Papa: Le parole possono uccidere, insultare o sparlare non è cristiano!
Città del Vaticano (AsiaNews) - Correggere un cristiano che non fa una cosa buona "è un servizio a lui e alla comunità. Ma questo servizio funziona soltanto attraverso l'amore fraterno, ricordando sempre che tutti siamo peccatori e che tutti abbiamo bisogno del perdono di Dio. Quando io sparlo, quando io faccio una critica ingiusta, quando io spello un fratello con la mia lingua: questo è uccidere la fama dell'altro. Anche le parole uccidono!". Lo ha detto papa Francesco prima dell'Angelus odierno, alla cui conclusione ha voluto anche ricordare il processo di pace in Ucraina - nonostante le notizie di oggi "non molto confortanti" - e benedire un gruppo di volontari della Croce Rossa italiana in partenza oggi per l'Iraq.
Lo spunto da cui Francesco inizia la sua riflessione è il Vangelo odierno, che presenta il tema della correzione fraterna nella comunità dei credenti: "Cioè come devo correggere un altro cristiano quando fa una cosa non buona. Gesù ci insegna che se il mio fratello commette una colpa contro di me, mi offende, io devo usare carità verso di lui e, prima di tutto, parlargli personalmente, spiegandogli che ciò che ha detto o fatto non è buono. E se il fratello non mi ascolta? Gesù suggerisce un progressivo intervento: prima, ritorna a parlargli con altre due o tre persone, perché sia più consapevole dello sbaglio che ha fatto; se, nonostante questo, non accoglie l'esortazione, bisogna dirlo alla comunità; e se non ascolta neppure la comunità, occorre fargli percepire la frattura e il distacco che lui stesso ha provocato, facendo venir meno la comunione con i fratelli nella fede".
Le tappe di questo itinerario, sottolinea il Papa, "indicano lo sforzo che il Signore chiede alla sua comunità per accompagnare chi sbaglia, affinché non si perda. Occorre anzitutto evitare il clamore della cronaca e il pettegolezzo della comunità. Questo è il primo, evitare questo. «Va' e ammoniscilo fra te e lui solo» (v. 15). L'atteggiamento è di delicatezza, prudenza, umiltà, attenzione nei confronti di chi ha commesso una colpa, evitando che le parole possano ferire e uccidere il fratello. Perché voi sapete, anche le parole uccidono. Quando io sparlo, quando io faccio una critica ingiusta, quando io spello un fratello con la mia lingua: questo è uccidere la fama dell'altro. Anche le parole uccidono! Andiamo con questo sul serio".
Nello stesso tempo questa discrezione - di parlargli da solo - "ha lo scopo di non mortificare inutilmente il peccatore. Si parla fra i due, nessuno se ne accorge, e tutto è finito. È alla luce di questa esigenza che si comprende anche la serie successiva di interventi, che prevede il coinvolgimento di alcuni testimoni e poi addirittura della comunità. Lo scopo è quello di aiutare il fratello a rendersi conto di ciò che ha fatto, e che con la sua colpa ha offeso non solo uno, ma tutti. Ma anche aiutarci, noi, a liberarci dall'ira e dal risentimento che fanno solo male". Quell'amarezza del cuore, che porta via l'amarezza del cuore, aggiunge a braccio, "e che ci porta a insultare. Ma è molto brutto vedere uscire dalla bocca di un cristiano un insulto. È brutto, capito? Niente insulto! Capito? Insultare non è cristiano!".
In realtà, davanti a Dio "siamo tutti peccatori e bisognosi di perdono, tutti. Gesù infatti ci ha detto di non giudicare. La correzione fraterna è un aspetto dell'amore e della comunione che devono regnare nella comunità cristiana, è un servizio reciproco che possiamo e dobbiamo renderci gli uni gli altri. Ma correggere il fratello è un servizio, ed è possibile ed efficace solo se ciascuno si riconosce peccatore e bisognoso del perdono del Signore". Per questo, all'inizio della Santa Messa, "ogni volta siamo invitati a riconoscere davanti al Signore di essere peccatori". E tra le condizioni che accomunano i partecipanti alla celebrazione eucaristica "due sono fondamentali: tutti siamo peccatori e a tutti Dio dona la sua misericordia. Sono due condizioni che spalancano la porta per entrare a messa bene. Dobbiamo sempre ricordare questo prima di andare dal fratello per la correzione fraterna. Domandiamo tutto questo per l'intercessione della Beata Vergine Maria, che domani celebreremo nella ricorrenza liturgica della sua Natività".
Subito dopo la preghiera mariana, il Papa ha detto: "In questi ultimi giorni sono stati compiuti passi significativi nella ricerca di una tregua nelle regioni interessate dal conflitto in Ucraina orientale. Pur avendo sentito oggi delle notizie poco confortanti, tuttavia auspico che essi possano recare sollievo alla popolazione e contribuire agli sforzi per una pace duratura. Preghiamo affinché, nella logica dell'incontro, il dialogo iniziato possa proseguire e portare il frutto sperato. Maria, Regina della Pace, prega per noi".
Un pensiero anche all'Africa: "Unisco inoltre la mia voce a quella dei Vescovi del Lesotho, che hanno rivolto un appello per la pace in quel Paese. Condanno ogni atto di violenza e prego il Signore perché nel Regno del Lesotho si ristabilisca la pace nella giustizia e nella fraternità". Questa domenica, ha aggiunto subito dopo, "un convoglio di circa 30 volontari della Croce Rossa italiana parte verso l'Iraq, nella zona di Erbil, dove sono concentrati decine di migliaia di rifugiati iracheni. Imparto la mia benedizione a tutti loro per questa scelta generale, e a tutti coloro che cercano concretamente di aiutare i nostri fratelli perseguitati e oppressi. Il Signore vi benedica".
"Ricordatevi- ha concluso Francesco - che domani come ho detto è la ricorrenza liturgica della Natività della Madonna. Sarebbe il suo compleanno. E cosa si fa al compleanno della mamma? Si fanno gli auguri, la si saluta. Domani al mattino presto salutate la Madonna, con le labbra e con il cuore. Dite un'Ave Maria che venga dal cuore, dal cuore di figlio e di figlia. Ricordatevi bene. A tutti voi chiedo, per favore, di pregare per me, e vi auguro buona domenica e buon pranzo. Arrivederci!".