Papa. Gesù “ci nutre” per renderci “segno visibile della misericordia di Dio”
All’udienza generale in aula Paolo VI, papa Francesco commenta il miracolo della moltiplicazione dei pani. “Gesù fa un miracolo, ma è il miracolo della fede, della preghiera, suscitato dalla compassione e dall’amore”. “Mentre ci nutre di Cristo, l’Eucaristia che celebriamo trasforma poco a poco anche noi in corpo di Cristo e cibo spirituale per i fratelli”. Il saluto a pellegrini del Medio oriente e della Cina.
Città del Vaticano (AsiaNews) – All’udienza generale di oggi, papa Francesco ha messo in luce che l’amore di Gesù verso il suo popolo e verso i discepoli “non è un vago sentimento”. Egli giunge fino al dono di sé perché ogni cristiano divenga “un segno visibile della misericordia di Dio che non vuole lasciare nessuno nella solitudine e nel bisogno”.
All’udienza, tenutasi nell’aula Paolo VI, hanno partecipato persone da ogni parte del mondo, fra cui anche molti dal Medio oriente e dalla Cina, che il papa alla fine ha salutato.
Il pontefice ha preso lo spunto della sua riflessione dal racconto della moltiplicazione dei pani (Matteo 14,13-21). “Sul far della sera – ha detto - Gesù si preoccupa di dar da mangiare a tutte quelle persone, stanche e affamate e si prende cura di quanti lo seguono. E vuole coinvolgere in questo i suoi discepoli. Infatti dice loro: «Voi stessi date loro da mangiare» (v. 16). E dimostrò ad essi che i pochi pani e pesci che avevano, con la forza della fede e della preghiera, potevano essere condivisi per tutta quella gente. Gesù fa un miracolo, ma è il miracolo della fede, della preghiera, suscitato dalla compassione e dall’amore. Così Gesù «spezzò i pani e li diede ai discepoli e i discepoli alla folla» (v. 19). Il Signore va incontro alle necessità degli uomini, ma vuole rendere ognuno di noi concretamente partecipe della sua compassione”.
“Ora – ha aggiunto - soffermiamoci sul gesto di benedizione di Gesù: Egli «prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede» (v. 19). Come si vede, sono gli stessi segni che Gesù ha compiuto nell’Ultima Cena; e sono anche gli stessi che ogni sacerdote compie quando celebra la Santa Eucaristia. La comunità cristiana nasce e rinasce continuamente da questa comunione eucaristica. Vivere la comunione con Cristo è perciò tutt’altro che rimanere passivi ed estraniarsi dalla vita quotidiana, al contrario, sempre più ci inserisce nella relazione con gli uomini e le donne del nostro tempo, per offrire loro il segno concreto della misericordia e dell’attenzione di Cristo. Mentre ci nutre di Cristo, l’Eucaristia che celebriamo trasforma poco a poco anche noi in corpo di Cristo e cibo spirituale per i fratelli. Gesù vuole raggiungere tutti, per portare a tutti l’amore di Dio. Per questo rende ogni credente servitore della misericordia. Gesù ha visto la folla, ha sentito compassione per essa ed ha moltiplica i pani; così fa lo stesso con l’Eucaristia”.
“Quando Gesù con la sua compassione e il suo amore ci dà una grazia – ha concluso - ci perdona i peccati, ci abbraccia, ci ama, non fa le cose a metà, ma completamente. Come è accaduto qui: tutti si sono saziati. Gesù riempie il nostro cuore e la nostra vita del suo amore, del suo perdono, della sua compassione. Gesù dunque ha permesso ai suoi discepoli di eseguire il suo ordine. In questo modo essi conoscono la strada da percorrere: sfamare il popolo e tenerlo unito; essere cioè al servizio della vita e della comunione. Invochiamo dunque il Signore, perché renda sempre la sua Chiesa capace di questo santo servizio, e perché ognuno di noi possa essere strumento di comunione nella propria famiglia, nel lavoro, nella parrocchia e nei gruppi di appartenenza, un segno visibile della misericordia di Dio che non vuole lasciare nessuno nella solitudine e nel bisogno, affinché discendano la comunione e la pace tra gli uomini e la comunione degli uomini con Dio, perché questa comunione è vita per tutti”
29/07/2018 13:29