06/01/2021, 10.49
VATICANO
Invia ad un amico

Papa: Come i Magi, adorare vedendo ‘oltre il velo del visibile’

Nella solennità dell’Epifania, papa Francesco celebra la messa all’altare della cattedra. Fedeli, cardinali, vescovi, coro in distanziamento anti-Covid. E’ urgente “comprendere meglio che cosa significa essere adoratori del Signore”. Occorre “alzare gli occhi”, “mettersi in viaggio”, “vedere”. “Liberarsi dalla dittatura del proprio io, sempre incline a ripiegarsi su sé stesso e sulle proprie preoccupazioni”. “Erode e i notabili di Gerusalemme rappresentano la mondanità, perennemente schiava dell’apparenza e in cerca di attrattive: essa dà valore soltanto alle cose sensazionali, alle cose che attirano l’attenzione dei più”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – “Per adorare il Signore bisogna ‘vedere’ oltre il velo del visibile”: è quanto ha sottolineato papa Francesco nella celebrazione eucaristica in occasione della solennità dell’Epifania, che in Italia si celebra il 6 gennaio. Come ormai consuetudine in questa situazione di pandemia, la messa è stata celebrata all’altare della cattedra nella basilica di san Pietro, alla presenza di una diecina di cardinali e di alcune decine di fedeli, ben distanziati secondo le misure anti-Covid.

Francesco ha focalizzato la sua omelia soprattutto sul gesto di adorazione dei Magi, come raccontato dal Vangelo del giorno (Matteo 2,1-12). “Dall’odierna Liturgia della Parola – ha detto - ricaviamo tre espressioni, che possono aiutarci a comprendere meglio che cosa significa essere adoratori del Signore. Queste espressioni sono: ‘alzare gli occhi’, ‘mettersi in viaggio’ e ‘vedere’”.

“La prima espressione, alzare gli occhi, ce la offre il profeta Isaia. Alla comunità di Gerusalemme, ritornata da poco dall’esilio e prostrata dallo scoraggiamento a causa di tante difficoltà, il profeta rivolge questo forte invito: «Alza gli occhi intorno e guarda» (60,4). È un invito a mettere da parte stanchezza e lamentele, a uscire dalle strettoie di una visione angusta, a liberarsi dalla dittatura del proprio io, sempre incline a ripiegarsi su sé stesso e sulle proprie preoccupazioni”.

Alza gli occhi intorno e guarda: il Signore ci invita in primo luogo ad avere fiducia in Lui, perché Egli si prende realmente cura di tutti. Se dunque Dio veste così bene l’erba nel campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, quanto di più farà per noi? (cfr Lc 12,28). Se alziamo lo sguardo al Signore, e alla sua luce consideriamo la realtà, scopriamo che Egli non ci abbandona mai: il Verbo si è fatto carne (cfr Gv 1,14) e rimane sempre con noi, tutti i giorni (cfr Mt 28,20).  Quando alziamo gli occhi a Dio, i problemi della vita non scompaiono, ma sentiamo che il Signore ci dà la forza necessaria per affrontarli”.

“La seconda espressione che ci può aiutare è mettersi in viaggio. Prima di poter adorare il Bambino nato a Betlemme, i Magi dovettero affrontare un lungo viaggio. Scrive Matteo: «Ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: “Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo”» (Mt 2,1-2). Il viaggio implica sempre una trasformazione, un cambiamento. Dopo un viaggio non si è più come prima. C’è sempre qualcosa di nuovo in chi ha compiuto un cammino: le sue conoscenze si sono ampliate, ha visto persone e cose nuove, ha sperimentato il rafforzarsi della volontà nel far fronte alle difficoltà e ai rischi del tragitto. Non si giunge ad adorare il Signore senza passare prima attraverso la maturazione interiore che ci dà il metterci in viaggio” …

“Da questo punto di vista, i fallimenti, le crisi, gli errori possono diventare esperienze istruttive: non di rado servono a renderci consapevoli che solo il Signore è degno di essere adorato, perché soltanto Lui appaga il desiderio di vita e di eternità presente nell’intimo di ogni persona. Inoltre, col passare del tempo, le prove e le fatiche della vita – vissute nella fede – contribuiscono a purificare il cuore, a renderlo più umile e quindi più disponibile ad aprirsi a Dio”.

“E veniamo alla terza espressione: vedere. L’Evangelista scrive: «Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono» (Mt 2,10-11). L’adorazione era l’atto di omaggio riservato ai sovrani, ai grandi dignitari. I Magi, in effetti, adorarono Colui che sapevano essere il re dei Giudei (cfr Mt 2,2). Ma, di fatto, che cosa videro? Videro un povero bambino con sua madre. Eppure questi sapienti, venuti da paesi lontani, seppero trascendere quella scena così umile e quasi dimessa, riconoscendo in quel Bambino la presenza di un sovrano. Furono cioè in grado di ‘vedere’ al di là dell’apparenza”.

“Per adorare il Signore bisogna ‘vedere’ oltre il velo del visibile, che spesso si rivela ingannevole. Erode e i notabili di Gerusalemme rappresentano la mondanità, perennemente schiava dell’apparenza e in cerca di attrattive: essa dà valore soltanto alle cose sensazionali, alle cose che attirano l’attenzione dei più… Questo modo di “vedere” che trascende il visibile, fa sì che noi adoriamo il Signore spesso nascosto in situazioni semplici, in persone umili e marginali. Si tratta dunque di uno sguardo che, non lasciandosi abbagliare dai fuochi artificiali dell’esibizionismo, cerca in ogni occasione ciò che non passa”.

TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Papa: Noi come i Magi: vedere la stella, camminare, offrire gratuitamente
06/01/2018 10:38
Avvistata in un porto somalo la petroliera saudita dirottata
18/11/2008
Papa a 60 anni dall'incontro tra Paolo VI e Atenagora: avanti sulla strada dell'unità dei cristiani
06/01/2024 13:20
Papa: L’amore di Gesù, scritto nel nostro cuore col fuoco dello Spirito, compie ogni giorno prodigi
10/05/2015
Poso, violenze anticristiane: estremisti incendiano una chiesa protestante
23/10/2012


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”