Panjshir: la resistenza accusa i talebani di crimini e torture
Il Fronte di resistenza nazionale guidato da Ahmad Massoud ha una sporadica presenza nel Nord dell'Afghanistan. In realtà sarebbero almeno 22 i gruppi di opposizione armata secondo le Nazioni unite. Il nodo delle armi e dei finanziamenti dall'estero
Kabul (AsiaNews/Agenzie) - Il Fronte di resistenza nazionale (Nrf) ha accusato i talebani di pulizia etnica e crimini di guerra nel nord dell’Afghanistan. Ali Maisam Nazary, portavoce del gruppo di resistenza che si oppone alle autorità dell’Emirato islamico, ha detto che le atrocità perpetrate dei talebani in alcuni distretti del Paese stanno aggravando le fratture sociali.
Nell’ultimo mese nella provincia del Panjshir sono stati arrestati almeno 43 civili: ad alcuni parenti è stato chiesto di pagare un riscatto (armi da fuoco in cambio della liberazione del famigliare), mentre altri hanno riferito di torture quotidiane nei confronti dei detenuti.
A più di un anno dalla riconquista talebana del Paese, continua a esistere un’opposizione sporadica e concentrata soprattutto nelle province settentrionali dell'Afghanistan. Ahmad Massoud - figlio del “Leone del Panjshir”, storica figura di riferimento anti-talebana, ucciso nel 2001 dopo aver guidato l’Alleanza del Nord contro gli studenti coranici - guida il Fronte di resistenza nazionale, il gruppo più consolidato, e si rivolge all’Occidente facendo leva su quello che temiamo di più, il terrorismo internazionale: “L'Afghanistan si sta trasformando in un hub per il terrorismo, il cui obiettivo è di diffondersi in tutto il mondo”, ha detto di recente a Foreign Policy.
Secondo l’ultimo rapporto delle Nazioni unite, non solo al-Qaeda continua ad avere una presenza solida e capillare nel Paese (anche se è improbabile che abbia le risorse necessarie per organizzare attentati all’estero), ma sarebbero almeno 22 i gruppi che tentano in qualche modo di opporsi all’Emirato islamico. Il Nrf in alcune aree combatte fianco a fianco con il Fronte di liberazione dell’Afghanistan (Aff), capitanato dal tenente generale Yasin Zia, ex vice ministro della Difesa afgano. Lui e Massoud - che ha trovato rifugio in Tajikistan - cercano di ottenere all’estero soldi, armi e sostegno alla loro causa: tuttavia, ha evidenziato Zia, senza vittorie la resistenza non può attrarre armi e finanziamenti, e senza armi e finanziamenti la vittoria sui talebani sarà ancora più difficile (se non impossibile) da ottenere. Ma d'altronde, chi ha interesse oggi a sostenere un'altra guerra in Afghanistan?
La settimana scorsa Amu.tv dava la notizia della conquista di un distretto nell’estremo Nord, poi riconquistato dai talebani il giorno successivo. Si tratta quindi di una guerriglia a bassa intensità in cui i talebani si trovano in posizione di vantaggio, anche grazie alle armi e agli equipaggiamenti moderni lasciati dagli americani e il cui valore secondo alcuni sarebbe di 85 miliardi di dollari. D’altra parte, nonostante la repressione della resistenza, la preoccupazione principale per i talebani è la branca locale dello Stato islamico (Is-K), che oltre a colpire le minoranze religiose, come gli hazara, sciiti e per questo considerati eretici, continua a condurre una serie di attacchi contro obiettivi talebani, l’ultimo risalente alla settimana scorsa.
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