Papa in Gran Bretagna: tra le religioni servono rispetto e reciprocità
Incontrando i rappresentanti delle fedi presenti in Gran Bretagna, Benedetto XVI chiese rispetto per il diritto alla libertà religiosa. Il dialogo ecmenico con gli anglicani ha fatto grandi progressi, pur nelle difficoltà. La polizia rendo noto l’arresto di cinque persone che preparavano un attentato “in contemporanea” alla visita papale.
Londra (AsiaNews) – Il cammino ecumenico tra cattolici e anglicani è cresciuto, con gli anni "in maniera impressionante", pur nelle “difficoltà”, mentre il dialogo tra religioni - che mira alla conoscenza reciproca “per la pace e la mutua comprensione, offrendo perciò una testimonianza convincente” davanti al mondo sempre più lontano dalle fedi - “implica reciprocità da parte di tutte, la libertà di praticare la propria religione e di compiere atti di culto pubblico, come pure la libertà di seguire la propria coscienza senza soffrire ostracismo o persecuzione, anche dopo la conversione da una religione ad un’altra”.
Nella sua visita a una Gran Bretagna sempre più multietnica e multiculturale, Benedetto XVI ha dedicato la maggior parte della sua prima giornata londinese a una serie di incontri di carattere religioso. Esponenti delle altre fedi alla fine di una mattinata cominciata con docenti e alunni delle scuole cattoliche e l’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, nel pomeriggio.
Ambiti ben diversi accomunati, nelle parole del Papa, dalla necessità che gli uomini di fede, e i cristiani in particolare, proclamino al mondo la presenza di Dio. “Da una parte – ha osservato nell’incontro con i vescovi anglicani, a Lambeth Palace - la cultura che ci circonda si sviluppa in modo sempre più distante dalle sue radici cristiane, nonostante una profonda e diffusa fame di nutrimento spirituale. Dall’altra, la crescente dimensione multiculturale della società, particolarmente accentuata in questo Paese, reca con sé l’opportunità di incontrare altre religioni. Per noi cristiani ciò apre la possibilità di esplorare, assieme ai membri di altre tradizioni religiose, delle vie per rendere testimonianza della dimensione trascendente della persona umana e della chiamata universale alla santità, conducendoci a praticare la virtù nella nostra vita personale e sociale. La collaborazione ecumenica in tale ambito rimane essenziale, e porterà sicuramente frutti nel promuovere la pace e l’armonia in un mondo che così spesso sembra a rischio di frammentazione. Allo stesso tempo, noi cristiani non dobbiamo mai esitare di proclamare la nostra fede nell’unicità della salvezza guadagnataci da Cristo, e di esplorare insieme una più profonda comprensione dei mezzi che Egli ha posto a nostra disposizione per giungere alla salvezza”.
Incontro cordiale, quello tra Benedetto XVI e il primate anglicano, con diversi precedenti, che ha fatto dire al Papa di non aver “intenzione parlare oggi delle difficoltà che il cammino ecumenico ha incontrato e continua ad incontrare. Tali difficoltà sono ben note a ciascuno qui presente. Vorrei piuttosto unirmi a Lei nel rendere grazie per la profonda amicizia che è cresciuta fra noi e per il ragguardevole progresso fatto in moltissime aree del dialogo in questi quarant’anni che sono trascorsi da quando la Commissione Internazionale Anglo-Cattolica ha cominciato i propri lavori. Affidiamo i frutti di quelle fatiche al Signore della messe, fiduciosi che egli benedirà la nostra amicizia mediante un’ulteriore significativa crescita”.
Clima sereno anche nell’incontro di fine mattinata con gli esponenti delle altre religioni religioni maggiormente presenti nel Regno Unito - ebrei, musulmani, hindu, sikh – non turbato neppure dalla notizia che la polizia londinese ha annunciato l’arresto di cinque persone, sospettando che stessero preparando un attentato in contemporanea alla visita in Gran Bretagna del Papa, anche se non si è voluto confermare che l’obiettivo fosse proprio Benedetto XVI.
“La presenza di credenti impegnati in vari campi della vita sociale ed economica – ha detto il Papa ai rappresentanti delle counità religiose - parla eloquentemente del fatto che la dimensione spirituale della nostra vita è fondamentale alla nostra identità di esseri umani, in altre parole, che l’uomo non vive di solo pane. Quali seguaci di tradizioni religiose diverse, che lavorano insieme per il bene della comunità in senso ampio, noi diamo grande importanza a questa dimensione "fianco a fianco" della nostra collaborazione, che completa l’aspetto "faccia a faccia" del nostro costante dialogo”.
“Sin dal Concilio Vaticano II - ha proseguito - la Chiesa cattolica ha posto speciale enfasi sull’importanza del dialogo e della collaborazione con i seguaci di altre religioni. E perché sia fruttuoso, occorre reciprocità da parte di tutte le componenti in dialogo e da parte dei seguaci delle altre religioni. Penso in particolare a situazioni in alcune parti del mondo, in cui la collaborazione e il dialogo fra religioni richiede il rispetto reciproco, la libertà di praticare la propria religione e di compiere atti di culto pubblico, come pure la libertà di seguire la propria coscienza senza soffrire ostracismo o persecuzione, anche dopo la conversione da una religione ad un’altra. Una volta che tale rispetto e attitudine aperta sono stabiliti, persone di tutte le religioni lavoreranno insieme in modo efficace per la pace e la mutua comprensione, offrendo perciò una testimonianza convincente davanti al mondo”.
“Questo genere di dialogo deve porsi su diversi livelli e non dovrebbe essere limitato a discussioni formali. Il dialogo della vita implica semplicemente vivere fianco a fianco ed imparare l’uno dall’altro in maniera da crescere nella reciproca comprensione e nel reciproco rispetto. Il dialogo dell’azione ci fa ravvicinare in forme concrete di collaborazione, mentre applichiamo le nostre intuizioni religiose al compito di promuovere lo sviluppo umano integrale, lavorando per la pace, la giustizia e la salvaguardia del creato. Questo tipo di dialogo può includere l’esplorare assieme come difendere la vita umana ad ogni stadio e come assicurare la non esclusione della dimensione religiosa di individui e comunità dalla vita della società. Poi, a livello delle conversazioni formali, non vi è solo la necessità dello scambio teologico, ma anche il porre alla reciproca considerazione le proprie ricchezze spirituali, il parlare della propria esperienza di preghiera e di contemplazione, l’esprimere a vicenda la gioia del nostro incontro con l’amore divino”.
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