Papa, la meta del pellegrino è il paradiso
Castel Gandolfo (AsiaNews) – La meta del pellegrino è la città dalle “salde fondamenta”, il cui architetto e costruttore è “Dio stesso”: una meta che non è di questo mondo, ma è “il paradiso”. Lo ha ricordato oggi Papa Benedetto XVI durante l’Angelus nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, sottolineando che tale consapevolezza era ben radicata nella “primitiva comunità cristiana”, che si considerava “forestiera di quaggiù” e chiamava i suoi nuclei residenti nelle città “parrocchie”, che in greco significa “colonie di stranieri”.
E’ orientata verso il futuro, verso il cielo la riflessione del Pontefice sulla liturgia della parola che invita ancora una volta i cristiani a “distaccarsi dei beni materiali in gran parte illusori” e a compiere il cammino “verso l’alto”, pronto ad accogliere il Signore quando “verrà nella sua gloria”. “I primi cristiani esprimevano – continua il Papa – la caratteristica più importante della Chiesa, che è appunto la tensione verso il cielo, alla vita del mondo che verrà, come ripetiamo ogni volta che con il Credo facciamo la nostra professione di fede”. Egli rivolge inoltre un invito ai fedeli affinché vivano in modo “saggio e previdente”, considerando attentamente il “destino” di ogni cristiano e delle realtà ultime: “La morte, il giudizio finale, l’eternità, l’inferno e il paradiso”.
La liturgia della domenica è anche un invito a prepararsi alla solennità dell’Assunzione, che si celebra il prossimo 15 agosto. Una festa che è “tutta orientata verso il futuro, verso il cielo, dove la Madonna “ci ha preceduto “nella gioia del paradiso”.
Al termine dell’Angelus il Papa ha voluto anche ricordare le numerose vittime delle inondazioni che nei giorni scorsi hanno martoriato diversi Paesi del Sud dell’Asia. “Nell’esprimere la mia profonda partecipazione al dolore delle popolazioni colpite – sottolinea Benedetto XVI – esorto le comunità ecclesiali a pregare per le vittime e a sostenere quelle iniziative di solidarietà promosse per alleviare le sofferenze di tante persone duramente provate”, auspicando al riguardo anche il sostegno della “Comunità Internazionale”. Nelle ultime tre settimane alcune alluvioni hanno martoriato l’India, il Bangladesh, il Vietnam e la Cina meridionale, seminando morte e distruzione: secondo gli ultimi dati sono oltre 30 milioni le persone rimaste senza casa, solo in India i morti sono più di 1600 mentre i danni superano i 270 milioni di dollari.