Papa all'Angelus: "Imitate madre Teresa, esempio di carità operosa e non di rado eroica"
Castel Gandolfo (AsiaNews) - Imitate madre Teresa, esempio "di carità operosa e non di rado eroica". Benedetto XVI esorta così il mondo cattolico alla solidarietà nei confronti di chi vive nella miseria ricordando la "fondatrice delle Missionarie della Carità, che nei più poveri tra i poveri amava Gesù, ricevuto e contemplato ogni giorno nell'Ostia consacrata".
Durante l'ultimo Angelus da Castel Gandolfo il papa ricorda il legame esistente fra l'eucarestia "la più preziosa eredità che ci ha lasciato Gesù" e la carità, legata all'intera esistenza terrena di Gesù "dal concepimento alla morte in croce", che deve essere vista come "un unico atto d'amore".
Benedetto XVI dedica dunque la sua riflessione domenicale al mistero eucaristico, il tema su cui poggia il prossimo Sinodo dei vescovi in apertura fra una settimana. "Tante e molteplici sono le forme del servizio che possiamo rendere al prossimo nella vita di ogni giorno, con un po' di attenzione" dice il pontefice che spiega come "l'eucarestia diventa così la sorgente dell'energia spirituale che rinnova il mondo nell'amore di Cristo".
"Esemplari testimoni di questo amore sono i santi sottolinea Benedetto XVI - che hanno tratto dall'Eucaristia la forza di una carità operosa e non di rado eroica". Oltre a madre Teresa il papa pensa "a san Vincenzo de' Paoli, del quale celebreremo dopodomani la memoria liturgica, il quale affermava: "Che gioia servire la persona di Gesù Cristo nelle sue povere membra!".
Benedetto XVI ha poi ricordato che questa è l'ultima domenica che trascorre a Castel Gandolfo, prima del ritorno in Vaticano, previsto per mercoledì 28. "Desidero salutare cordialmente l'intera comunità cittadina dice il papa - rinnovando a tutti il mio vivo ringraziamento per l'accoglienza che mi è stata riservata".
Ecco le parole dette dal papa prima della preghiera dell'Angelus:
Cari fratelli e sorelle!
In quest'ultima domenica che trascorro a Castel Gandolfo desidero salutare cordialmente l'intera comunità cittadina, rinnovando a tutti il mio vivo ringraziamento per l'accoglienza che mi è stata riservata.
Proseguendo la riflessione sul Mistero eucaristico, cuore della vita cristiana, oggi vorrei porre in luce il legame esistente tra l'Eucaristia e la carità. "Carità" - in greco agape, in latino caritas - non significa prima di tutto l'atto o il sentimento benefico, ma il dono spirituale, l'amore di Dio che lo Spirito Santo effonde nel cuore umano e che lo muove a donarsi a sua volta a Dio stesso e al prossimo (cfr Rm 5,5).
L'intera esistenza terrena di Gesù, dal concepimento alla morte in croce, è stata un unico atto d'amore, tanto che possiamo riassumere la nostra fede in queste parole: Jesus Caritas, Gesù Amore. Nell'Ultima Cena, sapendo che "era giunta la sua ora" (Gv 13,1), il divino Maestro offrì ai discepoli l'esempio supremo di amore lavando loro i piedi e affidò ad essi la sua più preziosa eredità, l'Eucaristia, in cui è concentrato tutto il mistero pasquale, come ha scritto il venerato Papa Giovanni Paolo II nell'Enciclica Ecclesia de Eucharistia (cfr n. 5). "Prendete e mangiate, questo è il mio corpo bevetene tutti, questo è il mio sangue" (Mt 26,26-27). Le parole di Gesù nel Cenacolo anticipano la sua morte e manifestano la coscienza con cui Egli l'ha affrontata, trasformandola nel dono di sé, nell'atto d'amore che si dona totalmente.
Nell'Eucaristia il Signore si dà a noi con il suo corpo, la sua anima e la sua divinità, e noi diventiamo una sola cosa con lui e tra noi. La nostra risposta al suo amore dev'essere allora concreta, si deve esprimere in un'autentica conversione all'amore, nel perdono, nella reciproca accoglienza e nell'attenzione ai bisogni di tutti.
Tante e molteplici sono le forme del servizio che possiamo rendere al prossimo nella vita di ogni giorno. L'Eucaristia diventa così la sorgente dell'energia spirituale che rinnova il mondo nell'amore di Cristo. Esemplari testimoni di questo amore sono i santi, che hanno tratto dall'Eucaristia la forza di una carità operosa e non di rado eroica.
Penso a san Vincenzo de' Paoli, del quale celebreremo dopodomani la memoria liturgica, il quale affermava: "Che gioia servire la persona di Gesù Cristo nelle sue povere membra!". Penso alla beata Madre Teresa, fondatrice delle Missionarie della Carità, che nei più poveri tra i poveri amava Gesù, ricevuto e contemplato ogni giorno nell'Ostia consacrata.
Prima e più di tutti i santi, la carità divina ha colmato il cuore della Vergine Maria. Dopo l'Annunciazione, spinta da Colui che portava in grembo, la Madre del Verbo incarnato si recò in fretta a visitare e aiutare la cugina Elisabetta. Preghiamo perché ogni cristiano, nutrendosi del Corpo e del Sangue del Signore, cresca sempre più nell'amore verso Dio e nel servizio generoso ai fratelli.