Papa a Marsiglia: il Mediterraneo non sia più tomba della dignità
Dopo l'incontro con gli ultimi nella casa delle suore di Madre Teresa il discorso ai Rencontres Méditerranéennes. "Dire solo 'basta' alle migrazioni vuol dire chiudere gli occhi sul futuro: l'integrazione è faticosa, ma prepara il futuro". L'invito alle Chiese delle diverse sponde del Mediterraneo: valutate l'opportunità di una Conferenza episcopale comune.
Marsiglia (AsiaNews) - “La storia ci interpella a un sussulto di coscienza per prevenire un naufragio di civiltà”. È un messaggio forte e diretto quello lanciato da Papa Francesco a Marsiglia, che questa mattina è intervenuto alla sessione conclusiva dei Rencontres Méditerranéennes a cui nei giorni scorsi hanno partecipato sessanta vescovi e una rappresentanza di giovani provenienti dalle “cinque rive del mare”: Nord Africa, Balcani, Europa Latina, Mar Nero e Medio Oriente.
Un’occasione in cui il pontefice è tornato a richiamare l’urgenza di ascoltare “il grido di dolore che sta tramutando il mare nostrum in mare mortuum, il Mediterraneo da culla della civiltà a tomba della dignità”. Quello delle migrazioni è uno dei grandi temi al centro del pellegrinaggio marsigliese del Papa, che già ieri, di fronte al memoriale dedicato ai marinai e ai migranti morti in mare, aveva definito i provvedimenti per ostacolare il lavoro delle ong “gesti di odio contro il fratello travestiti da equilibrio”.
Stamattina - dopo aver incontrato privatamente presso la casa delle Missionarie della Carità alcune persone in situazioni di disagio economico - Francesco ha allargato la riflessione alla vocazione di dialogo del Mediterraneo, “luogo dove Paesi e realtà diverse si incontrino sulla base dell’umanità che tutti condividiamo, non delle ideologie che contrappongono” e contesto che “esprime un pensiero non uniforme e ideologico, ma poliedrico e aderente alla realtà”, contrapposto a “nazionalismi antiquati e belligeranti”.
Il Papa ha parlato dopo aver ascoltato la testimonianza di due partecipanti ai Rencontres: il vescovo di Tirana mons. Arjan Dodaj, cresciuto sotto il comunismo ateo e lui stesso ex ragazzino emigrato in Italia, dove ha riscoperto la fede, e la giovane Mariaserena, italiana che da due anni vive in Grecia con la Comunità Papa Giovanni XXIII, in una casa famiglia che accoglie persone migranti.
Proprio ringraziando “i giovani, presente e futuro della Chiesa e della società” Papa Francesco ha iniziato il suo discorso, poi sviluppato a partire da tre parole chiave legate alla realtà di Marsiglia, città che “fin dalle origini presenta un carattere composito e cosmopolita”: il mare, il porto e il faro.
“Il mare nostrum è spazio di incontro: tra le religioni abramitiche; tra il pensiero greco, latino e arabo; tra la scienza, la filosofia e il diritto”, ha detto il pontefice, che ha citato l’intuizione del “grande sindaco Giorgio La Pira” e le parole di monsignor Tonino Bello. Come “la Galilea delle genti fu la sede dell’annuncio universale delle Beatitudini, questo perenne mare di Galilea invita a opporre alla divisività dei conflitti la convivialità delle differenze”. Anche perché “il mare nostrum è un avamposto di sfide che riguardano tutti: specchio del mondo che porta in sé una vocazione globale alla fraternità”. E da dove cominciare per dare spazio alla pace? “Sulle rive del Mare di Galilea Gesù cominciò col dare speranza ai poveri: da lì occorre ripartire, dal grido spesso silenzioso degli ultimi”. Il Papa ha citato “la povertà materiale, educativa, lavorativa, culturale e religiosa” dove “il terreno delle mafie e dei traffici illeciti è spianato”, ma anche “la decrescita della cura” e i contesti in cui i “cristiani non godono di piena cittadinanza”. E, naturalmente, il grido di dolore dei migranti, di fronte a “vari porti mediterranei che si sono chiusi”.
Sottolineando che l’urgenza dell’accoglienza di fronte alle disuguaglianze è al centro dell’accorata attenzione della Chiesa “da più di cinquant’anni”, Francesco - che ha citato tra l’altro san Paolo VI nella sua Populorum Progressio – è intervenuto sull’attualità politica: “Due parole sono risuonate, alimentando le paure della gente: 'invasione' ed 'emergenza'. Ma il fenomeno migratorio è un dato di fatto dei nostri tempi, un processo che va governato con sapiente lungimiranza”. Alla vigilia della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, ribadendo “il diritto sia di emigrare sia di non emigrare”, il pontefice ha affermato: “La soluzione non è respingere, ma assicurare, secondo le possibilità di ciascuno, un ampio numero di ingressi legali e regolari, sostenibili grazie a un’accoglienza equa da parte del continente europeo, nel contesto di una collaborazione con i Paesi d’origine. Dire ‘basta’, invece, è chiudere gli occhi” di fronte alle “future generazioni”. Perché “l’integrazione è faticosa, ma lungimirante: prepara il futuro che, volenti o nolenti, sarà insieme o non sarà”.
Ricordando la responsabilità della testimonianza cristiana in questo senso, Francesco ha richiamato l’esempio di san Charles de Foucauld, “fratello universale”, dei martiri dell’Algeria, “ma anche di tanti operatori di carità di oggi”. In riferimento all’immagine del faro, allora, la domanda: “Quali scie luminose possono orientare la rotta delle Chiese mediterranee?”. Tra le possibili risposte concrete, il Papa ha citato “percorsi più sinergici” tra le Chiese e le diocesi mediterranee, sul tema migratorio e non solo, “valutando anche l’opportunità di una Conferenza dei Vescovi del Mediterraneo”. Soprattutto, è necessario dare spazio ai giovani – “sono loro la luce che indica la rotta futura” –, a cominciare dalla “sfida prioritaria dell’educazione”: “Le università mediterranee siano laboratori di sogni e cantieri di futuro, dove i giovani maturino incontrandosi, conoscendosi e scoprendo culture e contesti vicini e diversi. Così si abbattono i pregiudizi e si scongiurano retoriche fondamentaliste, molto di moda oggi”.
Infine, Papa Francesco ha citato “la sfida di una teologia mediterranea” – al centro di alcuni momenti specifici dei Rencontres – “che sviluppi un pensiero aderente al reale e in grado di promuovere con originalità il cammino ecumenico tra i cristiani e il dialogo tra credenti di religioni diverse”. Ai vescovi e ai ragazzi che lo ascoltavano, tra cui una giovane libanese che alla conclusione dell’incontro ha cantato un toccante canto cristiano, il pontefice ha detto di essere “mare di bene, porto accogliente, faro di pace, per fendere, attraverso la cultura dell’incontro, gli abissi tenebrosi della violenza e della guerra”.
29/09/2023 08:00
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