Panjshir: ancora scontri tra talebani e Fronte di resistenza
Fallite le trattative tra i nuovi governanti afghani e il Fronte di resistenza nazionale, erede dell’Alleanza del nord. Ribelli guidati dall’ex vice presidente Saleh e dal figlio di Ahmad Shah Massoud, il defunto “leone del Panjshir”. Smentita la notizia della caduta della roccaforte, ma nei combattimenti vi sono perdite pesanti da entrambe le parti.
Mosca (AsiaNews) – Dopo il fallimento delle trattative di Kandahar tra i talebani e i “governativi”, fedeli al vecchio regime di Kabul, i radicali islamisti al potere ora in Afghanistan hanno iniziato il 31 agosto l’attacco alla valle del Panjshir; gli scontri sono tuttora in corso. Ieri sera a Kabul si era diffusa la notizia che questo ultimo lembo di terra ancora nelle mani degli oppositori fosse caduto e le milizie talebane avevano anche accreditato questa tesi "festeggiando" con scorribande sparando in aria nella capitale. Ma in quella che è anche una guerra della propaganda - in un Paese dove l'informazione è sempre più controllata - dalle valle del Panjshir è giunta la smentita da parte del Fronte di resistenza nazionale. Il leader degli oppositori, l’ex vice-presidente Amrullah Saleh, ha inviato un video-messaggio alla Bbc in cui sostiene che la provincia è tuttora nelle loro mani. "Siamo in una situazione difficile, i talebani ci stanno attaccando, ma non ci arrenderemo", ha spiegato parlando di perdite pesanti da entrambe le parti.
Saleh nei giorni scorsi aveva giò scritto una lettera al giornale tedesco Der Spiegel, per spiegare al mondo la decisione di non accordarsi con i talebani e continuare la resistenza del Fronte di resistenza nazionale nella provincia ribelle. “Siamo isolati geograficamente, ma politicamente e moralmente tutto l’Afghanistan è con noi, e non lasceremo che si trasformi nel Talebanistan”, scrive nella lettera autografa inviata con una fotografia tramite WhatsApp. Egli accusa gli Usa di “ingenuità, stanchezza e miopia”, al punto che ora ne soffre la loro stessa reputazione, autorevolezza e condizione politica a livello mondiale. Saleh rimprovera anche il suo ex presidente Ashraf Ghani per la fuga precipitosa da Kabul al momento della conquista dei talebani, e chiede alla comunità internazionale di intervenire per costringere il gruppo fondamentalista a una giusta soluzione politica del conflitto, tenendo conto delle richieste del Fronte nazionale.
Il Panjshir è l’unica provincia ancora fuori dal controllo talebano, dove Saleh si è autoproclamato legittimo presidente del Paese “secondo la Costituzione”, dopo la fuga di Ghani. Le milizie del Fronte sono guidate da Ahmad Massoud, figlio del defunto leader di origini tagike Ahamad Shah Massoud. A quanto sostiene Saleh, gli oppositori sono disponibili a iniziare trattative serie con i talebani, pur non volendo riconoscere l’Emirato islamico né ad arrendersi semplicemente agli estremisti.
I talebani attaccano la valle da quattro altre provincie nord-orientali: Badakhshan, Takhar, Kunduz e Baghlan. Le due linee principali dell’operazione sono dalla parte della pianura di Andarab nella provincia di Baghlan e da quella della città di Jabal-os-Siraj. Le forze del Fronte avrebbero respinto i primi assalti. Una fonte riportata da Interfax.ru parlava di 85 soldati talebani uccisi ad Andarab, con 108 feriti, mentre sull’altra linea sarebbero caduti 12 talebani con 26 feriti. I talebani avrebbero riportato forti perdite anche sul passo del Khavak, dove a guidare la resistenza c’è il comandante Munib Amiri, secondo il quale in tutto sono stati eliminati oltre 350 soldati talebani, con quasi 300 feriti e 35 prigionieri, secondo i dati da lui diffusi su Twitter.
Il rappresentante dei talebani Aamir Khan Mottaqui ha diffuso peraltro degli appelli radio rivolti agli oppositori asserragliati nel Panjshir, proclamando “basta con la guerra! Non avete resistito con l’aiuto della Nato né a Kabul né nel resto del Paese: come pensate di farlo in un piccolo territorio?”. Mottaqui ha comunicato che i talebani hanno già nominato il nuovo governatore del Panjshir e vari altri responsabili locali, aggiungendo al messaggio: “Che cosa c’è di male nel fatto che il vostro governatore d’ora in poi sarà un alim (teologo) da noi incaricato? Pensate bene a questo e unitevi all’Emirato islamico”.
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