Papa all'Angelus: 'Il Signore mette semi e aspetta con pazienza'
Dalla finestra del palazzo Apostolico Vaticano un nuovo appello: "Non cessiamo di pregare per la pace". Ricordate Ucraina, Terra Santa, Sudan e Myanmar. Un pensiero alle violenze nell'est della Repubblica Democratica del Congo: "Sono martiri! Il loro sacrificio è un seme che germoglia".
Città del Vaticano (AsiaNews) - “Il Signore mette in noi i semi della sua Parola e della sua grazia, semi buoni e abbondanti, e poi, senza mai smettere di accompagnarci, aspetta con pazienza”. Dopo il commento al Vangelo del giorno (Mc 4,26-34) - brano dell’evangelista Marco nel quale si afferma che il Regno di Dio “è come un granello di senape” - e la recita dell’Angelus di questa mattina, Papa Francesco è tornato a invocare la pace “dovunque si soffre per la guerra”. Ricordata la “martoriata Ucraina”, la Terra Santa, il Sudan e il Myanmar: condivisa con i numerosi fedeli presenti in San Pietro la supplica di non cessare le preghiere.
Dalla finestra del palazzo Apostolico Vaticano il Pontefice ha anche ricordato la beatificazione avvenuta ieri a Cracovia di Michele Rapacz (1904-1946), che ha definito “sacerdote e martire, pastore secondo il cuore di Cristo, fedele e generoso testimone del Vangelo che ha sperimentato sia la percezione nazista sia quella sovietica e ha risposto con il dono della vita”. La cerimonia è stata presieduta dal cardinale Marcello Semeraro nel santuario della Divina Misericordia a Łagiewniki. A queste parole, su invito dello stesso Bergoglio, si è levato dalla piazza un lungo applauso.
Il Santo Padre ha anche dedicato un pensiero alla regione orientale della Repubblica Democratica del Congo. “Continuano a giungere notizie dolorose di scontri e massacri”, ha affermato. Continuano infatti le violenze nella provincia del Nord Kivu perpetrate sia da parte dei gruppi ribelli, sia delle Forze Democratiche Alleate (Adf). “Rivolgo il mio appello alle autorità nazionali e alle comunità internazionali affinché si faccia il possibile per la cessazione della violenze e per la salvaguardia della vita dei civili”, ha aggiunto il Vescovo di Roma. Poi, ha ricordato le comunità cristiane, vittime di questo conflitto spesso dimenticato. “Tra le vittime molti sono cristiani uccisi in odium fidei: sono martiri! Il loro sacrificio è un seme che germoglia e porta frutto, e ci insegna a testimoniare il Vangelo con coraggio e coerenza”.
Prima della recita della preghiera mariana, Papa Francesco aveva detto sulla Parola del giorno che l’accostamento tra il Regno di Dio e un seme viene usato da Gesù varie volte. Dichiarando che nel brano odierno l’invito è a riflettere su un particolare atteggiamento: “l’attesa fiduciosa”. Condotta propria del contadino che per quanto prepari a dovere la semina, è poi chiamato ad attendere. “Le piante non spuntano subito: ci vuole tempo, ci vuole pazienza!”. Ma in realtà, anche se in superficie sempre non accadrà nulla, “sottoterra il miracolo è già in atto, c’è uno sviluppo enorme ma è invisibile”, ha detto. “Il Signore continua a prendersi cura di noi, con la fiducia di un Padre, ma ci dà tempo… il Signore è paziente”.
La pazienza propria di Dio è funzionale affinché “tutto giunga a piena maturazione; vuole che tutti noi possiamo crescere come spighe cariche di chicchi”, ha affermato il Pontefice. Dal suo esempio anche noi possiamo imparare a “seminare fiduciosamente il Vangelo là dove siamo, e poi ad attendere che il seme gettato cresca e porti frutto in noi e negli altri, senza scoraggiarci”. Papa Francesco ha poi rivolto rivolto ai fedeli in ascolto alcune domande, spunti per calare la Parola nella vita di ciascuno. Tra queste: “Io semino con fiducia la Parola di Dio negli ambienti in cui vivo?”, e “Sono paziente nell’aspettare, oppure mi scoraggio perché non vedo subito i risultati?”. Un invito a riflettere, tenendo presente che, anche nell'esistenza di ciascuna perisna, “al di là delle apparenze, il miracolo è già in atto, e a suo tempo porterà frutti abbondanti!”.
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