06/03/2016, 11.19
VATICANO
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Papa: Madre Teresa accompagni in Paradiso le sue “martiri della carità”, vittime anche dell’indifferenza

Prima della preghiera mariana dell’Angelus, Francesco commenta la parabola del figliol prodigo: “Come il padre del Vangelo, anche Dio continua a considerarci suoi figli quando ci siamo smarriti, e ci viene incontro con tenerezza quando ritorniamo a Lui. Gli errori che commettiamo, anche se grandi, non scalfiscono la fedeltà del suo amore”. Subito dopo, un ricordo per le quattro Missionarie della Carità uccise nello Yemen e un appello per mantenere i corridoi umanitari per i profughi. Oggi iniziano gli esercizi spirituali del papa e della Curia romana.

Città del Vaticano (AsiaNews) – Madre Teresa “accompagni in paradiso le sue figlie martiri della carità, e interceda per la pace e il sacro rispetto della vita umana”. Queste "non fanno notizia, non sono sui giornali, ma danno il sangue per la Chiesa. Sono vittime non solo di chi le ha uccise, ma anche dell'indifferenza". Lo ha detto papa Francesco subito dopo la preghiera mariana dell’Angelus, esprimendo solidarietà alla congregazione delle Missionarie della Carità per l’uccisione di quattro consorelle avvenuto ad Aden – nello Yemen – due giorni fa. L’auspicio del pontefice è stato accolto da un grande applauso dai fedeli riuniti in piazza san Pietro.

Prima della preghiera, Francesco commenta la parabola del figliol prodigo “o meglio del padre misericordioso”. È l’ultima del “trittico” delle parabole della misericordia del Vangelo di Luca: “Oggi sarebbe bello che ognuno di noi prendesse il Vangelo in questo capitolo quindicesimo di Luca, e leggesse le tre parabole!”.

Il racconto, dice Francesco, “ci fa cogliere alcuni tratti di questo padre: è un uomo sempre pronto a perdonare e che spera contro ogni speranza. Colpisce anzitutto la sua tolleranza dinanzi alla decisione del figlio più giovane di andarsene di casa: avrebbe potuto opporsi, sapendolo ancora immaturo, un giovane ragazzo, o cercare qualche avvocato per non dargli l’eredità essendo ancora vivo. Invece gli permette di partire, pur prevedendo i possibili rischi. Così agisce Dio con noi: ci lascia liberi, anche di sbagliare, perché creandoci ci ha fatto il grande dono della libertà. Sta a noi farne un buon uso. Questo dono della libertà che ci dà Dio mi stupisce sempre”.

Ma il distacco da quel figlio, sottolinea il papa, “è solo fisico; il padre lo porta sempre nel cuore; attende fiducioso il suo ritorno; scruta la strada nella speranza di vederlo. E un giorno lo vede comparire in lontananza (cfr v. 20). Ma questo significa che questo padre ogni giorno saliva sul terrazzo a vedere se tornava! Allora si commuove, gli corre incontro, lo abbraccia, lo bacia. Quanta tenerezza! Questo figlio ne aveva fatto di grosse…”.

Lo stesso atteggiamento “il padre riserva anche al figlio maggiore, che è sempre rimasto a casa, e ora è indignato e protesta perché non capisce e non condivide tutta quella bontà verso il fratello che ha sbagliato. Il padre esce incontro anche a questo figlio e gli ricorda che loro sono stati sempre insieme, hanno tutto in comune (v. 31), ma bisogna accogliere con gioia il fratello che finalmente è tornato a casa. E questo mi fa pensare una cosa: quando uno si sente peccatore, si sente davvero poca cosa, come alcuni ho sentito ‘Ma padre, io sono una sporcizia…’. Invece quando uno si sente giusto, ‘io ho sempre fatto le cose bene’, anche il Padre ti viene a cercare: perché quell’atteggiamento è sbagliato, viene dal Diavolo, è la superbia. Il padre aspetta i peccatori ma va a cercare quelli che si sentono giusti!”.

In questa parabola, dice ancora, “si può intravedere anche un terzo figlio, nascosto! È quello che «non ritenne un privilegio l’essere come [il Padre], ma svuotò sé stesso, assumendo una condizione di servo» (Fil 2,6-7). Questo Figlio-Servo è Gesù, è l’estensione delle braccia e del cuore del Padre: Lui ha accolto il prodigo e ha lavato i suoi piedi sporchi; Lui ha preparato il banchetto per la festa del perdono. Lui, Gesù, ci insegna ad essere ‘misericordiosi come il Padre’. La figura del padre della parabola svela il cuore di Dio. Egli è il Padre misericordioso che in Gesù ci ama oltre ogni misura, aspetta sempre la nostra conversione ogni volta che sbagliamo; attende il nostro ritorno quando ci allontaniamo da Lui pensando di poterne fare a meno; è sempre pronto ad aprirci le sue braccia qualunque cosa sia successa. Come il padre del Vangelo, anche Dio continua a considerarci suoi figli quando ci siamo smarriti, e ci viene incontro con tenerezza quando ritorniamo a Lui. E ci parla, con tanta bontà, quando noi crediamo di essere giusti. Gli errori che commettiamo, anche se grandi, non scalfiscono la fedeltà del suo amore. Nel sacramento della Riconciliazione possiamo sempre di nuovo ripartire: Egli ci accoglie, ci restituisce la dignità di figli suoi. E ci dice vai avanti, sei in pace, alzati! Vai avanti!”.

Dopo la preghiera mariana, il papa dice: “Cari fratelli e sorelle, esprimo la mia vicinanza alle Missionarie della Carità per il grave lutto che le ha colpite due giorni fa con l’uccisione di quattro religiose ad Aden, nello Yemen, dove assistevano gli anziani. Prego per loro e per le altre persone uccise nell’attacco, e per i familiari. Questi sono i martiri di oggi. Questi non sono copertina dei giornali, non sono notizie. Questi danno il sangue per la Chiesa. Questi sono vittime dell’attacco di quelli che li hanno uccisi e anche dell’indifferenza di questa globalizzazione dell’indifferenza, per cui ‘non importa’… Madre Teresa accompagni in paradiso queste sue figlie martiri della carità, e interceda per la pace e il sacro rispetto della vita umana”””.

Come segno concreto di impegno per la pace e la vita, conclude Francesco, “vorrei citare ed esprimere ammirazione per l’iniziativa dei corridoi umanitari per i profughi, avviata ultimamente in Italia. Questo progetto-pilota, che unisce la solidarietà e la sicurezza, consente di aiutare persone che fuggono dalla guerra e dalla violenza, come i cento profughi già trasferiti in Italia, tra cui bambini malati, persone disabili, vedove di guerra con figli e anziani. Mi rallegro anche perché questa iniziativa è ecumenica, essendo sostenuta da Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle Chiese Evangeliche Italiane, Chiese Valdesi e Metodiste”. Dopo i saluti di rito, il papa chiede “per favore un ricordo nella preghiera per me e per i miei collaboratori, che da stasera fino a venerdì faremo gli Esercizi Spirituali. A tutti auguro una buona domenica. Buon pranzo e arrivederci!”.

Nel pomeriggio, alle 18, Francesco e i membri della Curia romana partono infatti per Ariccia, dove rimarranno fino all’11 febbraio per gli esercizi. Le meditazioni saranno proposte da Padre Ermes Ronchi, dell’Ordine dei Servi di Maria, e avranno come filo conduttore: “Le nude domande del Vangelo”. 

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