Papa: Appello per la pace in Ucraina. La fede schietta di Pietro e il nostro cuore "roccioso" o "sabbioso"
Città del Vaticano (AsiaNews) - Un accorato appello per la pace in Ucraina è stato lanciato oggi da papa Francesco al termine della preghiera dell'Angelus, recitato in piazza san Pietro insieme a decine di migliaia di pellegrini. Oggi, che è la festa nazionale dell'Ucraina, dilaniata da uno scontro con la Russia, il pontefice è vicino "a tutti i suoi figli e figlie, ai loro aneliti di pace e serenità, minacciati da una situazione di tensione e di conflitto che non accenna a placarsi, generando tanta sofferenza tra la popolazione civile",
"Affidiamo al Signore Gesù e alla Madonna - ha aggiunto - l'intera Nazione e preghiamo uniti soprattutto per le vittime, le loro famiglie e quanti soffrono". Dopo aver rivelato di aver ricevuto "una lettera di un vescovo" che "racconta tutto questo dolore", Francesco ha invitato tutti i presenti a recitare insieme un'Ave Maria per "l'amata terra d'Ucraina", concludendo con l'invocazione "Maria, Regina della Pace, prega per noi".
Prima della preghiera mariana, il pontefice aveva commentato il Vangelo di oggi (Mt 16,13-20), che comprende il passo della confessione di Pietro ("Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente") e del nuovo nome dato a Simone (Pietro, cioè roccia).
"Fermiamoci un momento - ha detto - proprio su questo punto, sul fatto che Gesù attribuisce a Simone questo nuovo nome: "Pietro", che nella lingua di Gesù suona "Kefa", una parola che significa "roccia". Nella Bibbia questo termine, "roccia", è riferito a Dio. Gesù lo attribuisce a Simone non per le sue qualità o i suoi meriti umani, ma per la sua fede genuina e salda, che gli viene dall'alto.
Gesù sente nel suo cuore una grande gioia, perché riconosce in Simone la mano del Padre, l'azione dello Spirito Santo. Riconosce che Dio Padre ha dato a Simone una fede 'affidabile', sulla quale Lui, Gesù, potrà costruire la sua Chiesa, cioè la sua comunità, cioè tutti noi.
Gesù ha in animo di dare vita alla 'sua' Chiesa, un popolo fondato non più sulla discendenza, ma sulla fede, vale a dire sul rapporto con Lui stesso, un rapporto di amore e di fiducia. Il nostro rapporto con Gesù costruisce la Chiesa. E dunque per iniziare la sua Chiesa, Gesù ha bisogno di trovare nei discepoli una fede solida, 'affidabile'. È questo che Lui deve verificare a questo punto del cammino".
Egli ha poi spiegato che quanto è avvenuto "in modo unico" in san Pietro, "avviene anche in ogni cristiano": "Il Vangelo di oggi interpella anche ognuno di noi. Come va la tua fede? Ognuno trovi la risposta nel suo cuore. Cosa trova il Signore nei nostri cuori? Un cuore stabile come la pietra, o un cuore sabbioso, cioè incredulo, dubbioso, diffidente? Se il Signore trova nel nostro cuore una fede non dico perfetta, ma sincera, genuina, allora Lui vede anche in noi delle pietre vive con cui costruire la sua comunità. Di questa comunità, la pietra fondamentale è Cristo, pietra angolare e unica. Da parte sua, Pietro è pietra, in quanto fondamento visibile dell'unità della Chiesa; ma ogni battezzato è chiamato ad offrire a Gesù la propria fede, povera ma sincera, perché Lui possa continuare a costruire la sua Chiesa, oggi, in ogni parte del mondo".
"Anche ai nostri giorni - ha concluso - «la gente» pensa che Gesù sia un grande profeta, un maestro di sapienza, un modello di giustizia... E anche oggi Gesù domanda ai suoi discepoli, cioè a noi: «Ma voi, chi dite che io sia?». Che cosa risponderemo? Pensiamoci. Ma soprattutto preghiamo Dio Padre, perché ci dia la risposta. E per intercessione della Vergine Maria, preghiamolo che ci doni la grazia di rispondere, con cuore sincero: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente»". E a braccio ha proseguito: "Questa è una confessione vivente, questo è il Credo. Ripetiamolo tutti insieme per tre volte: Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio vivente". E i pellegrini hanno ripetuto la frase con lui.