Pandemia e guerra commerciale: più che dimezzati i salari nell’industria cinese
Nel cuore manifatturiero del Paese si è passati da 5mila a 2mila yuan al mese. Il taglio della produzione ha portato alla riduzione degli straordinari. Cala il reddito pro-capite nelle campagne. Obiettivi del governo a rischio.
Guangdong (AsiaNews/Agenzie) – I salari nell’industria cinese sono in molti casi più che dimezzati per effetto della crisi pandemica e della guerra commerciale con gli Stati Uniti. È quanto riporta oggi il China Labour Bulletin di Hong Kong.
Nell’area del Delta del Fiume delle Perle (Guangdong), il cuore manifatturiero del Paese, il guadagno mensile dei lavoratori dell’industria è passato dai 5mila yuan pre-pandemia ai 2mila attuali. La mancanza di ordini dall’estero ha portato a un taglio della produzione e alla conseguente riduzione degli straordinari, senza i quali le famiglie operaie non guadagnano abbastanza per la propria sussistenza quotidiana.
Nelle aree rurali, da dove provengono milioni di lavoratori migranti ora senza impiego, la situazione è anche più drammatica. Secondo dati dell’Ufficio nazionale di statistica, il reddito pro-capite in questa parte di Cina è di 3218 yuan, il 3% in meno rispetto allo scorso anno.
Ad aprile il tasso di disoccupazione è stato del 6%, con una marcata crescita di quello giovanile (13,8%). L’economia cinese fatica a produrre nuovi posti di lavoro, e chi riesce a trovare un impiego è assunto per brevi periodi, senza alcun sostegno sociale.
Con questi numeri, diversi osservatori dubitano che il governo cinese raggiungerà l’obiettivo di eliminare la povertà nel Paese entro la fine del 2021, in concomitanza con il centenario della nascita del Partito comunista.
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