Papa, a sorpresa in piazza San Pietro: 'Sento il dito di Dio nella convalescenza'
Francesco tra i partecipanti del Giubileo degli ammalati, in sedia a rotelle e con l’ossigeno: "Buona domenica a tutti! Grazie tante". Nell'Angelus un altro appello: “Tacciano le armi, si riprenda il dialogo”. La preghiera per la pace in Ucraina, Gaza, Sudan, e altri luoghi di conflitto: "Vittime civili, tra cui tanti bambini". Il ringraziamento ai sanitari e un invito alla fiducia in Dio, che “non lascia soli" nemmeno nella malattia.
Città del Vaticano (AsiaNews) - Questa mattina papa Francesco si è presentato a sorpresa in piazza San Pietro, al termine della celebrazione per il Giubileo degli ammalati e del mondo della sanità. Lo ha accolto lo stupore delle circa 20mila persone - malati, personale sanitario, volontari - che presenziavano alla messa celebrata da mons. Rino Fisichella. Così il pontefice si è unito al pellegrinaggio odierno - anch’esso da malato, sulla sedia a rotelle e con i naselli per l’ossigeno - ricevendo il sacramento della riconciliazione e attraversando la Porta Santa. “Buona domenica a tutti! Grazie tante”, sono state le poche parole pronunciate.
Il testo dell’Angelus è stato invece diffuso in forma scritta come accade da ormai otto settimane. Commentando il Vangelo odierno (Gv 8,1-11), in cui Gesù salva la donna “colta in adulterio” passando il dito sulla “polvere” in cui è “caduta”, ha detto: “È il ‘dito di Dio’, che salva i suoi figli”. “Nella convalescenza sento il ‘dito di Dio’ e sperimento la sua carezza premurosa”, dice Bergoglio.
“Chiedo al Signore che questo tocco del suo amore raggiunga coloro che soffrono e incoraggi chi si prende cura di loro”. Il pensiero è quindi per gli operatori sanitari, i quali “non sempre sono aiutati a lavorare in condizioni adeguate e, talvolta, sono perfino vittime di aggressioni”, ha aggiunto. “Auspico che si investano le risorse necessarie per le cure e per la ricerca, perché i sistemi sanitari siano inclusivi e attenti ai più fragili e ai più poveri”.
Sempre nel testo dell’Angelus papa Francesco ringrazia le detenute del carcere femminile di Rebibbia (Roma), “per il biglietto che mi hanno mandato”, dice. “Prego per loro e per le loro famiglie”. E ancora la preghiera per la pace è incessante: “Tacciano le armi e si riprenda il dialogo; siano liberati tutti gli ostaggi e si soccorra la popolazione”. “Nella martoriata Ucraina, colpita da attacchi che provocano molte vittime civili, tra cui tanti bambini. E lo stesso accade a Gaza, dove le persone sono ridotte a vivere in condizioni inimmaginabili, senza tetto, senza cibo, senza acqua pulita”. La pace è invocata in Medio Oriente, in Sudan e Sud Sudan, nella Repubblica Democratica del Congo, in Myanmar, “duramente provato anche dal terremoto”, e ad Haiti, “dove infuria la violenza, che alcuni giorni fa ha ucciso due religiose”, dice il pontefice.
Dopo la comparsa di Bergoglio sul sagrato di San Pietro, ai microfoni della piazza è stato letto un messaggio: “Sua Santità papa Francesco saluta con affetto quanti hanno partecipato a questa celebrazione, e li ringrazia di cuore per le preghiere per la sua salute. Auspicando che il pellegrinaggio giubilare sia ricco di frutti, egli impartisce loro la benedizione apostolica, estendendola alle persone care, ai malati e ai sofferenti. Come pure a tutti i fedeli oggi convenuti”.
Nell’omelia, letta da mons. Rino Fisichella, papa Francesco dice: “La liturgia ci invita oggi a rinnovare, nel cammino Quaresimale, la fiducia in Dio, che è sempre presente vicino a noi per salvarci”. E rivolgendosi ai partecipanti al Giubileo degli ammalati e del mondo della sanità: “La malattia è una delle prove più difficili e dure della vita, in cui tocchiamo con mano quanto siamo fragili - ha aggiunto -. Essa può arrivare a farci sentire come il popolo in esilio, o come la donna del Vangelo: privi di speranza per il futuro”. Ma non è così. “Anche in questi momenti, Dio non ci lascia soli e, se ci abbandoniamo a Lui”. Nel suo “amore fiduciose”, “ci coinvolge perché possiamo diventare a nostra volta, gli uni per gli altri, ‘angeli’, messaggeri della sua presenza”.
E parlando a “medici, infermieri e membri del personale sanitario”, continua: “Permettete che la presenza dei malati entri come un dono nella vostra esistenza, per guarire il vostro cuore, purificandolo da tutto ciò che non è carità”. E parlando agli ammalati: “In questo momento della mia vita condivido molto: l’esperienza dell’infermità, di sentirci deboli, di dipendere dagli altri in tante cose, di aver bisogno di sostegno”. Ciò non è “facile”, ma “è una scuola in cui impariamo ogni giorno ad amare e a lasciarci amare, senza pretendere e senza respingere, senza rimpiangere e senza disperare”, aggiunge papa Francesco.
23/12/2012