09/02/2025, 14.01
VATICANO
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Papa alle Forze Armate: 'Difendere la vita sempre'

Bergoglio stamane era presente alla celebrazione in piazza San Pietro per il Giubileo delle Forze Armate, di Polizia e di Sicurezza, nonostante la bronchite di questi giorni. Servizio armato “solo per legittima difesa, mai per imporre il dominio su altre nazioni” e "osservando le convenzioni internazionali", ha detto al termine, prima dell'Angelus. L'invito a vigilare contro la tentazione dello "spirito di guerra".

Città del Vaticano (AsiaNews) - Il servizio armato “solo per legittima difesa, mai per imporre il dominio su altre nazioni”. Ma soprattutto “nel sacro rispetto della vita e del creato”. Questa mattina, al termine della Santa Messa nel contesto del Giubileo delle Forze Armate, di Polizia e di Sicurezza, papa Francesco si è rivolto prima della recita dell’Angelus a “tutti i militari del mondo”, ringraziando le autorità civili per la loro presenza in una piazza San Pietro assolata e agli “Ordinari militari e i Cappellani”, “per il loro servizio pastorale”. 25mila fedeli erano presenti; tra essi molteplici corpi armati, con rappresentanti da un centinaio di Paesi. 

Papa Francesco è apparso ancora raffreddato, dopo che gli scorsi giorni ha tenuto gli appuntamenti previsti presso Casa Santa Marta “a causa di una bronchite”, aveva fatto sapere giovedì la Sala Stampa della Santa Sede. Bergoglio oggi ha cominciato a recitare l’omelia, per poi passare dopo poco la parola all’arcivescovo Diego Ravelli, maestro delle Celebrazioni liturgiche pontificie. “Mi scuso e chiedo al Maestro di continuare la lettura, per difficoltà nel respiro”, ha detto. L’omelia, a partire dal commento al brano del Vangelo odierno (Lc 5,1-11) - ambientato presso il lago di Gennèsaret -, ha approfondito le tre azioni che Gesù compie: vedere, salire e sedere. Nell’episodio in cui salì su una barca per insegnare. “Anche a voi - ha letto Ravelli rivolgendosi alle forze armate - il Signore chiede di fare come Lui”.

Vedere perché “siete chiamati ad avere uno sguardo attento, che sa cogliere le minacce al bene comune, i pericoli che incombono sulla vita dei cittadini, i rischi ambientali, sociali e politici cui siamo esposti”. L’invito a salire riguarda invece le “divise”, come il “coraggio” e la “disciplina”: “Sono tutte cose che vi ricordano quanto sia importante non soltanto vedere il male per denunciarlo, ma anche salire sulla barca in tempesta e impegnarsi perché non faccia naufragio, con una missione al servizio del bene, della libertà, e della giustizia", ha aggiunto mons. Ravelli, leggendo il testo dell’omelia. L’azione di sedere invece, a partire dalla presenza delle forze armate “nelle nostre città e nei nostri quartieri” diffonde un insegnamento: “che il bene può vincere nonostante tutto, ci insegna che la giustizia, la lealtà e la passione civile sono ancora oggi valori necessari, ci insegna che possiamo creare un mondo più umano, più giusto e più fraterno, nonostante le forze contrarie del male”. 

Poi, un pensiero è stato rivolto ai Cappellani militari: “Essi non servono - come a volte è tristemente successo nella storia - a benedire perverse azioni di guerra. No. Essi sono in mezzo a voi come presenza di Cristo”. E tornando al brano del Vangelo, ha continuato: “Grazie perché salendo sulle nostre barche in pericolo, ci offrite la vostra protezione e ci incoraggiate a continuare la nostra traversata”. Poi, un’esortazione rivolta a tutte le Forze Armate, di Polizia e di Sicurezza: “Promuovere la vita, salvare la vita, difendere la vita sempre”, e “vigilare contro la tentazione di coltivare uno spirito di guerra; vigilare per non essere sedotti dal mito della forza e dal rumore delle armi; vigilare per non essere mai contaminati dal veleno della propaganda dell’odio, che divide il mondo in amici da difendere e nemici da combattere”. 

Al termine, prima della recita della preghiera mariana, Bergoglio, riprendendo la parola ha anche aggiunto: “Vorrei ricordare l’insegnamento della Chiesa […]. Dice il Concilio Vaticano II: ‘Coloro che al servizio della patria esercitano la loro professione nelle file dell’esercito, si considerino anch’essi come servitori della sicurezza e della libertà dei loro popoli’”. Il servizio armato va inoltre svolto “osservando le convenzioni internazionali in materia di conflitti”. Infine, un nuovo appello: “Preghiamo per la pace, nella martoriata Ucraina, in Palestina, in Israele e in tutto il Medio Oriente, in Myanmar, nel Kivu, in Sudan. Tacciano ovunque le armi e si ascolti il grido dei popoli, che chiedono pace!”.

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