Papa in Sri Lanka: Una visita per riconciliare le discordie
Colombo (AsiaNews) - Una visita "pastorale"; per "la canonizzazione del beato Joseph Vaz, il cui esempio di carità cristiana e di rispetto per ogni persona, senza distinzione di etnia o di religione, continua ancor oggi ad ispirarci e ammaestrarci"; ma soprattutto per spingere i cattolici ad "essere attivamente partecipe della vita di questa società", per promuovere "la riconciliazione, la solidarietà e la pace" (v. il video).
Così papa Francesco ha tratteggiato il compito e i desideri inclusi nella sua visita in Sri Lanka, definita "la Perla dell'Oceano Indiano", ma segnata da quasi 30 anni di guerra civile, con un bilancio di circa 60 mila morti e con ferite ancora aperte.
Il pontefice è arrivato all'aeroporto di Colombo alle 9 del mattino (ora locale) ed è stato accolto da una collana di fiori e un miscuglio di festa e di onori militari: lungo la passatoia che lo portava al padiglione per la cerimonia di benvenuto, gruppi di artisti con copricapi bianchi e rossi hanno danzato al ritmo di tamburi e di strumenti a fiato; un elefantino agitava la proboscide, vestito a festa; e un coro di bambini, bambine, ragazzi e ragazze gli hanno cantato una canzone di benvenuto in diverse lingue, fra cui anche l'italiano. Il papa, sempre sensibile alla situazione dell'infanzia e dei giovani, li ha ringraziati in modo esplicito nel suo discorso.
Il canto definiva il pontefice, venuto con "la pace di Dio nel cuore". E la pace è il bisogno più grande per questa società.
Francesco vi accenna nel suo discorso: "L'incapacità di riconciliare le diversità e le discordie, antiche o nuove che siano, ha fatto sorgere tensioni etniche e religiose, accompagnate frequentemente da esplosioni di violenza. Per molti anni lo Sri Lanka ha conosciuto gli orrori dello scontro civile, ed ora sta cercando di consolidare la pace e di curare le ferite di quegli anni".
Il papa traccia un percorso di "riconciliazione", che include i cristiani, vicini agli altri membri della società, religioni e non: "Non è un compito facile quello di superare l'amara eredità di ingiustizie, ostilità e diffidenze lasciata dal conflitto. Si può realizzare soltanto superando il male con il bene (cfr Rm 12,21) e coltivando quelle virtù che promuovono la riconciliazione, la solidarietà e la pace".
"Il processo di risanamento - continua - richiede inoltre di includere il perseguimento della verità, non con lo scopo di aprire vecchie ferite, ma piuttosto quale mezzo necessario per promuovere la loro guarigione, la giustizia e l'unità". E' evidente il riferimento alle inchieste dell'Onu sui crimini di guerra, alle manipolazioni per ostacolarla da parte dell'ex presidente Mahinda Rajapakhsa, che proprio nei giorni scorsi ha perso le elezioni, lasciando il posto a Maithripala Sirisena, che davanti al pontefice, promette di lavorare per "la pace e la riconciliazione" del suo popolo.
In questo cammino, papa Francesco, sottolinea il "ruolo essenziale" che hanno "i seguaci delle varie tradizioni religiose" , nel paese dove accanto alla maggioranza buddista, vi sono indù, musulmani e cristiani. La loro convivenza non è facile per la presenza di frange fondamentaliste buddiste che si difendono con leggi anti-conversione e parteggiano per l'etnia singalese contro quella tamil.
"Tutti - ricorda il pontefice - devono essere liberi di esprimere le proprie preoccupazioni, i propri bisogni, le proprie aspirazioni e le proprie paure. Ma soprattutto devono essere pronti ad accettarsi l'un l'altro, a rispettare le legittime diversità ed imparare a vivere come un'unica famiglia. Ogni volta che le persone si ascoltano tra loro umilmente e apertamente, possono emergere i valori e le aspirazioni comuni. La diversità non sarà più vista come una minaccia, ma come fonte di arricchimento".
Un'ultima parola il papa la rivolge agli squilibri sociali: l'economia dello Sri Lanka dopo lo tsunami del 2004 e la fine della guerra sta crescendo sempre più, e la povertà si è ridotta al 6,4%, ma i grandi progetti economici rischiano di emarginare le fasce di popolazione legate all'economia locale. "la grande opera di ricostruzione - sottolinea il pontefice - deve comprendere il miglioramento delle infrastrutture e provvedere ai bisogni materiali, ma anche, e soprattutto, promuovere la dignità umana, il rispetto dei diritti dell'uomo e la piena inclusione di ogni membro della società".
Lasciato l'aeroporto, Francesco si è recato alla nunziatura, dove ha celebrato la messa in privato.
Nel suo viaggio di andata, come da tradizione, il pontefice ha inviato messaggi e telegrammi ai capi di Stato dei Paesi attraversati: Albania, Grecia, Turchia, Iran, Emirati Arabi Uniti, Oman e India.