04/10/2009, 00.00
VATICANO
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Papa: I tesori spirituali dell’Africa, intaccati dal materialismo e dal fondamentalismo

All’apertura del Sinodo per l’Africa, Benedetto XVI mette in luce il valore del continente come “polmone spirituale” dell’umanità, ma anche i rischi che esso sta correndo con il colonialismo culturale del primo mondo e con i fondamentalismi religiosi strumentalizzati dalla politica e dall’economia. Primato di Dio, matrimonio e bambini le sfide più urgenti per l’evangelizzazione. Nel continente dove in quasi 30 anni la Chiesa è triplicata, il papa domanda la santità che porta riconciliazione e pace nella società.

Città del Vaticano (AsiaNews) – L’Africa, il continente che fa notizia solo per le risorse materiali, le guerre, la povertà, la fame, i conflitti etnici, oggi viene alla ribalta per le sue “risorse spirituali e culturali”, tanto da essere definita “un immenso ‘polmone’ spirituale, per un’umanità che appare in crisi di fede e di speranza”. Queste risorse rischiano di essere inquinate dal “materialismo pratico” e dal”fondamentalismo religioso” e per questo necessitano di un nuovo impegno missionario della Chiesa. Questo sguardo positivo e realista è la nota fondamentale espressa da Benedetto XVI nella sua omelia per l’apertura della II Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi sul tema: “La Chiesa in Africa al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace. ‘Voi siete il sale della terra... Voi siete la luce del mondo’ (Mt 5, 13.14)”.

Alla messa nella basilica di san Pietro, hanno partecipato, oltre a migliaia di fedeli da tutto il mondo, anche 239 padri sinodali e 55 sacerdoti collaboratori del Sinodo. Alla celebrazione ha partecipato anche un coro congolese che con il coro della Cappella sistina ha eseguito i canti della liturgia.

Il papa, che ha visitato Camerun e Angola lo scorso marzo, ha ricordato anzitutto l’unità ideale fra questo sinodo e quello aperto 15 anni prima da Giovanni Paolo II, in preparazione al Giubileo del 2000 e ha messo subito in luce “uno dei tratti salienti e unificanti della cultura africana” che è “il riconoscimento della signoria assoluta di Dio”.

I “tesori dell’Africa”, ha detto il pontefice, sono certo le “risorse di cui è ricco il suo territorio e che purtroppo sono diventate e talora continuano ad essere motivo di sfruttamento, di conflitti e di corruzione”, ma sono soprattutto il patrimonio “spirituale e culturale, di cui l’umanità ha bisogno ancor più che delle materie prime”.

Ma questo “polmone spirituale” che l’Africa è per l’umanità “in crisi di fede e di speranza”, rischia di “ammalarsi” di “due pericolose patologie”: “anzitutto, una malattia già diffusa nel mondo occidentale, cioè il materialismo pratico, combinato con il pensiero relativista e nichilista”. “Il cosiddetto ‘primo’ mondo – ha spiegato Benedetto XVI - talora ha esportato e sta esportando tossici rifiuti spirituali, che contagiano le popolazioni di altri continenti, tra cui in particolare quelle africane. In questo senso il colonialismo, finito sul piano politico, non è mai del tutto terminato”.

Il secondo “virus” è “il fondamentalismo religioso, mischiato con interessi politici ed economici. Gruppi che si rifanno a diverse appartenenze religiose si stanno diffondendo nel continente africano; lo fanno nel nome di Dio, ma secondo una logica opposta a quella divina, cioè insegnando e praticando non l’amore e il rispetto della libertà, ma l’intolleranza e la violenza”.

Oltre che su questo tema del “primato di Dio”, per il papa il lavoro del sinodo, deve concentrarsi su altri due temi: quello del matrimonio e quello dei bambini.

Di fronte ai modi molteplici in cui viene vissuto il matrimonio nelle culture africane, segnato spesso dalla poligamia e dall’umiliazione della figura della donna, Benedetto XVI afferma che “il matrimonio, così come la Bibbia ce lo presenta, non esiste al di fuori della relazione con Dio”. Questa sottolineatura viene prima di ogni “ogni riflessione e indicazione di tipo morale”. Per questo, “nella misura in cui custodisce e sviluppa la sua fede, l’Africa potrà trovare risorse immense da donare a vantaggio della famiglia fondata sul matrimonio”.

Il terzo aspetto a cui il sinodo dovrebbe essere attento è “la realtà dell’infanzia, che costituisce una parte grande e purtroppo sofferente della popolazione africana”.

La Chiesa africana, ha sottolineato il pontefice, “manifesta la propria maternità soprattutto nei confronti dei più piccoli, anche quando non sono ancora nati. Come il Signore Gesù, la Chiesa non vede in essi primariamente dei destinatari di assistenza, meno che mai di pietismo o di strumentalizzazione, ma delle persone a pieno titolo”.

Per il papa, di fronte a queste sfide, la Chiesa africana deve attuare una “nuova evangelizzazione che tenga conto dei rapidi mutamenti sociali di questa nostra epoca e del fenomeno della globalizzazione mondiale”, diventando “luce del mondo e sale della terra”, come suggerisce il titolo del sinodo.

L’impegno della Chiesa in Africa è fra le più fruttuose: dal 1978 al 2007, il numero dei cattolici nel continente sono passati da 55 milioni a 146 milioni. Per il pontefice, oltre ai numeri, “occorre puntare sempre più alla ‘misura alta’ della vita cristiana, cioè alla santità. Ad essere santi sono chiamati i Pastori e tutti i membri della comunità ecclesiale; i fedeli laici sono chiamati a diffondere il profumo della santità nella famiglia, nei luoghi di lavoro, nella scuola e in ogni altro ambito sociale e politico. Possa la Chiesa in Africa essere sempre una famiglia di autentici discepoli di Cristo, dove la differenza fra etnie diventi motivo e stimolo per un reciproco arricchimento umano e spirituale”.

“La vocazione della Chiesa – ha continuato -  comunità di persone riconciliate con Dio e tra di loro, è quella di essere profezia e fermento di riconciliazione tra i vari gruppi etnici, linguistici ed anche religiosi, all’interno delle singole nazioni e in tutto il continente. La riconciliazione, dono di Dio che gli uomini devono implorare ed accogliere, è fondamento stabile su cui costruire la pace, condizione indispensabile per l’autentico progresso degli uomini e della società, secondo il progetto di giustizia voluto da Dio. Aperta alla grazia redentrice del Signore risorto, l’Africa sarà così illuminata sempre più dalla sua luce e, lasciandosi guidare dallo Spirito Santo, diventerà una benedizione per la Chiesa universale, apportando un contributo proprio e qualificato all’edificazione di un mondo più giusto e fraterno”.

A conclusione dell’omelia, Benedetto XVI ha chiesto ai “monasteri di clausura e alle comunità religiose diffuse in Africa e in ogni parte del mondo, alle parrocchie e ai movimenti, agli ammalati e ai sofferenti”  di accompagnare con la preghiera il lavoro dei padri sinodali “perché il Signore renda fruttuosa questa seconda Assemblea Speciale”.

Benedetto XVI è tornato a parla del Sinodo africano anche nelle riflessioni prima dell’Angelus, dalla finestra del suo studio su piazza san Pietro.

Egli ha spiegato che il sinodo non è “un convegno di studio”, o “un’assemblea programmatica”. “Si ascoltano relazioni ed interventi in aula, ci si confronta nei gruppi, ma tutti sappiamo bene che i protagonisti non siamo noi: è il Signore, il suo Santo Spirito, che guida la Chiesa. La cosa più importante, per tutti, è ascoltare: ascoltarsi gli uni gli altri e, tutti quanti, ascoltare ciò che il Signore vuole dirci”.

Come nella messa, egli ha ricordato ancora una volta la “straordinaria ricchezza umana” del continente africano e ha aggiunto: “Attualmente, la sua popolazione ammonta a circa un miliardo di abitanti e il suo tasso di natalità complessivo è il più alto a livello mondiale. L’Africa è una terra feconda di vita umana, ma questa vita è segnata purtroppo da tante povertà e patisce talora pesanti ingiustizie. La Chiesa è impegnata a superarle con la forza del Vangelo e la solidarietà concreta di tante istituzioni ed iniziative di carità”.

Dopo la preghiera mariana, il pontefice ha parlato pure dei “conflitti” che “mettono a rischio la pace e la sicurezza dei popoli del continente africano”. In particolare egli ha detto di aver seguito nei giorni scorsi “con apprensione i gravi episodi di violenza che hanno scosso la popolazione della Guinea. Esprimo le mie condoglianze alle famiglie delle vittime, invito le parti al dialogo, alla riconciliazione e sono certo che non si risparmieranno gli sforzi per raggiungere un'equa e giusta soluzione”.

Infine, egli ha invitato i giovani universitari a unirsi a lui e ai padri sinodali in una recita del santo Rosario "con l’Africa e per l’Africa", sabato 10 ottobre pomeriggio. La preghiera, guidata dal papa nell’aula Paolo VI, sarà seguita via satellite da studenti in alcune città africane.

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