Papa: Giovanni Battista uomo austero e radicale, allergico a ‘ipocrisia e doppiezza’
Illustrando la figura del santo, Francesco ha definito l’ipocrisia “il pericolo più grave”, rovina “anche le realtà più sacre”. Anticipando la festa dell’Immacolata, affida a Maria “la preghiera per la pace, specialmente per il martoriato popolo ucraino”. Nel messaggio per la Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità celebrata ieri ha definito il magistero della fragilità “un carisma”.
Città del Vaticano (AsiaNews) - Giovanni Battista, presente nel Vangelo della seconda domenica di Avvento, è un uomo “austero e radicale” che a prima vista “può incutere timore”; egli vestiva “di peli di cammello” e si cibava di “locuste e miele selvatico”, invitando “tutti alla conversione perché il regno dei cieli è vicino”. É quanto ha sottolineato papa Francesco oggi all’Angelus, prendendo spunto dalla figura del santo per attaccare con estrema durezza “l’ipocrisia e la doppiezza” per poi ricordare che l’Avvento è un “tempo di grazia” utile per “togliersi le maschere”. Rivolgendo poi un saluto ai pellegrini e fedeli in piazza san Pietro, dalla Spagna alla Polonia alle varie comunità dell’Italia, il pontefice ha quindi ricordato l’imminente solennità dell’Immacolata il prossimo 8 dicembre. All’intercessione di Maria, ha sottolineato, “affidiamo la nostra preghiera per la pace, specialmente per il martoriato popolo ucraino”.
Nell’introdurre la preghiera la mariana, papa Francesco ha spiegato come il Battista “più che un uomo duro, è un uomo allergico alla doppiezza” tanto da mostrare una “reazione allergica” molto forte quando “si avvicinano a lui farisei e sadducei, noti per la loro ipocrisia”. Molti gli si avvicinavano per “curiosità o per opportunismo”, prosegue, perché Giovanni “era diventato molto popolare”. E tra “doppiezze e presunzione” essi “non coglievano l’occasione di grazie”. Il suo grido, avverte papa Francesco, è quello di un padre “che vede il figlio rovinarsi e gli dice: ‘Non buttare via la tua vita!’”, perché “l’ipocrisia è il pericolo più grave” e può “rovinare anche le realtà più sacre”. Per accogliere Dio, “non importa la bravura, ma l’umiltà”, scendere “dal piedistallo” per immergersi “nell’acqua del pentimento”.
Le “reazioni allergiche” del santo, avverte Francesco, fanno riflettere anche noi che a volte “guardiamo gli altri dall’alto in basso” e pensiamo “di non avere bisogno ogni giorno di Dio”. L’unica occasione in cui è lecito guardare gli altri dall’alto in basso, spiega a braccio, è quando “aiutiamo gli altri a risollevarsi”. L’Avvento “è un tempo di grazia per toglierci le nostre maschere e metterci in coda con gli umili; per liberarci dalla presunzione di crederci autosufficienti, per andare a confessare i nostri peccati e accogliere il perdono di Dio, per chiedere scusa a chi abbiamo offeso. Così comincia una vita nuova” percorsa nel cammino “dell’umiltà”. Ricordandoci, conclude, che “con Gesù la possibilità di ricominciare c’è sempre. Sempre!” e di proseguire camminando “sulla via dell’umiltà”.
Ieri, infine, il papa ha diffuso un messaggio in occasione della Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità che si celebra il 3 dicembre, sottolineando che “il magistero della fragilità è un carisma” con cui “arricchire la Chiesa”. “La vostra presenza - prosegue il documento - può contribuire a trasformare le realtà in cui viviamo, rendendole più umane e più accoglienti. Senza vulnerabilità, senza limiti, senza ostacoli da superare, non ci sarebbe vera umanità. Ed è per questo che mi rallegro che il cammino sinodale si stia dimostrando un’occasione propizia per ascoltare finalmente anche la vostra voce, e che l’eco di tale partecipazione sia giunta nel documento preparatorio per la tappa continentale del Sinodo”. Rivolgendosi a donne e uomini con disabilità che “vivono in situazione di guerra”, il papa conclude affermando che il magistero della fragilità “renderebbe le nostre società più umane e fraterne, inducendo ognuno di noi a comprendere che la felicità è un pane che non si mangia da soli”.