Papa: I santi, testimoni autorevoli di speranza cristiana
All’Angelus papa Francesco invita a vivere le Beatitudini, come i santi, per testimoniare una vita “controcorrente” rispetto agli ideali del mondo. La richiesta di un dialogo efficace nella regione del Nagorno Karabakh e un pensiero per le popolazioni dell’Egeo colpite dal terremoto. La beatificazione di Michael McGivney, dei Cavalieri di Colombo.
Città del Vaticano (AsiaNews) – “I Santi e i Beati sono i testimoni più autorevoli della speranza cristiana, perché l’hanno vissuta in pienezza nella loro esistenza, tra gioie e sofferenze, attuando le Beatitudini che Gesù ha predicato”. Così papa Francesco ha introdotto la sua riflessione sulla solennità che la Chiesa celebra oggi, Tutti i Santi. Alle diverse centinaia di fedeli radunati in piazza san Pietro per la preghiera dell’Angelus, il pontefice ha voluto ricordare anche la situazione del Nagorno Karabakh, chiedendo alle parti in lotta di entrare in un dialogo efficace. Nella regione si susseguono i cessate-il-fuoco fra armeni e azeri, ma questi vengono puntualmente violati.
Il papa ha rivolto un pensiero anche alle popolazioni della regione dell’Egeo, che due giorni fa sono state colpite dal terremoto.
Del vangelo (Matteo 5,1-12), Francesco ha commentato in particolare due beatitudini, la seconda e la quarta.
Sulla seconda - «Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati» (v. 4) – ha detto: “Sembrano parole contraddittorie, perché il pianto non è segno di gioia e felicità. Motivi di pianto e di sofferenza sono la morte, la malattia, le avversità morali, il peccato e gli errori: semplicemente la vita di ogni giorno, fragile, debole e segnata da difficoltà. Una vita a volte ferita e provata da ingratitudini e incomprensioni. Gesù proclama beati coloro che piangono per queste realtà e, nonostante tutto, confidano nel Signore e si pongono sotto la sua ombra. Non sono indifferenti, e nemmeno induriscono il cuore nel dolore, ma sperano con pazienza nella consolazione di Dio. E questa consolazione la sperimentano già in questa vita”.
E sulla terza - «Beati i miti, perché avranno in eredità la terra» (v. 5) – ha spiegato: “La mitezza è caratteristica di Gesù, che dice di sé: «Imparate da me che sono mite e umile di cuore» (Mt 11,29). Miti sono coloro che sanno dominare sé stessi, che lasciano spazio all’altro, lo ascoltano e lo rispettano nel suo modo di vivere, nei suoi bisogni e nelle sue richieste. Non intendono sopraffarlo né sminuirlo, non vogliono sovrastare e dominare su tutto, né imporre le proprie idee e i propri interessi a danno degli altri. Queste persone, che la mentalità mondana non apprezza, sono invece preziose agli occhi di Dio, il quale dà loro in eredità la terra promessa, cioè la vita eterna. Anche questa beatitudine comincia quaggiù e si compirà in Cielo”.
Il papa ha poi esortato a vivere le beatitudini, che sono uno stile “controcorrente” rispetto alla mentalità del mondo, ma ha sottolineato soprattutto la “mitezza” come un elemento necessario anche per la società contemporanea, tanto facile agli scontri e alle violenze: “Abbiamo bisogno di mitezza per andare avanti nel cammino della santità. Ascoltare, rispettare, non aggredire: mitezza”.
“La solennità di oggi – ha poi concluso - ci ricorda la personale e universale vocazione alla santità, e ci propone i modelli sicuri per questo cammino, che ciascuno percorre in maniera unica, irripetibile, secondo la ‘fantasia’ dello Spirito Santo… Questa immensa famiglia dei fedeli discepoli di Cristo ha una Madre, la Vergine Maria. Noi la veneriamo col titolo di Regina di tutti i Santi, ma è prima di tutto la Madre, che insegna a ciascuno ad accogliere e seguire il suo Figlio. Ella ci aiuti ad alimentare il desiderio di santità, camminando sulla via delle Beatitudini”.
Dopo la preghiera mariana, Francesco ha ricordato anzitutto che ieri la Chiesa si è arricchita di un nuovo beato: Michael McGivney, statunitense, fondatore dell’associazione cattolica dei Cavalieri di Colombo.
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