Papa: Il sacerdote, come il Buon Pastore, “scartato” dal mondo, dona la vita per le pecore
Città del Vaticano (AsiaNews) – Nella domenica “del Buon Pastore” (la IV di Pasqua), Benedetto XVI ha consacrato 19 diaconi come sacerdoti per la diocesi di Roma. Nella sua omelia egli ha tratteggiato la figura del sacerdote come un “rimanere” con Cristo, condividendo il suo destino: “Gesù è stato ‘scartato’, ma il Padre l’ha prediletto e l’ha posto a fondamento del tempio della Nuova Alleanza. Così l’apostolo, come il sacerdote, sperimenta a sua volta la croce, e solo attraverso di essa diventa veramente utile per la costruzione della Chiesa. Dio ama costruire la sua Chiesa con persone che, seguendo Gesù, ripongono tutta la propria fiducia in Dio”.
“Al discepolo – ha aggiunto - tocca la medesima sorte del Maestro”: conoscere il Padre, ma anche sperimentare “su di sé il rifiuto di Dio da parte del mondo, l’incomprensione, l’indifferenza, lo sfiguramento del volto di Dio… Perciò il discepolo – e specialmente l’apostolo – sperimenta la stessa gioia di Gesù, di conoscere il nome e il volto del Padre; e condivide anche il suo stesso dolore, di vedere che Dio non è conosciuto, che il suo amore non è ricambiato”.
“E’ vero – ha ancora aggiunto il pontefice - e noi sacerdoti ne facciamo esperienza: il ‘mondo’ – nell’accezione giovannea del termine – non capisce il cristiano, non capisce i ministri del Vangelo. Un po’ perché di fatto non conosce Dio, e un po’ perché non vuole conoscerlo. Il mondo non vuole conoscere Dio e ascoltare i suoi ministri, perché questo lo metterebbe in crisi”.
La forza della vocazione sacerdotale è frutto del dono di Cristo: “Gesù ha dato la vita per tutti, ma in modo particolare si è consacrato per quelli che il Padre gli aveva dato, perché fossero consacrati nella verità, cioè in Lui, e potessero parlare ed agire in nome suo, rappresentarlo, prolungare i suoi gesti salvifici: spezzare il Pane della vita e rimettere i peccati. Così, il Buon Pastore ha offerto la sua vita per tutte le pecore, ma l’ha donata e la dona in modo speciale a quelle che Egli stesso, ‘con affetto di predilezione’, ha chiamato e chiama a seguirlo nella via del servizio pastorale”. E ancora: “ogni sacerdote è destinatario di una personale preghiera di Cristo, e del suo stesso sacrificio, e solo in quanto tale è abilitato a collaborare con Lui nel pascere il gregge che è tutto e solo del Signore”.
Da questo “entrare in modo sacramentale ed esistenziale nella preghiera di Cristo per i ‘suoi’”, deriva, ha detto il papa, una “particolare vocazione alla preghiera” per tutti i presbiteri. Il pontefice elenca i modi della preghiera: la messa quotidiana (“il più grande e il più alto atto di preghiera”), la Liturgia delle ore, l’adorazione eucaristica, la lectio divina, il santo Rosario, la meditazione. E aggiunge: “Il sacerdote che prega molto, e che prega bene, viene progressivamente espropriato di sé e sempre più unito a Gesù Buon Pastore e Servo dei fratelli. In conformità a Lui, anche il prete ‘dà la vita’ per le pecore che gli sono affidate. Nessuno gliela toglie: la offre da se stesso, in unione con Cristo Signore, il quale ha il potere di dare la sua vita e il potere di riprenderla non solo per sé, ma anche per i suoi amici, legati a Lui dal Sacramento dell’Ordine. Così la stessa vita di Cristo, Agnello e Pastore, viene comunicata a tutto il gregge, mediante i ministri consacrati”.
Alla fine Benedetto XVI ha augurato ai diaconi in procinto di essere ordinati, che lo “lo Spirito Santo imprima questa divina Parola” nei loro cuori “perché porti frutti abbondanti e duraturi”. E ha chiesto l’intercessione degli apostoli Pietro e Paolo, di san Giovanni Maria Vianney, a cui ha consacrato il prossimo Anno sacerdotale, e a Maria, la “Madre del Buon Pastore”.
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