Papa: “appena possibile” si recherà tra i terremotati, in Abruzzo
La visita sarà “in tempi brevi, non imminenti”. Nel discorso per l’udienza generale, Benedetto XVI evoca i riti della Settimana santa, che “per noi cristiani è la più importante dell’anno, ci permette di immergerci negli eventi centrali della redenzione”.
Città del Vaticano (AsiaNews) - “Appena possibile” Benedetto XVI si recherà in Abruzzo, sui luoghi colpiti dal terremoto. Lo ha annunciato egli stesso, rinnovando la sua “vicinanza spirituale” alle vittime del sisma prima nei saluti rivolti agli italiani presenti all’udienza generale di oggi. “Carissimi - ha detto - appena possibile spero di venire a trovarvi. Sappiate che il papa prega per tutti, implorando la misericordia del Signore per i defunti, e per i familiari e i superstiti il conforto materno di Maria e il sostegno della speranza cristiana”. “Ancora una volta - ha aggiunto - desidero dire a quelle care popolazioni che il papa condivide la loro pena e le loro preoccupazioni”. La sollecitudine con cui autorità, forze dell'ordine, volontari e altri operatori stanno soccorrendo questi nostri fratelli - ha concluso - dimostra quanto sia importante la solidarietà per superare insieme prove così dolorose.
Quanto al momento della visita, ha precisato il direttore della Sala stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, “saranno tempi brevi ma non imminenti, non è stata ancora fissata una data”. Già la mattina del sisma, il Papa aveva espresso la sua partecipazione al dolore delle vittime e dell’intera nazione. Peraltro, tra i soccorritori, c'è anche una squadra di 8 vigili del fuoco del Vaticano guidata da un ingegnere strutturale.
Prima dei saluti, nel discorso rivolto alle 25mila persone presenti per l’udienza generale in piazza San Pietro, in una giornata primaverile, Benedetto XVI aveva parlato dei riti della Settimana santa, che cominciano domani pomeriggio con la messa nella Cena del Signore, occasione per “inserirsi sempre più profondamente nel mistero pasquale”. “La Settimana santa, che per noi cristiani è la più importante dell’anno, ci permette di immergerci negli eventi centrali della redenzione” e da domani “i solenni riti del santo triduo ci permetteranno di ricordare la Passione, la morte e la risurrezione del Signore”,
Benedetto XVI ha ricordato “l’inno contenuto nella lettera di San Paolo ai Filippesi che ripercorre tutto il mistero della salvezza e contrappone la superbia di Adamo, che pur non essendo Dio voleva essere come Dio e l’umiltà di Gesù che, essendo figlio di Dio, umiliò se stesso fino alla profondità della morte e della risurrezione, da cui ebbe l’esaltazione, la vera gloria”, “che ogni ginocchio si pieghi davanti al suo nome nei cieli sulla terra e sotto la terra”.
“Meraviglioso e insieme sorprendente questo mistero. Gesù, pur essendo Dio, non volle fare delle sue prerogative divine uno strumento di trionfo, al contrario svuotò se stesso, assumendo la umile condizione umana”, “La forma divina si nascose in Cristo sotto la forma umana, segnata dalla sofferenza, dalla povertà, dalla morte”. E “la condivisione radicale e vera della nostra natura, in tutto fuorché nel peccato lo condusse fino alla morte, ciò non imposto dal cieco caso ma frutto di libera scelta, per generosa adesione al disegno salvifico del Padre. E la morte che scelse fu la morte per croce, cioè la più umiliante che si possa immaginare”. “Per amore ha condiviso la nostra condizione, quella di ogni uomo e di ogni donna”
Sarà quanto ricorderà il Triduo pasquale, che “comincerà domani con i suggestivi riti del Giovedì Santo, con il preludio della messa crismale”, nella quale si benedicono l’olio dei catecumeni, quello degli infermi ed è consacrato il crisma. Nel corso del rito i sacerdoti rinnovano le promessa sacerdotali: “È un gesto di grande valore, in cui i sacerdoti ribadiscono la propria fedeltà a Cristo che li ha scelti come propri ministri”. “L’incontro è quasi di preparazione all’Anno sacerdotale”, indetto dal Papa per il 150mo anniversario della morte del Santo Curato d’Ars, (Giovanni Maria Vianney) che si aprirà il 19 giugno.
Sempre domani, nella messa del pomeriggio si commemora l’istituzione dell’Eucaristia e “il comandamento nuovo della carità lasciato da Gesù ai suoi discepoli”. Il Giovedì santo è un rinnovato invito a rendere grazie a Dio per questo sommo dono dell’Eucaristia”. “Per questo la Chiesa incoraggia a vegliare in presenza del Santissimo Sacramento”, ricordando “l’ora solitaria di Gesù nel Getsemani”.
Venerdì santo, “unendoci al dolore di Gesù appeso alla croce, avvertiamo il senso delle parole ‘questo è il sangue dell’alleanza, versato per molti’”. “Come di fronte all’Eucaristia, davanti alla Passione il mistero si fa insondabile per la nostra ragione”: “un Dio che non solo si fa uomo, ma vuole morire caricandosi i peccati degli uomini”, “l’odio e la violenza che ancora oggi insanguinano la terra”. “La passione ha scritto Blaise Pascal continua” e “Gesù sarà in agonia fino alla fine del mondo”. Il Venerdì santo è “giorno quanto mai propizio per rinsaldare la nostra fede e la nostra speranza, il coraggio di portare la nostra croce”. “Speranza che si alimenta nella grande attesa del Sabato santo, nell’attesa della Risurrezione”.
“La chiesa, spoglia attende e prega come Maria, condividendone dolore e fiducia”, in un “clima orante, favorevole alla meditazione, alla riconciliazione e al raccoglimento che ci accompagneranno” alla “veglia di tutte le veglie”, quella del Sabato santo, quando “ancora una volta verrà proclamata la vittoria della luce sulle tenebre, della vita sulla morte, la gioia della Pasqua”.
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