Papa sul Medio Oriente: gli attacchi mirati generano solo più odio e vendetta
La preoccupazione di Francesco all'Angelus per il possible allargamento del conflitto dopo l'uccisione del capo dell'ufficio politico di Hamas a Teheran. Al Libano anche la richiesta di "giustizia e verità" sulla strage di quattro anni fa al porto di Beirut. La preghiera e la vicinanza del pontefice alle vittime delle alluvioni nello Stato indiano del Kerala.
Città del Vaticano (AsiaNews) - “Gli attacchi, anche quelli mirati, e le uccisioni non possono mai essere una soluzione. Non aiutano a percorrere il cammino della giustizia, il cammino della pace, ma generano ancora più odio e vendetta”. Mentre il Medio Oriente è sempre più pericolosamente sull’orlo di un allargamento del conflitto - dopo i raid israeliani che hanno colpito nei giorni scorsi a Teheran il capo dell’ufficio politico di Hamas Ismahil Haniyeh e a Beirut Fuad Shukr, uno dei più importanti comandanti militari di Hezbollah - papa Francesco al termine dell’Angelus oggi ha espresso con chiarezza il suo no a questa strada, chiedendo a tutte le parti in campo di fermarsi.
“Prego per tutte le vittime, in particolare per i bambini innocenti”, ha detto il pontefice ricordando in particolare la comunità drusa della Terra Santa, colpita la scorsa settimana dalla strage di Majdal Shams, sulle alture del Golan. “Esprimo vicinanza alle popolazioni in Palestina, Israele, e Libano. E non dimentichiamo il Myanmar”, ha aggiunto facendo riferimento a un altro Paese dell’Asia messo in ginocchio dalla guerra. “Si abbia il coraggio di riprendere il dialogo perché cessi subito il fuoco a Gaza e su tutti i fronti, si liberino gli ostaggi, si soccorrano le popolazioni con gli aiuti umanitari”. “Basta, fratelli e sorelle! Basta! – ha aggiunto ancora -. Non soffocate la parola del Dio della Pace ma lasciate che essa sia il futuro della Terra Santa, del Medio Oriente e del mondo intero! La guerra è una sconfitta!”.
Il papa ha anche ricordato che proprio in Libano venerdì è stato beatificato il patriarca Stefano Douayhy, “maestro di fede e pastore sollecito, fu testimone di speranza sempre accanto alla gente”. “Anche oggi il popolo libanese soffre tanto - ha commentato -. In particolare, penso alle famiglie delle vittime dell’esplosione del Porto di Beirut. Auspico che si faccia presto giustizia e verità. Il nuovo beato sostenga la fede e la speranza della Chiesa in Libano, e interceda per questo amato Paese”. Proprio oggi ricorrono i quattro anni dalla tragedia di Beirut costata la vita nel 2020 a più di 200 persone. Una strage aggravata dal fatto che la ricerca della verità sull'esplosione è bloccata da Hezbollah, contro cui pesano gravi accuse per aver trasformato il porto in un deposito di sostanze esplosive.
Oltre che per la situazione in Medio Oriente Francesco ha espresso la sua preoccupazione anche per la “situazione critica” che sta vivendo il Venezuela. “Rivolgo un accorato appello a tutte le parti - ha detto - a cercare la verità, ad esercitare moderazione, ad evitare ogni tipo di violenza, a comporre i contenziosi con il dialogo, ad avere a cuore il vero bene della popolazione e non interessi di parte”.
Vicinanza è stata poi espressa dal pontefice alle popolazioni indiane del Kerala, duramente colpite da piogge torrenziali e frane che hanno provocato numerose vittime e sfollati. “Vi invito ad unirvi alla mia preghiera per coloro che hanno perso la vita e per tutte le persone provate da così devastante calamità”, ha detto ai fedeli.
Commentando prima della preghiera mariana il brano di Vangelo della liturgia di oggi, in cui Gesù riflette con i discepoli sul senso del gesto compiuto con la moltiplicazione dei pani e dei pesci, il papa ha spiegato che “le cose materiali ci aiutano ad andare avanti e sono importanti, ma non riempiono la vita: solo l’amore lo può fare. E perché ciò accada la strada da imboccare è quella della carità che non tiene nulla per sé, ma condivide tutto”. Citando l’esperienza delle famiglie - “com’è triste vedere litigare per l’eredità” - il papa ha invitato a chiedersi: “Io che rapporto ho con le cose materiali? Ne sono schiavo, oppure le uso con libertà, come strumenti per donare e ricevere amore?”.
Infine, citando l’odierna memoria liturgia del Curato d’Ars, che in alcuni Paesi è anche la “festa del parroco”, Francesco ha espresso la sua vicinanza e gratitudine “a tutti quei parroci che con zelo e generosità, talvolta fra tante sofferenze, si consumano per Dio e il popolo”.