Papa ai coreani a 70 anni dall'armistizio: siate profeti di riconciliazione
Il messaggio letto dal card. Lazzaro You Heung-sik ai cattolici riuniti per la Messa per la pace nella cattedrale di Seoul. Dal porporato l'auspicio che il pontefice possa realizzare il desiderio di recarsi in Corea del Nord. La vibrante omelia del vescovo Lee Ki-heon, nato a Pyongyang: "Ho atteso 50 anni come promesso sposo di poter essere sacerdote al Nord. Le potenze vogliono usare la Corea per i propri interessi, ma è il nostro popolo a dover lottare per la pace".
Seoul (AsiaNews) - “La commemorazione dei 70 anni dell'armistizio non si riferisca solo alla cessazione delle ostilità, ma offra anche un futuro luminoso di riconciliazione, fratellanza e armonia duratura per la penisola coreana e per il mondo intero”. Lo scrive papa Francesco in un breve messaggio inviato al presidente della Conferenza episcopale coreana, mons. Mathias Ri Iong-hoon, in occasione dell’odierno anniversario della fine della guerra che portò con sé la ferita della divisione tra le due Coree.
Il messaggio di papa Francesco è stato letto durante la Messa per la pace che la comunità cattolica coreana ha celebrato oggi nella cattedrale dell’Immacolata Concezione di Myeongdong a Seoul, dove da quasi trent’anni ogni settimana si prega per la riconciliazione del popolo coreano. E dove nel 2014 papa Francesco stesso, durante il suo viaggio in Corea, presiedette una Messa solenne con questa intenzione. A leggere il messaggio del pontefice è stato il card. Lazzaro You Heung-sik, prefetto della Congregazione per il clero.
“Sono spiritualmente vicino a voi - scrive il papa ai cattolici coreani -. Che questo anniversario sia un'occasione per i vescovi, i sacerdoti, i religiosi e i laici della vostra terra per rinnovare il loro impegno a costruire il Regno di Dio Onnipotente, che è pieno di ‘giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo’ (Rm 14,17)”. “Le tante guerre e conflitti armati di oggi, che affliggono la famiglia umana e specialmente i nostri fratelli e sorelle più vulnerabili - aggiunge ancora Francesco - ci ricordano tragicamente la necessità di una costante vigilanza per difendere e promuovere la giustizia e la cooperazione amichevole all'interno delle comunità e tra i popoli. In questo senso, vorrei incoraggiare tutti i coreani a essere ‘profeti’ di pace”. Una pace che - spiega il pontefice citando il suo messaggio per la Giornata mondiale della pace 2019 - è sempre “basata sul rispetto di ogni persona, sul rispetto del diritto e del bene comune, del creato che ci è stato affidato e della ricchezza morale trasmessa dalle generazioni passate”. Da parte sua il card. You Heung-sik ha anche aggiunto: "Speriamo che papa Francesco possa realizzare il suo desiderio di visitare la Corea del Nord".
Insieme alle parole del papa a scandire la Messa celebrata a Myeongdong sono state le vibranti parole dell’omelia pronunciata da mons. Peter Lee Ki-heon, il vescovo di Uijeongbu, nativo di Pyongyang e presidente della Commissione per la riconciliazione nazionale della Chiesa coreana. “Sono nato a Pyongyang nel 1947 – ha ricordato - prima dello scoppio della guerra. La mia famiglia ha sofferto per la sottile politica di genocidio del regime comunista nordcoreano. Quando il clero della diocesi di Pyongyang fu arrestato e non poté praticare la propria fede, fuggì a sud in cerca di libertà religiosa. Durante il processo di evacuazione, due mie sorelle non poterono scendere insieme a noi e sono diventate famiglie separate. Quando sono entrato in seminario, pensavo che, una volta diventato sacerdote, sarei stato in grado di lavorare come sacerdote nella diocesi di Pyongyang. Lavorare nel Comitato per la riconciliazione nazionale è stata la mia vocazione: sono un promesso sposo da quasi 50 anni e sto per andare in pensione senza vedere la riunificazione”.
Mons. Lee Ki-heon ha ricordato che l’armistizio di 70 anni fa si proponeva di durare “fino al raggiungimento di una soluzione pacifica definitiva”, che non è mai arrivata. Ha ricordato “i caldi venti di pace che avevano cominciato a soffiare sulla penisola coreana” dopo i Giochi olimpici invernali di Pyeongchang del 2018, le strette di mano e i discorsi dei leader del Nord e del Sud, fino alla delusione per il mancato accordo di Hanoi. “Abbiamo sperimentato nel corso della storia della penisola coreana - ha denunciato - che non è solo il conflitto di interessi o la mancanza di dialogo tra il Nord e il Sud a ostacolare la pace nella penisola coreana, ma anche l'esistenza di potenze circostanti che vogliono usare la questione della penisola coreana per i propri interessi. Ma è il nostro popolo, non gli Stati Uniti o la Cina, a dover lottare per la pace nella penisola coreana. E a tal fine, il Nord e il Sud devono lavorare insieme”.
Il vescovo nativo di Pyongyang ha citato però espressamente anche il clima profondamente cambiato dopo i risultati delle elezioni dello scorso anno a Seoul: “Un vento freddo e feroce - ha commentato - sta soffiando oggi sulla penisola coreana. Anche la Corea del Nord continua i suoi frenetici lanci di missili. Ma più i leader del Nord e del Sud diventeranno duri, più il nostro popolo resterà prigioniero dell’angoscia sotto l'ombra della guerra. Oggi preghiamo ardentemente che i governanti del Nord e del Sud siano leader che calmino i cuori ansiosi del popolo, ascoltino la sua voce e asciughino le sue lacrime”.
Il presule ha infine invitato tutti a costruire la pace partendo dal proprio cuore, facendo i conti con “l’ostilità” verso “chi sta dall’altra parte” che ogni coreano respira fin dall’infanzia. Anche in questo caso ha ricordato un’esperienza personale: “Quando anni fa andai per la prima volta al consolato nordcoreano in Cina per ottenere un visto e vidi una bandiera nordcoreana e un ritratto di Kim Il Sung diventai molto nervoso – ha raccontato -. Il diplomatico che ci rilasciava i visti ci disse: ‘Siete molto preoccupati. Non preoccupatevi. Anche la Corea del Nord è un posto dove la gente vive’. In occasione del 70° anniversario dell'armistizio – ha concluso mons. Lee Ki-heon - preghiamo per la pace in questa terra. E, come primo passo, sforziamoci di essere cristiani che vivono e predicano la ‘fratellanza’ nelle nostre chiese, versano ‘lacrime’ insieme per il dolore dei nostri vicini e si sorridono dolcemente l'un l'altro”.
12/08/2017 10:38
22/02/2022 10:14