27/02/2018, 10.53
PAKISTAN
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Pakistan, cristiani digiunano per la salvezza del giovane ferito durante un interrogatorio (Video)

di Kamran Chaudhry

Due manifestazioni di protesta si sono svolte in contemporanea a Lahore e Karachi. Sajid Masih è ricoverato nell’ospedale di Lahore. Il cristiano si è gettato dalla finestra della questura del Punjab per le torture degli agenti.

Lahore (AsiaNews) – I cristiani di Lahore e Karachi hanno manifestato contro l’atteggiamento brutale della polizia che ha spinto Sajid Masih, cristiano di 24 anni, a gettarsi dal quarto piano della questura del Punjab mentre era sottoposto ad un interrogatorio. Il giovane al momento è ricoverato in gravi condizioni all’ospedale governativo di Lahore. Egli è il cugino di un altro cristiano, Patras Masih, incolpato di blasfemia per un commento pubblicato su Facebook. Gli organizzatori del Rawadari Tehreek (Movimento per la tolleranza) condannano le torture subite in custodia degli agenti e chiedono che i responsabili vengano puniti.

Ieri circa 30 attivisti del Movimento hanno inscenato una protesta al Lahore Press Club. Essi hanno intonato slogan come “Vergogna per la Fia” e “Giustizia per Sajid”. La manifestazione segue le dichiarazioni del cristiano 24enne, che in un video-shock ha affermato di essere stato costretto a lanciarsi dalla finestra per gli abusi subiti dalla polizia, che lo ha torturato, costretto a insultare il cugino, e voleva che gli praticasse del sesso orale.

Munir Ahmad Bhatti, avvocato del Rawadari Tehreek di religione islamica, afferma: “Respingiamo l’operato del comitato dell’Agenzia investigativa federale (Fia). Chiediamo [l’istituzione] di una commissione indipendente che supervisioni le cure mediche di Sajid. Devono essere rese pubbliche tutte le procedure e le prove [raccolte] dalla polizia durante l’interrogatorio. Noi siamo qui per l’umanità”. Poi lamenta: “Il nome di Sajid non compariva nemmeno nella denuncia per blasfemia [rivolta al cugino]”.

Una manifestazione simile si è svolta al Karachi Press Club, dove i cristiani hanno condannato il silenzio dei leader religiosi e politici. Il caso è scoppiato la scorsa settimana nel villaggio di Dhir, distretto di Shahdara, quando Patras è stato incolpato e arrestato per insulto al profeta Maometto. Circa 800 famiglie cristiane della zona hanno abbandonato le loro case per sfuggire alla ritorsione dei radicali. Intanto nelle ultime ore alcune di loro stanno facendo ritorno alle abitazioni.

Circa 200 fedeli hanno partecipato domenica scorsa [25 febbraio] alla funzione liturgica. Il rev. Sanfia Bashir, pastore della Betania Church, vicina alla casa della famiglia di Patras, ha invitato tutti i cristiani a “digiunare per allontanare i problemi esistenti”. Ad AsiaNews afferma: “Dopo gli incidenti, mio suocero di 70 anni è stato colpito da un attacco cardiaco. La mia famiglia viene criticata per aver aiutato il [presunto] blasfemo. Anche i residenti vengono minacciati. Ieri in chiesa ho registrato un video in cui spiego che la comunità non deve essere bersagliata per un’accusa rivolta ad un solo cristiano. La maggioranza deve essere considerata responsabile di qualsiasi agitazione prima della conclusione delle indagini e anche durante il processo”.

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