Papa: Dio ha le braccia aperte, tratta i peccatori con tenerezza e compassione
Prima dell’Angelus Francesco commenta il “capitolo della misericordia”, il quindicesimo del Vangelo di Luca, che presenta le te parabole con le quali Cristo risponde ai mormorii di scribi e farisei: la pecorella smarrita, la moneta e il figliol prodigo. Non c’è peccato in cui siamo caduti, dice il pontefice, “da cui con la grazia di Dio non possiamo risorgere; non c’è un individuo irrecuperabile, perché Dio non smette mai di volere il nostro bene, anche quando pecchiamo”. Dopo la preghiera mariana una preghiera per il Gabon e per la beatificazione di Ladislao Bukowinski, in Kazakhstan.
Città del Vaticano (AsiaNews) – Le tre parabole “della misericordia” presenti nel capitolo 15 del Vangelo di Luca “Gesù vuol far capire che Dio Padre è il primo ad avere verso i peccatori un atteggiamento accogliente e misericordioso”. La storia della pecorella smarrita, della moneta e del figliol prodigo “sono la risposta di Cristo alle mormorazioni degli scribi e dei farisei” con le quali il Maestro “ci mostra le braccia aperte di Dio per tutti noi”. Lo ha detto papa Francesco prima della recita dell’Angelus.
Con questi tre racconti, spiega Francesco, “Gesù vuol far capire che Dio Padre è il primo ad avere verso i peccatori un atteggiamento accogliente e misericordioso. Dio ha questo atteggiamento. Nella prima parabola Dio è presentato come un pastore che lascia le novantanove pecore per andare in cerca di quella perduta. Nella seconda è paragonato a una donna che ha perso una moneta e la cerca finché non la trova. Nella terza parabola Dio è immaginato come un padre che accoglie il figlio che si era allontanato; la figura del padre svela il cuore di Dio, Dio misericordioso, manifestato in Gesù”.
Un elemento comune a queste tre parabole, aggiunge subito dopo, “è quello espresso dai verbi che significano gioire insieme, fare festa. Non si parla di fare lutto; si gioisce, si fa festa. […] Nelle prime due parabole l’accento è posto sulla gioia così incontenibile da doverla condividere con «amici e vicini». Nella terza parabola è posto sulla festa che parte dal cuore del padre misericordioso e si espande a tutta la sua casa. Questa festa di Dio per coloro che ritornano a Lui pentiti è quanto mai intonata all’Anno giubilare che stiamo vivendo, come dice lo stesso termine “giubileo”, cioè giubilo!”.
Con queste tre parabole, sottolinea ancora, “Gesù ci presenta il vero volto di Dio, un Padre dalle braccia aperte, che tratta i peccatori con tenerezza e compassione. La parabola che più commuove tutti, perché manifesta l’infinito amore di Dio, è quella del padre che stringe a sé e abbraccia il figlio ritrovato. Ciò che colpisce non è tanto la triste storia di un giovane che precipita nel degrado, ma le sue parole decisive: «Mi alzerò, andrò da mio padre»”.
La via del ritorno verso casa “è la via della speranza e della vita nuova. Dio aspetta sempre il nostro rimetterci in viaggio, ci attende con pazienza, ci vede quando ancora siamo lontani, ci corre incontro, ci abbraccia, ci bacia, ci perdona. Così è Dio, così è il nostro Padre! E il suo perdono cancella il passato e ci rigenera nell’amore. Dimentica il passato: questa è la debolezza di Dio: quando ci abbraccia e ci perdona perde la memoria, non ha memoria. Dimentica il passato. Quando noi peccatori ci convertiamo e ci facciamo ritrovare da Dio non ci attendono rimproveri e durezze, perché Dio salva, riaccoglie a casa con gioia e fa festa. Gesù stesso nel Vangelo di oggi dice così: ‘Vi sarà gioia nel Cielo per un solo peccatore che si converte più che per 99 giusti per i quali non c’è bisogno di conversione’. Vi faccio una domanda: avete mai pensato che ogni volta che ci accostiamo al confessionale c’è gioia nel Cielo? Avete mai pensato a questo? È bello”.
Il messaggio del Vangelo di oggi, conclude, “ci infonde grande speranza e lo possiamo sintetizzare così: non c’è peccato in cui siamo caduti da cui, con la grazia di Dio, non possiamo risorgere; non c’è una persona irrecuperabile, nessuno è irrecuperabile, perché Dio non smette mai di volere il nostro bene, anche quando pecchiamo! La Vergine Maria, Rifugio dei peccatori, faccia scaturire nei nostri cuori la fiducia che si accese nel cuore del figlio prodigo: «Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato». Per questa strada, noi possiamo dare gioia a Dio, e la sua gioia può diventare la nostra”.
Dopo la preghiera mariana, il papa invita i presenti a una “speciale preghiera per il Gabon, che sta attraversando un momento di grave crisi politica. Affido al Signore le vittime degli scontri e i loro familiari. Mi associo ai vescovi di quel caro Paese africano per invitare le parti a rifiutare ogni violenza e ad avere sempre come obiettivo il bene comune. Incoraggio tutti, in particolare i cattolici, ad essere costruttori di pace nel rispetto della legalità, nel dialogo e nella fraternità”.
Infine, Francesco ricorda che “oggi, a Karaganda, in Kazakhstan, viene proclamato Beato Ladislao Bukowinski, sacerdote e parroco, perseguitato per la sua fede. Quanto ha sofferto quest’uomo, quanto! Nella sua vita ha dimostrato sempre grande amore ai più deboli e bisognosi e la sua testimonianza appare come un condensato delle opere di misericordia spirituali e corporali”.
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