17/11/2024, 14.07
VATICANO
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Papa: 'Durante l’elemosina, tocco la mano del povero e lo guardo negli occhi?'

Oggi, VIII Giornata dei poveri, Bergoglio ha dedicato l'omelia dalla basilica di San Pietro, ai deboli e agli esclusi. Nell'incontro con loro il rischio "non accorgerci della presenza di Dio". La fede non sia "devozione innocua". Richiamate le parole del card. Martini: "Chiesa è tale nella misura in cui serve i poveri". Oggi il pranzo del Pontefice in Aula Nervi al fianco di 1300 poveri con la Croce Rossa Italiana. 

Città del Vaticano (AsiaNews) - “Io guardavo una fotografia che ha fatto un fotografo romano: uscivano da un ristorante, una coppia adulta, quasi anziani, in inverno; la signora ben coperta con la pelliccia e l’uomo pure. Alla porta, c’era una signora povera, sdraiata sul pavimento, che chiedeva l’elemosina e ambedue guardavano dall’altra parte… Questo succede ogni giorno”.

Oggi, VIII Giornata Mondiale dei Poveri, durante l’omelia recitata nella Basilica di San Pietro alla Santa Messa delle ore 10, papa Francesco si è soffermato sul duello tra “angoscia e speranza” che avviene nel cuore di ciascuna persona. Infatti, così come il Vangelo odierno (Mc 13,24-32) narra del “sole oscurarsi e la luna spegnersi”, anche il nostro tempo è segnato dal “dramma”: “La fame e la carestia che opprimono tanti fratelli e sorelle che non hanno da mangiare, vediamo gli orrori della guerra, vediamo le morti innocenti”. Così, come accade alla coppia romana della fotografia, c’è il rischio di fronte a tanta sofferenza di “sprofondare nello scoraggiamento e di non accorgerci della presenza di Dio”. Ma Gesù “spalanca l’orizzonte, allarga il nostro sguardo”, accende la speranza, anche in un “quadro apocalittico”.

È il pranzo con 1300 poveri in Aula Paolo VI in Vaticano il simbolo di questa giornata - dal tema “La preghiera del povero sale fino a Dio” (cfr Siracide 21,5) -, che il Santo Padre ha vissuto dopo la recita dell’Angelus, insieme alla Croce Rossa Italiana. “I poveri non possono aspettare”, ha detto questa mattina ai fedeli raccolti in Piazza San Pietro. Il pasto è stato coordinato dal Dicastero per la Carità, mentre il Dicastero per l’Evangelizzazione provvederà alle esigenze dei più bisognosi con diverse iniziative benefiche. “Ringrazio quanti nelle diocesi e parrocchie, hanno promosso iniziative di solidarietà con i più disagiati”, ha affermato Bergoglio dalla finestra del Palazzo Apostolico Vaticano dopo la recita della preghiera mariana. “Faccio una domanda, ognuno può fare questa domanda a se stesso: io mi privo di qualcosa per darlo ai poveri? E io, quando faccio l’elemosina, tocco la mano del povero e lo guardo negli occhi?”, queste le domande del Pontefice.

“Mentre una parte del mondo è condannata a vivere nei bassifondi della storia, mentre le disuguaglianze crescono e l’economia penalizza i più deboli, mentre la società si consacra all’idolatria del denaro e del consumo, succede che i poveri, gli esclusi non possono fare altro che continuare ad aspettare”, ha detto durante l’omelia. Da questo contesto minato dall’indifferenza e dall’egoismo, la fede cristiana rischia di staccarsi dalla carità, e diventare una “devozione innocua”. Sono le parole del Cardinale Martini, che Francesco ha ricordato al termine del suo intervento nella maggiore Basilica Papale, a indicare la necessità di risanare questa scollatura. “Egli disse che dobbiamo stare attenti a pensare che c’è prima la Chiesa, già solida in sé stessa, e poi i poveri di cui scegliamo di occuparci. In realtà, si diventa Chiesa di Gesù nella misura in cui serviamo i poveri”, ha detto il Vescovo di Roma.

Un’urgenza che, a partire dalla speranza, deve essere presa in carico da ciascuna persona cristiana, perché “laddove sembra esserci soltanto ingiustizia, dolore e povertà, proprio in quel momento drammatico, il Signore si fa vicino per liberarci dalla schiavitù e far risplendere la vita”. Il Regno di Dio si realizza infatti se si mette in campo una “fede operosa nella carità”. Per questo c’è bisogno di “cristiani che non si girano da un’altra parte”. La fede non è “spiritualità che fugge dal mondo ma - al contrario - una fede che apre gli occhi sulle sofferenze del mondo e sulle infelicità dei poveri per esercitare la stessa compassione di Cristo”. Un’azione di cura che non deve essere rivolta solo alle grandi questioni globali, ma “al poco che tutti possiamo fare ogni giorno con i nostri stili di vita, con l’attenzione e la cura per l’ambiente in cui viviamo, con la ricerca tenace della giustizia, con la condivisione dei nostri beni con chi è più povero”. 

“Lo dico alla Chiesa, lo dico ai Governi, lo dico alle Organizzazioni internazionali, lo dico a ciascuno e a tutti: per favore, non dimentichiamoci dei poveri”, ha aggiunto. Al termine dell’intervento che ha seguito l’Angelus, il papa ha chiesto di pregare per la pace “nella martoriata Ucraina, in Palestina, Israele, Libano, in Myanmar, in Sudan”. Un’attenzione a cui il Santo Padre mai rinuncia. “La guerra rende disumani e induce a tollerare crimini inaccettabili. I governanti ascoltino il grido dei popoli che chiedono pace”, è l’appello rivolto a coloro che sono chiamati a guidare le nazioni che soffrono per le violenze dei conflitti. 

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