22/01/2025, 12.48
VATICANO
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Papa: 'Unità dei cristiani: invochiamo da Dio, uno e trino, la piena comunione'

Dall'udienza nell'Aula Paolo VI Bergoglio ha ricordato i giorni - dal 18 al 25 gennaio - dedicati alla preghiera per l'ecumenismo. Ancora un appello per la pace in Ucraina, Palestina, Israele e Myanmar. Sollievo per la parrocchia della Sacra Famiglia di Gaza: "Ieri ho chiamato, erano contenti. Lì dentro ci sono 600 persone". La comunità di Los Angeles affidata all'intercessione di Nostra Signora di Guadalupe. La catechesi sull'Annunciazione: "Maria non cerca fuori ma dentro".

Città del Vaticano (AsiaNews) - “In questi giorni di preghiera per l’unità dei cristiani vi esorto a invocare Dio, uno e trino, per la piena comunione di tutti i discepoli di Cristo”. Così papa Francesco all’udienza generale di questa mattina - svolta in un’aula Paolo VI colma di fedeli - ha ricordato la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani che si celebra questa settimana, dal 18 al 25 gennaio, il cui tema è “Credi tu questo?” (Gv 11,26). Un appuntamento significativo nell’anno del Giubileo, in cui si celebrano anche i 1700 anni dal primo Concilio ecumenico dei cristiani che si tenne a Nicea nel 325 d. C., un’opportunità unica per riflettere e valorizzare la comune fede dei cristiani nel mondo.

Al termine dell’incontro odierno Bergoglio ha condiviso un altro pensiero di unità: la speranza della pace, per tutti quei Paesi che soffrono l’imperversare dei conflitti. “Non dimentichiamo la martoriata Ucraina. Non dimentichiamo la Palestina, Israele, Myanmar. Preghiamo per la pace”, ha detto durante i saluti dedicati ai fedeli di lingua italiana. “La guerra - ha aggiunto, acclamato da un lungo e spontaneo applauso - sempre è una sconfitta”. “Non dimenticatevi. E chi guadagna con le guerre? I fabbricanti delle armi. Per favore, preghiamo per la pace”, ha continuato stamane papa Francesco.

“Preghiamo per Gaza, per la pace lì, e in tante altre parti del mondo”. Il pontefice ha poi ricordato in particolare la Striscia di Gaza, che vive il sollievo del cessate il fuoco diventato finalmente realtà la scorsa domenica. “Ieri ho chiamato, lo faccio tutti i giorni, alla parrocchia di Gaza (della Sacra Famiglia, ndr). Erano contenti. Lì dentro ci sono 600 persone: parrocchia e collegio. E mi hanno detto: oggi abbiamo mangiato lenticchie con pollo. Eh… una cosa che in questi tempi non erano abituati a fare. Soltanto qualche verdura, qualcosa… erano contenti”, ha raccontato. All’Angelus di domenica aveva chiesto che nell'enclave martoriata da 15 mesi di bombardamenti arrivino “velocemente” molti aiuti umanitari.

E ancora un pensiero di vicinanza è stato dedicato ad altre comunità pressate dalla sofferenza. "Voglio che sappiate che il mio cuore è con il popolo di Los Angeles, che ha sofferto così tanto a causa degli incendi, che hanno devastato interi quartieri e comunità, che non sono finiti”, ha aggiunto Bergoglio. La contea - che ha registrato almeno 25 decessi - ad oggi non ha ancora ritirato l’allerta per la scarsa qualità dell’aria, con i venti che potrebbero disperdere le ceneri. “La nostra Signora di Guadalupe interceda per tutti gli abitanti affinché possano essere testimoni di speranza attraverso la forza della diversità e della della creatività per cui sono conosciuti in tutto il mondo”, ha continuato Francesco da Aula Nervi.

In apertura di udienza il pontefice ha letto la catechesi che, dopo le ultime due dedicate ai bambini, riprende il ciclo per il Giubileo “Gesù Cristo nostra speranza”. Il tema di oggi era “L’annuncio a Maria. L’ascolto e la disponibilità”, la lettura di riferimento il brano del Vangelo di Luca (Lc 1, 26-38) che narra proprio l’episodio dell’Annunciazione, con la visita a Maria dell’Arcangelo Gabriele. “Luca mostra gli effetti della potenza trasformante della Parola di Dio che giunge non solo tra gli atrii del Tempio, ma anche nella povera abitazione di una giovane”, ha affermato Bergoglio. “Il messaggero dei grandi annunci divini, Gabriele, che nel suo nome celebra la forza di Dio, è inviato in un villaggio mai menzionato nella Bibbia ebraica: Nazaret”.

In luogo sito nella periferia, lontano dai grandi centri, “l’angelo reca un messaggio dalla forma e dal contenuto del tutto inauditi”: Maria ne rimane scossa, il suo cuore “turbato”. Gabriele rivolge a Maria anzitutto un invito: “rallegrati!”, “gioisci!”. “È l’invito alla gioia che Dio rivolge al suo popolo quando finisce l’esilio e il Signore fa sentire la sua presenza viva e operante”, ha spiegato papa Francesco. Inoltre, Maria viene chiamata con un “nome d’amore sconosciuto alla storia biblica: kecharitoméne”, che significa “piena di grazia”. Dimostra “quanto la grazia di Dio abbia compiuto in lei una cesellatura interiore facendone il suo capolavoro”.

L’invito alla gioia è subito accompagnato da una rassicurazione: “Non temere!”. Poi, l’annuncio comprende la spiegazione della missione di Maria e del bambino che porta in grembo, “compimento delle antiche profezie”. “Questa maternità scuote Maria dalle fondamenta. E da donna intelligente qual è […] cerca di comprendere, di discernere ciò che le sta capitando. Maria non cerca fuori ma dentro - continua -. Sente l’invito a fidarsi totalmente di Dio”. Al termine della catechesi, papa Francesco a rivolto un’esortazione a quanti in ascolto: “Sorelle e fratelli, impariamo da Maria, Madre del Salvatore e Madre nostra, a lasciarci aprire l’orecchio dalla divina Parola, ad accoglierla e custodirla, perché trasformi i nostri cuori in tabernacoli  della sua presenza, in case ospitali dove cresce la speranza”.

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