affinché porti frutti di salvezza”.
Dopo l’Angelus, Francesco ha anzitutto ricordato che il 25 gennaio si recherà come tradizione alla basilica di san Paolo fuori le mura per la celebrazione dei vesperi insieme ai rappresentanti delle altre confessioni cristiane a conclusione della Settimana dell’unità. Il tema di quest’anno, ha precisato è “un’espressione, tratta da san Paolo, che ci indica il cammino da seguire: ‘L’amore di Cristo ci spinge alla riconciliazione’ (cfr 2 Cor 5,14). Mercoledì prossimo concluderemo la Settimana di Preghiera con la celebrazione dei Vespri nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, a cui parteciperanno i fratelli e le sorelle delle altre Chiese e Comunità cristiane presenti a Roma. Vi invito a perseverare nella preghiera, affinché si compia il desiderio di Gesù: «Che tutti siano una sola cosa» (Gv 17,21)”.
Egli ha poi espresso la sua vicinanza alle popolazioni di Abruzzo, Marche e Lazio colpite in questi giorni da nuove scosse di terremoto e da abbondanti nevicate che hanno fatto più vittime e rendono difficili i soccorsi. “Sono vicino – ha detto il papa - con la preghiera e con l’affetto alle famiglie che hanno avuto vittime tra i loro cari. Incoraggio quanti sono impegnati con grande generosità nelle opere di soccorso e di assistenza; come pure le Chiese locali, che si prodigano per alleviare le sofferenze e le difficoltà. Grazie tante per la vostra vicinanza, per il vostro lavoro e l’aiuto concreto. E vi invito a pregare la Madonna per le vittime e per quelli che si prodigano in qualsiasi genere di soccorso: Ave Maria… ”.
A pochi giorni dall’inizio dell’Anno del Gallo (secondo il calendario lunare usato da Cina, Giappone, Corea, Vietnam, Thailandia, ecc…), Francesco ha espresso i suoi auguri dicendo: “Nell’Estremo Oriente e in varie parti del mondo, milioni di uomini e donne si preparano a celebrare il capodanno lunare il 28 gennaio. Il mio cordiale saluto giunga a tutte le loro famiglie, con l’augurio che esse diventino sempre di più una scuola in cui si impara a rispettare l’altro, a comunicare e a prendersi cura gli uni degli altri in modo disinteressato. Possa la gioia dell’amore propagarsi all’interno delle famiglie e da esse irradiarsi in tutta la società”.