07/07/2024, 16.14
VATICANO
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Papa a Trieste alla Settimana Sociale: 'Democrazia non è una scatola vuota'

di Daniele Frison

A Trieste, città di frontiera e crocevia di popoli, il pontefice ha concluso la 50esima Settimana Sociale dei Cattolici in Italia. L'incontro con i delegati provenienti da tutto il Paese, poi la celebrazione e l'Angelus in piazza Unità. "Partecipazione va allenata, come senso critico rispetto alle tentazioni ideologiche e populistiche".

Trieste (AsiaNews) - Domenica mattina a Trieste con il fiato sospeso. Quest’oggi il risveglio del capoluogo friulano è lento. Le strade non hanno fretta di affollarsi, qualche vetrina viene pulita distrattamente. È però un giorno storico: quello della visita di Papa Francesco, per concludere la 50esima Settimana Sociale dei Cattolici in Italia, iniziata mercoledì con l’intervento del Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella. Approssimandosi a piazza Unità le tracce di ciò che sono stati questi giorni dedicati al tema “Al cuore della democrazia”: le grafiche riportanti il cuore scelto come logo, qualche badge al collo ritirato all’info point ormai quattro giorni fa; le “piazze della democrazia” - Ponterosso, Verdi, Hortis - ancora attrezzate, gli stand che hanno ospitato le “buone pratiche” di oltre cento realtà da tutta Italia. Tutte le vie paiono deserte.

È verso il mare che ospita quel porto che dà alla città la “vocazione di fare incontrare genti diverse”, per usare le parole del Santo Padre, che si nota uno speciale brulicare. Forze dell’ordine e pettorine bianche dei volontari suggeriscono un dispiegamento che si riserva alle grandi occasioni, a presidio della maggiore piazza, Unità d’Italia. Navigazione interdetta e modifiche alla viabilità per garantire la sicurezza. Sono le 9 di mattina, bottigliette d’acqua e cappellini vengono distribuiti per affrontare il sole mentre i delegati, protagonisti dei lavori della Settimana Sociale, provenienti dalle diocesi disseminate nel territorio italiano, prendono posto dopo aver incontrato il Pontefice al Centro Congressi “Generali Convention Center” alle 8, in quello che è stato il suo primo impegno della giornata. Papa Francesco, atterrato alle 7.54, è stato accolto dalle autorità, tra cui il Card. Matteo Maria Zuppi, presidente CEI, e Mons. Enrico Trevisi, Vescovo di Trieste. È seguito un breve incontro con alcuni rappresentanti ecumenici e del mondo accademico, con un gruppo di persone migranti e con disabilità, e con otto bambini trasferiti a Trieste da Gaza con un ponte aereo umanitario. Poi il trasferimento in piazza Unità per la celebrazione delle 10.30, oltre 8mila i fedeli presenti.

In Italia le Settimane Sociali dei Cattolici sono nate nel 1907, quando si svolse la prima nella città di Pistoia, avviata dal beato Giuseppe Toniolo. La loro organizzazione segue una cadenza pluriennale. La scorsa edizione è stata ospitata da Taranto nel 2021, dal tema “Il pianeta che speriamo”, le cui riflessioni sono state dedicate all’ecologia, sollecitate dall’enciclica “Laudato Si’”. È un’iniziativa che rappresenta una modalità del rapporto tra Chiesa italiana e questioni sociali. Così, di volta in volta le Settimane Sociali hanno interrogato nella Storia i movimenti cristiani sulle modalità attraverso cui tradurre nell’attualità il messaggio sociale della Chiesa. L’edizione che si conclude oggi è stata dedicata alla democrazia, tema estremamente attuale se si pensa al preoccupante astensionismo che ha caratterizzato le ultime elezioni europee. E non è certo stata casuale la scelta di Trieste. “Si trova all’incrocio tra l’Italia, l’Europa centrale e i Balcani”, ha ricordato Bergoglio all’Angelus recitato al termine della Messa. È una città di frontiera, la cui comunità ecclesiale e civile è chiamata ad affrontare la sfida “di saper coniugare l’apertura e la stabilità, l’accoglienza e l’identità”, a partire dall’incontro con le persone provenienti dalla rotta balcanica.

Nel discorso che Papa Francesco ha letto difronte ai delegati radunati al Centro Congressi, sono state condivise due riflessioni, a partire dall'immagine del cuore composto da diversi individui, simbolo della 50esima edizione. La prima riguarda la democrazia come “cuore ferito”. “Ogni volta che qualcuno è emarginato, tutto il corpo sociale soffre. La cultura dello scarto disegna una città dove non c’è posto [per le persone vulnerabili]”, ha detto il Santo Padre. In quest'ottica “il potere diventa autoreferenziale, incapace di ascolto e di servizio alle persone”. Così, la democrazia non è solo voto del popolo, ma è anche partecipazione, la quale “non si improvvisa: si impara da ragazzi, da giovani, e va allenata, anche al senso critico rispetto alle tentazioni ideologiche e populistiche”. E ancora: “La democrazia richiede sempre il passaggio dal parteggiare al partecipare, dal fare il tifo al dialogare”. La seconda riflessione consiste in un “incoraggiamento a partecipare”, affinché la democrazia sia “cuore risanato”. “Nella vita sociale è necessario tanto risanare i cuori. E per questo occorre esercitare la creatività”, ha detto il Pontefice. “La democrazia non è una scatola vuota, ma è legata ai valori della persona, della fraternità e anche dell’ecologia integrale”, ha affermato. Nel richiamo alla fraternità l’eco dell’ultima lettera enciclica di Francesco “Fratelli tutti”, pubblicata nell’ottobre 2020.

Poi, è stato rivolto un invito alle persone cattoliche: “Avere il coraggio di fare proposte di giustizia e di pace nel dibattito pubblico”. Prestando attenzione a non difendere i privilegi. Sul lavoro politico il Santo Padre ha detto che non significa “prendere spazi”, ma “avviare processi”. È seguito quindi il consiglio di non essere “equilibristi del presente”, ma "profeti e costruttori di futuro”. Quest’ultimo è anche il ruolo della Chiesa. Sulla pace, su cui molto si è riflettuto durante questa edizione delle Settimane Sociali, Francesco è tornato in occasione dell’Angelus. “Da questa città rinnoviamo il nostro impegno a pregare e operare per la pace: per la martoriata Ucraina, per la Palestina e Israele, per il Sudan, il Myanmar e ogni popolo che soffre per la guerra”, sono state le parole pronunciate. Infine, il Pontefice ha invocato “l’intercessione della Vergine Maria, venerata sul Monte Grisa come Madre e Regina”. Da piazza Unità, voltando le spalle all’altare allestita per l’occasione, e volgendo lo sguardo verso nord, ecco il santuario mariano, imperituro testimone delle parole di oggi.

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