10/12/2023, 13.30
VATICANO
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Papa, 75 anni della Dichiarazione Universale: 'L'impegno per i diritti non è mai finito'

Bergoglio dalla finestra del Palazzo Apostolico ha ricordato la firma avvenuta a Parigi nel 1948: "Essa è come una via maestra sulla quale molti passi avanti sono stati fatti. Ma ancora ne mancano". Nuovo appello per la pace in Medio Oriente e in Ucraina: "Si proteggano i civili, gli ospedali, i luoghi di culto". Il pontefice loda l'intesa sulla liberazione di prigionieri tra Armenia e Azerbaigian: "Incoraggio le parti e i loro leader a concludere quanto prima il trattato di pace"

Città del Vaticano (AsiaNews) - “Il 10 dicembre del ’48 veniva firmata la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Essa è come una via maestra sulla quale molti passi avanti sono stati fatti”. Oggi Papa Francesco ha iniziato il suo intervento successivo alla recita dell’Angelus ricordando il documento adottato dall’Assemblea generale dell’Onu a Parigi esattamente 75 anni fa. Alla luce dei conflitti che dilagano nel mondo e delle repressioni a più livelli degli stessi diritti, il Santo Padre ha affermato che di passi avanti “ancora ne mancano”. “A volte purtroppo si torna indietro: l’impegno per i diritti umani non è mai finito”, ha aggiunto, esprimendo vicinanza a coloro che quotidianamente, “senza proclami” e “nella vita concreta”, “lottano e pagano di persona per difendere i diritti di chi non conta”.

“A proposito di diritti umani - ha continuato Bergoglio, sottolineando l'estrema attualità dell’Udhr - si proteggano i civili, gli ospedali, i luoghi di culto, siano liberati gli ostaggi e garantiti gli aiuti umanitari”. Lanciando un ennesimo appello affinché si intensifichino gli sforzi per la pace specialmente in Palestina e Israele, come pure nella “martoriata Ucraina”. Ma è proprio la situazione a Gaza a preoccupare maggiormente in questo momento, soprattutto dopo il veto espresso dagli Stati Uniti per bloccare la risoluzione del cessate il fuoco - in più occasioni richiesto dal Pontefice - delle Nazioni Unite, al Consiglio di Sicurezza. 17.700 sono le persone morte nella Striscia, secondo il ministero della Sanità gestito da Hamas. Ci sarebbe infatti, con il perdurare di questa crisi umanitaria, il rischio di una escalation.

Papa Francesco si è detto anche rallegrato per “la liberazione di un numero significativo di prigionieri armeni e azeri”. In riferimento alla notizia degli ultimi giorni secondo cui l’Azerbaigian ha accettato di rilasciare 32 prigionieri di guerra armeni. “A sua volta, l’Armenia libera 2 militari azeri”, recita un comunicato diffuso congiuntamente dallo staff di Nikol Pashinyan e dalla presidenza della repubblica azera. “Guardo con grande speranza questo segno positivo per la relazione tra Armenia e Azerbaijan, per la pace nel Caucaso meridionale, e incoraggio le parti e i loro leader a concludere quanto prima il trattato di pace”, ha affermato il Santo Padre. Azerbaigian che inoltre ospiterà il prossimo anno la Cop29, sostenuto dalla stessa Armenia. Ma è la Conferenza sui cambiamenti climatici in corso a Dubai, che si concluderà martedì 12 dicembre, che Bergoglio ha ricordato questa mattina. “Vi chiedo di pregare perché si arrivi a buoni risultati per la cura della nostra casa comune e la tutela delle popolazioni”, ha aggiunto.

Oggi, seconda domenica di Avvento, Papa Francesco, che si è affacciato dal Palazzo Apostolico dopo gli scorsi due Angelus recitati in collegamento da Casa Santa Marta, ha chiesto di continuare “a pregare per le popolazioni che soffrono a causa della guerra”. “Andiamo verso il Natale - ha continuato, rivolgendosi ad una piazza gremita di fedeli, dove al centro è presente oltre all’albero natalizio anche il presepe inaugurato ieri pomeriggio -. Saremo capaci con l’aiuto di Dio di fare passi concreti di pace? Non è facile, lo sappiamo. Certi conflitti hanno radici storiche profonde”. Proponendo quindi di lasciarsi ispirare nel compiere questi passi dalle testimonianze di “uomini e donne che hanno lavorato con saggezza e pazienza per la convivenza pacifica”.

Durante il commento della Parola del giorno (Mc 1,1-8) che ha preceduto la recita della preghiera mariana, Papa Francesco ha concentrato l’attenzione sul “precursore di Gesù”, Giovanni Battista, che nel Vangelo viene descritto come “voce di uno che grida nel deserto” (v. 3). “Il deserto, luogo vuoto, dove non si comunica, e la voce, mezzo per parlare, sembrano due immagini contraddittorie, ma nel Battista si congiungono”, ha spiegato. Il deserto, presso il quale Battista predica vicino al fiume Giordano, “è il luogo del silenzio e dell’essenzialità, dove non ci si può permettere di indugiare in cose inutili, ma occorre concentrarsi su quanto è indispensabile per vivere - ha continuato -. Questo è un richiamo sempre attuale: per procedere nel cammino della vita è necessario spogliarsi del di più”. La voce, seconda immagine analizzata, “è lo strumento con cui manifestiamo ciò che pensiamo e portiamo nel cuore”. Essa è, secondo Bergoglio, molto collegata al silenzio, presenza costante nel deserto: “Se non si sa tacere, è difficile che si abbia qualcosa di buono da dire; mentre, più attento è il silenzio, più forte è la parola”.

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