14/01/2017, 12.28
VATICANO
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Papa: Madre Teresa, icona per tutti coloro che curano la globalizzazione irresponsabile

Nell’incontrare membri della Global Foundation, papa Francesco condanna la “cultura dello scarto” e il “sistema capitalistico”, già rifiutato da Giovanni Paolo II nella sua Centesimus Annus. Madre Teresa "ha accolto ogni vita umana, quella non nata e quella abbandonata e scartata". Per una globalizzazione “solidale e cooperativa” occorre “com-patire con coloro che soffrono”. Farsi guidare dalla dottrina sociale della Chiesa.

Città del Vaticano (AsiaNews) – Madre Teresa di Calcutta, canonizzata lo scorso 4 settembre è “un’icona dei nostri tempi” che “rappresenta e riassume” gli “sforzi di individui e di istituzioni per risanare i mali prodotti da una globalizzazione irresponsabile”. Lo ha detto oggi papa Francesco incontrando una delegazione della “Tavola Rotonda” di Roma della Global Foundation.

La Global Foundation, fondata nel 1998 a Melbourne, è un’organizzazione no-profit che lavora per il bene comune dal punto di vista economico e sociale. Essa raccoglie membri fra associazioni filantropiche e dell’imprenditoria privata, collaborando con la Banca mondiale, il Fondo monetario internazionale, membri delle religioni mondiali, fra cui la Chiesa cattolica e anglicana.

Il papa ha elogiato il progetto della Global Foundation, che è quello di “individuare le vie giuste, capaci di condurre ad una globalizzazione ‘cooperativa’ cioè positiva, opposta alla globalizzazione dell’indifferenza”.

Per il pontefice, “è inaccettabile, perché disumano, un sistema economico mondiale che scarta uomini, donne e bambini, per il fatto che questi sembrano non essere più utili secondo i criteri di redditività delle aziende o di altre organizzazioni”.

Contro tale “sistema capitalistico” si era già scagliato papa Giovanni Paolo II nella sua Centesimus Annus: “Nel 1991, san Giovanni Paolo II, di fronte al crollo di sistemi politici oppressivi e alla progressiva integrazione dei mercati che ormai chiamiamo abitualmente globalizzazione, avvertiva il rischio che si diffondesse ovunque l’ideologia capitalistica. Essa avrebbe comportato una scarsa o nulla considerazione per i fenomeni dell’emarginazione, dello sfruttamento e dell’alienazione umana, ignorando le moltitudini che vivono ancora in condizioni di miseria materiale e morale, e affidandone fideisticamente la soluzione unicamente al libero sviluppo delle forze del mercato. Il mio Predecessore, domandandosi se un tale sistema economico fosse il modello da proporre a coloro che cercavano la via del vero progresso economico e sociale, giunse a una risposta nettamente negativa. Questa non è la via (cfr Centesimus annus, 42)”.

Nel tempo, secondo Francesco, si sono manifestati i rischi paventati da Giovanni Paolo II, ma sono emersi anche “tanti sforzi di individui e di istituzioni per risanare i mali prodotti da una globalizzazione irresponsabile. Madre Teresa di Calcutta, che ho avuto la gioia di proclamare Santa alcuni mesi fa e che è un simbolo e un’icona dei nostri tempi, in qualche modo rappresenta e riassume tali sforzi. Lei si è chinata sulle persone sfinite, lasciate morire ai margini della strada, riconoscendo in ciascuna di esse la dignità data da Dio. Ha accolto ogni vita umana, quella non nata e quella abbandonata e scartata, e ha fatto sentire la sua voce ai potenti della terra perché riconoscessero i crimini della povertà creata da loro stessi (cfr Omelia per la canonizzazione di Madre Teresa di Calcutta, 4 settembre 2016)”.

Per “una globalizzazione solidale e cooperativa” occorre che “ognuno, personalmente, non sia indifferente alle ferite dei poveri, ma impari a com-patire con coloro che soffrono per le persecuzioni, la solitudine, lo spostamento forzato o per la separazione dalle loro famiglie; con coloro che non hanno accesso alle cure sanitarie; con coloro che patiscono la fame, il freddo o il caldo”.

“Questa compassione farà sì che gli operatori economici e politici possano usare la loro intelligenza e le loro risorse non solo per controllare e monitorare gli effetti della globalizzazione, ma anche per aiutare i responsabili nei diversi ambiti politici – regionali, nazionali e internazionali – a correggerne l’orientamento ogni volta che sia necessario. La politica e l’economia, infatti, dovrebbero comprendere l’esercizio della virtù della prudenza”.

“La Chiesa – ha concluso il pontefice - è sempre fiduciosa, perché conosce le grandi potenzialità dell’intelligenza umana che si lascia aiutare e guidare da Dio e anche la buona volontà di piccoli e grandi, poveri e ricchi, imprenditori e lavoratori. Pertanto vi incoraggio a portare avanti il vostro impegno, sempre guidati dalla Dottrina sociale della Chiesa, promuovendo una globalizzazione cooperativa insieme con tutti gli attori coinvolti – società civile, governi, organismi internazionali, comunità accademiche e scientifiche e altri – ed auguro ogni successo al vostro lavoro”.

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