Papa: La nostra vita è al sicuro nelle mani di Gesù, per questo non abbiamo più paura
Al Regina Caeli Francesco sottolinea l’importanza dell’ascolto, da parte dei seguaci, delle parole di Cristo: “Un ascolto coinvolgente, non superficiale, al punto da rendere possibile una versa conoscenza reciproca”. Dopo la preghiera mariana, il pontefice ringrazia chi lo ha accompagnato con la preghiera nella visita a Lesbo con il patriarca Bartolomeo e l’arcivescovo Ieronimo: “L’unità nella carità di tutti i discepoli del Signore”. Il papa racconta la storia di un ragazzo musulmano, cui i terroristi hanno sgozzato la moglie perché cristiana: “E’ una martire, e lui piangeva tanto”. Una preghiera anche per le vittime dei terremoti in Ecuador e Giappone.
Città del Vaticano (AsiaNews) – Nessuno può dirsi seguace di Gesù se non presta ascolto alla sua voce: “E questo ‘ascoltare’ non va inteso in modo superficiale, ma coinvolgente, al punto da rendere possibile una vera conoscenza reciproca, dalla quale può venire una sequela generosa”. Coloro che ascoltano sono salvi: “La nostra vita è pienamente al sicuro nelle mani di Gesù e del Padre, che sono una cosa sola: un unico amore, un’unica misericordia, rivelati una volta per sempre nel sacrificio della croce”. Lo ha detto questa mattina papa Francesco prima della preghiera del Regina Caeli.
Commentando il Vangelo di Giovanni, nel brano che racconta la festa della dedicazione del tempio di Gerusalemme, il pontefice sottolinea che Gesù “si presenta come ‘il buon pastore’ e dice: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano». Queste parole ci aiutano a comprendere che nessuno può dirsi seguace di Gesù, se non presta ascolto alla sua voce. E questo ‘ascoltare’ non va inteso in modo superficiale, ma coinvolgente, al punto da rendere possibile una vera conoscenza reciproca, dalla quale può venire una sequela generosa, espressa nelle parole «ed esse mi seguono». Si tratta di un ascolto non solo dell’orecchio, ma del cuore!”.
Gesù tramite questa immagine vuole stabilire con ciascuno di noi uno stretto rapporto: “Egli è la nostra guida, il nostro maestro, il nostro amico, il nostro modello, ma soprattutto è il nostro Salvatore. Infatti la frase successiva del brano evangelico afferma: «Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno può strapparle dalla mia mano». Chi può parlare così? Soltanto Gesù, perché la ‘mano’ di Gesù è una cosa sola con la ‘mano’ del Padre, e il Padre è «più grande di tutti»”.
Queste parole “ci comunicano un senso di assoluta sicurezza e di immensa tenerezza. La nostra vita è pienamente al sicuro nelle mani di Gesù e del Padre, che sono una cosa sola: un unico amore, un’unica misericordia, rivelati una volta per sempre nel sacrificio della croce. Per salvare le pecore smarrite che siamo tutti noi, il Pastore si è fatto agnello e si è lasciato immolare per prendere su di sé e togliere il peccato del mondo”.
Per questo non abbiamo più paura: sottolinea Francesco che “la nostra vita è ormai salvata dalla perdizione. Niente e nessuno potrà strapparci dalle mani di Gesù, perché niente e nessuno può vincere il suo amore. L’amore di Gesù è invincibile. Il maligno, il grande nemico di Dio e delle sue creature, tenta in molti modi di strapparci la vita eterna. Ma il maligno non può nulla se non siamo noi ad aprirgli le porte della nostra anima, seguendo le sue lusinghe ingannatrici”.
Subito dopo la preghiera mariana, Francesco ringrazia “quanti hanno accompagnato con la preghiera la visita che ho compiuto ieri nell’isola di Lesbo, in Grecia. Ai profughi e al popolo greco ho portato la solidarietà della Chiesa. Erano con me il Patriarca ecumenico Bartolomeo e l’arcivescovo Ieronymos di Atene e tutta la Grecia, a significare l’unità nella carità di tutti i discepoli del Signore. Abbiamo visitato uno dei campi dei rifugiati: provenivano da Iraq, Afghanistan, dalla Siria, dall’Africa… Da tanti Paesi. Abbiamo salutato circa 300 di questi profughi, uno ad uno. Tutti e tre, patriarca Bartolomeo, arcivescovo Ieronymos e io. Tanti di loro erano bambini alcuni di loro, di questi bambini, hanno assistito alla morte dei genitori e dei compagni. Alcuni di loro morti annegati in mare. Ho visto tanto dolore! Voglio raccontare un caso particolare: un giovane, non ha 40 anni. L’ho incontrato ieri con i suoi due figli: lui è musulmano, e mi ha raccontato che era sposato con una ragazza cristiana. Si amavano, e si rispettavano a vicenda. Ma purtroppo questa ragazza è stata sgozzata dai terroristi perché non ha voluto negare Cristo e abbandonare la sua fede. È una martire. E quell’uomo piangeva tanto”.
Questa notte, aggiunge il papa, “un violento terremoto ha colpito l’Ecuador, causando numerose vittime e ingenti danni. Preghiamo per quelle popolazioni; e anche per quelle del Giappone, dove pure ci sono stati alcuni terremoti in questi giorni. L’aiuto di Dio e dei fratelli dia loro forza e sostegno”.
Un pensiero particolare alla Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni che ricorre oggi: “Siamo invitati a pregare per le vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata. E in questa Giornata ho ordinato stamani undici nuovi sacerdoti. Rinnovo il mio saluto ai neo-presbiteri, ai familiari e agli amici; e invito tutti i sacerdoti e i seminaristi a partecipare al loro Giubileo, nei primi tre giorni di giugno. E a voi giovani, ragazzi e ragazze che siete in piazza, pensate se il Signore non vi chiama a consacrare la vita al suo servizio sia nel sacerdozio sia nella vita consacrata”.
Infine, Francesco esprime vicinanza “alle tante famiglie preoccupate per il problema del lavoro. Penso in particolare alla situazione precaria dei lavoratori italiani dei Call Center: auspico che su tutto prevalga sempre la dignità della persona umana. E non gli interessi particolari! A tutti auguro una buona domenica. E per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!”.