Papa Francesco a Yangon, ‘speranza e fiducia’ per i pellegrini Kachin segnati dalla guerra
Donne Kachin: “Con la benedizione del papa, le difficoltà che affliggono le nostre terre spariranno. Il futuro sarà migliore”. Leader di un villaggio: “Il Santo Padre porterà pace in Kachin e in tutto il Myanmar”. Tra i pellegrini anche protestanti battisti. Dal nostro inviato.
Yangon (AsiaNews) – Speranza: i pellegrini che questa mattina affollano i locali della parrocchia di Sant’Antonio a Yangon, chiedono che la visita apostolica di papa Francesco porti loro speranza.
I pellegrini giunti dal nord dopo giorni di cammino, hanno bisogno di poco per l’ospitalità: una stuoia o una coperta distesa per terra, disposti ordinatamente sul pavimento degli edifici parrocchiali e all’esterno della chiesa (foto 3). Donne e uomini sono separati. Essi sono in maggioranza Kachin, ma sono presenti anche Chin e perfino alcuni protestanti battisti. “Con la benedizione del papa, le difficoltà che affliggono le nostre terre spariranno – dichiarano alcune donne (foto 1) – Il futuro sarà migliore e vi sarà pace”. Le signore Kachin sono certe che papa Francesco racconterà al mondo la loro situazione, che le sue parole saranno d’aiuto a tutti gli sfollati del conflitto nel nord del Myanmar.
I Kachin sono una delle etnie che da anni soffre per una guerra civile fra l’esercito birmano e il piccolo, ma coraggioso esercito locale che difende la loro terra e le loro acque dagli espropri e dallo sfruttamento. Le tensioni hanno creato centinaia di migliaia di rifugiati o sfollati.
La chiesa di Sant’Antonio, che serve 7.500 parrocchiani, ne ha accolti già 3.500. Sein Htun, parroco della chiesa, ha organizzato per loro due messe mattutine, mentre il pomeriggio i pellegrini reciteranno tutti insieme il rosario e la sera si riuniranno per l’adorazione del Santissimo. “Incontrare il Santo Padre dà loro fiducia nel futuro”, afferma il sacerdote.
Maran Bawk naw (foto 2), leader cattolico del villaggio di Edin e a capo di una delegazione di 120 fedeli, racconta seduto tra i suoi: “La guerra civile ha messo in ginocchio la nostra economia. Questo ha avuto ripercussioni anche sulla nostra vita di chiesa. Le donazioni sono quasi impossibili ed è difficile aiutare tutti i nostri fratelli. Siamo qui per ricevere la benedizione del Santo Padre, che porterà pace in Kachin ma anche in tutto il Myanmar”.
La speranza è attesa dai 2.500 pellegrini che hanno trovato ospitalità nella parrocchia dei SS. Pietro e Paolo. La chiesa, costruita otto anni fa grazie a fondi provenienti da sacerdoti francesi, ha una forma insolita: rappresenta un tamburo ed un flauto, strumenti tradizionali dei popoli Kharen. I giacigli per i pellegrini giunti qui sono suddivisi in diocesi: Kalay, Loikaw, Mandalay, Kalay, Pekhon, Kengtung e tante altre. All’interno della chiesa, alcuni giovani preparano le decorazioni floreali da disporre sull’altare. All’esterno, suor Christin Hkaun Htoi ed alcuni ragazzi Kachin (foto 4) si danno da fare per i fedeli che arriveranno tra poche ore.