Pakistan, il 29 gennaio l’udienza per la revisione dell’assoluzione di Asia Bibi
La notizia è stata diffusa oggi dalla Corte suprema. I giudici incaricati di valutare la petizione sono gli stessi che hanno ritenuto la donna cristiana “non colpevole” di blasfemia. Asia si trova a Islamabad, in una località di massima sicurezza.
Islamabad (AsiaNews/Agenzie) – La Corte suprema pakistana ha fissato per il prossimo 29 gennaio l’udienza per la revisione della sentenza di assoluzione di Asia Bibi. La notizia è stata data oggi dal quotidiano nazionale Dawn. Il caso della madre cristiana, condannata a morte per blasfemia nel 2009, assolta a fine ottobre ma senza la possibilità di lasciare il Pakistan, ha occupato per settimane i titoli dei giornali. Tante persone comuni, attivisti e leader politici internazionali si sono espressi in sua difesa. Di recente anche 500 imam islamici hanno firmato una dichiarazione in cui affermano che la vicenda di Asia deve essere risolta con la massima urgenza.
Il tribunale ha anche fatto sapere la composizione della corte incaricata di valutare la petizione presentata da Qari Muhammad Salaam. Il presidente Asif Saeed Khosa presiederà una giuria composta da lui, Qazi Faez Isa e Mazhar Alam Khan Miankhel. Sono gli stessi tre che hanno già ritenuto Asia Bibi “non colpevole”.
Asia Bibi stata condannata a morte il 7 novembre 2010 da un tribunale del Punjab. Era stata arrestata per oltraggio al profeta Maometto nel giugno dell’anno precedente, dopo una discussione con alcune sue colleghe in cui ella ha difeso la sua religione. Incarcerata per anni nel braccio della morte nel penitenziario di Multan, ha subito torture, abusi e soffre di demenza senile, nonostante abbia appena 48 anni.
A ottobre 2018 i giudici supremi l’hanno scagionata da qualsiasi accusa, e per questo ora sulla loro testa pende una condanna a morte. Nei giorni successivi i radicali islamici del partito Tehreek-i-Labbaik Pakistan (Tlp) hanno messo a ferro e fuoco il Paese contestandone l’assoluzione. Per evitare l’escalation della violenza il governo di Imran Khan è sceso a patti con i manifestanti e ha concesso la revisione del verdetto dei giudici supremi.
A ottobre la donna cristiana è stata liberata ma non può lasciare il Paese in base all’accordo con i radicali islamici. Da quel momento vive a Islamabad in una località di massima sicurezza, scortata e protetta. Della sua famiglia, solo il marito ha potuto riabbracciarla, al contrario delle quattro figlie.
Chiunque in passato abbia mostrato solidarietà e vicinanza alla donna pakistana, è stato perseguitato da minacce di morte o ucciso dai radicali. Tra gli esempi più noti dei minacciati, l’avvocato di Asia Bibi che ha trovato riparo in Olanda; nel secondo gruppo, quello degli assassinati, l’ex governatore musulmano del Punjab Salman Taseer e l’ex ministro cattolico per le minoranze Shahbaz Bhatti.