21/03/2021, 12.29
VATICANO
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Papa: Chi vuole ‘vedere Gesù’ deve guardare il crocifisso

All’Angelus, papa Francesco sottolinea la croce di Gesù come segno di “amore, servizio, dono di sé senza riserve”.  Per far “vedere Gesù”, “anche noi dobbiamo rispondere con la testimonianza di una vita che si dona nel servizio”. La memoria delle vittime innocenti delle mafie. “Le strutture mafiose sono contrarie al vangelo, scambiano la fede con l’idolatria”. Domani si celebra la Giornata mondiale dell’acqua.

Città del Vaticano (AsiaNews) – “Chi anche oggi vuole ‘vedere Gesù’, magari provenendo da Paesi e culture dove il cristianesimo è poco conosciuto”, deve guardare al crocifisso, che esprime “amore, servizio, dono di sé senza riserve”, e deve guardare alla vita dei cristiani “che si dona nel servizio”. Lo ha sottolineato oggi papa Francesco nella sua riflessione prima dell’Angelus. A causa delle restrizioni anti-Covid, evitando assembramenti in piazza san Pietro, il pontefice ha parlato dalla biblioteca apostolica. Commentando il vangelo della domenica di oggi (5a di Quaresima, B, Giovanni 12,20-33), egli ha preso spunto dalla richiesta di “alcuni greci” che vogliono vedere Gesù. A sua volta, Gesù come risposta, parla del “seme nascosto pronto a morire per dare molto frutto. Come a dire: se volete conoscermi e capirmi, guardate il chicco di grano che muore nel terreno, cioè guardate la croce”.

“Chi anche oggi – ha continuato - vuole ‘vedere Gesù’, magari provenendo da Paesi e culture dove il cristianesimo è poco conosciuto, che cosa vede prima di tutto? Qual è il segno più comune che incontra? Il crocifisso. Nelle chiese, nelle case dei cristiani, anche portato sul proprio corpo. L’importante è che il segno sia coerente con il Vangelo: la croce non può che esprimere amore, servizio, dono di sé senza riserve: solo così essa è veramente l’’albero della vita’, della vita sovrabbondante”.

“Anche oggi tante persone, spesso senza dirlo, in modo implicito, vorrebbero ‘vedere Gesù’, incontrarlo, conoscerlo. Da qui si comprende la grande responsabilità di noi cristiani e delle nostre comunità. Anche noi dobbiamo rispondere con la testimonianza di una vita che si dona nel servizio. Si tratta di seminare semi di amore non con parole che volano via, ma con esempi concreti, semplici e coraggiosi. Non con condanne o gesti clamorosi”.

“Il Signore, con la sua grazia, ci fa portare frutto, anche quando il terreno è arido a causa di incomprensioni, difficoltà o persecuzioni, o pretese di legalismi clericali. Proprio allora, nella prova e nella solitudine, mentre il seme muore, è il momento in cui la vita germoglia, per produrre frutti maturi a suo tempo. È in questo intreccio di morte e di vita che possiamo sperimentare la gioia e la vera fecondità dell’amore”.

Dopo la preghiera mariana, Francesco ha ricordato che oggi in Italia si celebra “la memoria delle vittime innocenti delle mafie”. La mafia, egli ha detto, è diffusa in tanti Paesi e al presente questi gruppi stanno “sfruttando la pandemia”, arricchendosi con la corruzione. Il pontefice ha anche sottolineato che “le strutture mafiose sono contrarie al vangelo, scambiano la fede con l’idolatria”.

Prima di salutare, Francesco ha anche ricordato che domani si celebra nel mondo la Giornata mondiale dell’acqua, voluta dall’Onu dal 1992. “Sorella acqua”, ha detto, “è un simbolo universale per i credenti”. E poiché tante persone nel mondo rimangono senza acqua o devono servirsi di acqua inquinata, egli ha spronato perché a tutti sia assicurata “acqua potabile e servizi igienici”. Fra i gruppi e le persone che si preoccupano di questa destinazione dell’acqua, egli ha citato “l’università dell’acqua, nella mia patria”, in Argentina.

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