Papa al Sinodo sulla famiglia: Il sogno di Dio si scontra sempre con l'ipocrisia di alcuni suoi servitori
Città del Vaticano (AsiaNews)- "Il sogno di Dio si scontra sempre con l'ipocrisia di alcuni suoi servitori": è una messa in guardia a non farsi guidare dalla "ipocrisia", dalla "cupidigia", dalla "superbia" quella che papa Francesco ha lanciato oggi all'apertura del Sinodo dei vescovi che ha a tema "Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell'evangelizzazione". Il Sinodo durerà fino al 19 ottobre. Alla messa d'inizio, celebrata stamane nella basilica di san Pietro, hanno partecipato cardinali, patriarchi, vescovi, sacerdoti, laici. Fra essi sono compresi i 253 membri del raduno sinodale, in cui vi sono 18 membri dell'Asia e 14 coppie di sposi da diverse parti del mondo.
La foltissima rappresentanza da tutte le Chiese del pianeta - a cui si aggiungono gli ospiti delle Chiese fraterne, ortodossi e protestanti - è stata voluta dal pontefice per giungere con più concretezza e vicinanza alle situazioni delle famiglie nel mondo e trovare mezzi pastorali più adeguati ad affrontare i problemi.
Per questo, per la prima volta, in preparazione al Sinodo, ogni diocesi e congregazione ha risposto a un lungo questionario che fotografava difficoltà, situazioni, metodi pastorali. Fra i problemi emersi vi è senz'altro la secolarizzazione che soffoca la vita delle famiglie, e che mette a rischio la sua capacità di trasmettere la fede alle nuove generazioni. Ma vi è anche l'allontanamento dalla dogmatica e dalla disciplina ecclesiale su matrimonio e vita coniugale, oltre che il sorgere di unioni di fatto fra persone di sesso diverso o dello stesso sesso, che vivono ai margini o all'esterno della Chiesa, dando luogo a nuove generazioni che non conoscono per nulla l'annuncio cristiano.
Nei media il dibattito preparatorio al Sinodo si è concentrato sul tema della comunione ai divorziati e su un possibile sacramento per i risposati, con cardinali e teologi che in nome della misericordia, vorrebbero far accostare ai sacramenti queste persone che hanno rotto il vincolo coniugale precedente. Dall'altra parte vi sono cardinali e teologi che in nome della verità e della tradizione ecclesiale ribadiscono il valore indissolubile del matrimonio, escludendo dai sacramenti chi ha rotto il vincolo, pur non emarginandoli.
Papa Francesco sembrerebbe propendere verso la prima posizione, quella della misericordia, anche se finora non si è espresso con chiarezza. In ogni caso egli sottolinea di continuo che le nuove situazioni di crisi del matrimonio tradizionale hanno bisogno della presenza della Chiesa.
Nell'omelia di oggi il pontefice ha commentato la liturgia (XXVII domenica per annum A), che presenta la vigna curata e amata dal Signore, che produce solo "acini acerbi" (Isaia 5,1-7).
"La vigna del Signore - ha detto - è il suo "sogno", il progetto che Egli coltiva con tutto il suo amore, come un contadino si prende cura del suo vigneto. La vite è una pianta che richiede molta cura! Il "sogno" di Dio è il suo popolo: Egli lo ha piantato e lo coltiva con amore paziente e fedele, perché diventi un popolo santo, un popolo che porti tanti buoni frutti di giustizia.
Ma sia nell'antica profezia, sia nella parabola di Gesù, il sogno di Dio viene frustrato. Isaia dice che la vigna, tanto amata e curata, «ha prodotto acini acerbi» (5,2.4), mentre Dio «si aspettava giustizia ed ecco spargimento di sangue, attendeva rettitudine ed ecco grida di oppressi» (v. 7)".
La parabola del Vangelo (Matteo 21, 33-43), lo porta a mettere in luce un aspetto ulteriore: "Nel Vangelo.. sono i contadini a rovinare il progetto del Signore: essi non fanno il loro lavoro, ma pensano ai loro interessi".
"Gesù - ha aggiunto - con la sua parabola, si rivolge ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo, cioè ai 'saggi', alla classe dirigente. Ad essi in modo particolare Dio ha affidato il suo 'sogno', cioè il suo popolo, perché lo coltivino, ne abbiano cura, lo custodiscano dagli animali selvatici. Questo è il compito dei capi del popolo: coltivare la vigna con libertà, creatività e operosità".
I "saggi" e la "classe dirigente" sono un evidente accenno ai membri sinodali, composto per la maggior parte da autorità ecclesiastiche. Il papa sembra condannare chi rimane troppo legato a regole e schemi asfissianti, ma anche chi manipola la fede della Chiesa come se fosse sua proprietà: "Dice Gesù che però quei contadini si sono impadroniti della vigna; per la loro cupidigia e superbia vogliono fare di essa quello che vogliono, e così tolgono a Dio la possibilità di realizzare il suo sogno sul popolo che si è scelto. La tentazione della cupidigia è sempre presente. La troviamo anche nella grande profezia di Ezechiele sui pastori (cfr cap. 34), commentata da sant'Agostino in un suo celebre Discorso che abbiamo appena riletto nella Liturgia delle Ore. Cupidigia di denaro e di potere. E per saziare questa cupidigia i cattivi pastori caricano sulle spalle della gente pesi insopportabili che loro non muovono neppure con un dito (cfr Mt 23,4)".
"Anche noi - ha aggiunto - nel Sinodo dei Vescovi, siamo chiamati a lavorare per la vigna del Signore. Le Assemblee sinodali non servono per discutere idee belle e originali, o per vedere chi è più intelligente... Servono per coltivare e custodire meglio la vigna del Signore, per cooperare al suo sogno, al suo progetto d'amore sul suo popolo. In questo caso, il Signore ci chiede di prenderci cura della famiglia, che fin dalle origini è parte integrante del suo disegno d'amore per l'umanità.
Noi siamo tutti peccatori e anche per noi ci può essere la tentazione di 'impadronirci' della vigna, a causa della cupidigia che non manca mai in noi esseri umani. Il sogno di Dio si scontra sempre con l'ipocrisia di alcuni suoi servitori. Noi possiamo 'frustrare' il sogno di Dio se non ci lasciamo guidare dallo Spirito Santo. Lo Spirito ci dona la saggezza che va oltre la scienza, per lavorare generosamente con vera libertà e umile creatività".
"Fratelli sinodali - ha concluso - per coltivare e custodire bene la vigna, bisogna che i nostri cuori e le nostre menti siano custoditi in Gesù Cristo dalla «pace di Dio che supera ogni intelligenza», come dice san Paolo (Fil 4,7). Così i nostri pensieri e i nostri progetti saranno conformi al sogno di Dio: formarsi un popolo santo che gli appartenga e che produca i frutti del Regno di Dio (cfr Mt 21,43)".