Pakistan, al vaglio due leggi a favore delle minoranze e contro le conversioni forzate
Si tratta del disegno di legge che crea una “Commissione per i diritti delle minoranze” e la “Legge per la protezione delle minoranze 2016”. Quest’ultima ammette tra i reati le conversioni forzate. I promotori sono “consapevoli dei problemi sociali”, come le conversioni estorte alle donne indù e cristiane che vengono rapite, violentate e ridotte in schiavitù dai musulmani.
Islamabad (AsiaNews) – A settembre il presidente dell’Assemblea nazionale ha accolto per la discussione due disegni di legge che affrontano il delicato tema delle minoranze religiose, che potrebbero essere tradotte in legge dal Parlamento. Una riguarda l’istituzione di una “Commissione per i diritti delle minoranze del Pakistan”; l’altra è la “Legge per la protezione delle minoranze 2016”, che definisce come reato le conversioni forzate.
La legge che crea la Commissione pone le basi di un istituto indipendente, autorizzato a deliberare sulle questioni che riguardano i diritti umani. Per esempio, prevede un organo formato da 11 membri di diverse religioni, etnie, sesso ed età, e cosa più importante, che non escluda membri che rappresentano la comunità di maggioranza. Tutto questo perché l’obiettivo è integrare la cittadinanza superando le divisioni religiose. Oltre che rappresentativa, la Commissione dovrebbe essere un organo effettivo per ridurre le violazioni dei diritti umani: una questione che si ritrova in tutto lo schema della legge, e non solo nella sua composizione.
Ci si aspetta che nel dibattito i parlamentari e la società civile tengano a mente di affrontare ogni difetto e rendano il disegno di legge degno di gettare le fondamenta di questa istituzione attesa per lungo tempo. Ad esempio, la sezione 25 del disegno di legge indica in un anno il limite di tempo dato a questa commissione per evidenziare le difficoltà che devono essere rimosse per adempiere alle funzioni, dati gli obiettivi. Una clausola provvisoria potrebbe essere di ostacolo ai poteri procedurali di una istituzione che si evolve. Questa dovrebbe estendere il rispetto dei diritti umani in un ambiente ostile. Pertanto questi limiti dovrebbero essere rimossi. Inoltre è stato suggerito che la realizzazione dell’eguaglianza dei diritti tra i cittadini necessita di una precisa menzione tra gli obiettivi della Commissione.
Il disegno di legge che affronta il tema delle conversioni forzate è una bozza ben articolata. Prendiamo la sezione 4, che stabilisce che “un minore che vuole cambiare la propria religione prima di aver raggiunto la maggiore età (18 anni) non deve essere giudicato per il suo proposito di cambiare credo e nessuna azione deve essere intrapresa contro di lui per tale dichiarazione o azione fatta dal minore”. In due frasi, sebbene ci sia un margine di apprezzamento per la realtà concreta, la sezione rispetta i requisiti di due principi della legge internazionale: la libertà di religione e credo e il miglior interesse del minore.
Sembra che coloro che hanno redatto la legge siano consapevoli del numero di casi riportati di conversioni forzate che coinvolgono minori, di solito donne che vengono rapite, violentate e costrette a contrarre matrimonio e alla fine ridotte in schiavitù. Inoltre, vi è la minaccia di essere accusati di apostasia nel caso in cui una persona convertita a forza vi si opponga in seguito. Tali violazioni che comportano l’abuso della religione alimentano processi sociali di più ampio estremismo religioso e l’esclusione delle minoranze. Pertanto il disegno di legge è uno sviluppo ben accolto.
Le leggi contro le conversioni forzate in Sri Lanka e in alcuni Stati dell’india sono guidate dalla paura delle comunità maggioritarie di perdere i propri membri per l’aumento delle fedi di minoranza. Il Pakistan non corre tale pericolo. La composizione demografica del Pakistan suggerisce la necessità di preservare le sue minoranze religiose in declino.
Sanjay Pervani, promotore dei disegni di legge, e i suoi consulenti legali meritano di essere elogiati per il loro duro lavoro, come per aver compreso le varie sfumature delle questioni interne, delle leggi nazionali e internazionali.
A febbraio, quando è stato presentato il Piano di azione per i diritti umani, il governo federale si è impegnato a far avanzare la legislazione sulla creazione di una Commissione nazionale per le minoranze. In realtà il governo aveva già trasgredito l’ordinanza della Corte suprema del 2014, che imponeva di formare un consiglio per monitorare il rispetto dei diritti delle minoranze e la formazione di una linea politica.
Ora che l’opposizione si mostra pronta a condividere questa scelta, il governo deve cogliere l’opportunità di una veloce approvazione del disegno di legge. Il Pakistan è già il fanalino di coda rispetto agli altri Paesi della regione asiatica. Inoltre, le istituzioni per i diritti umani dimostrano un enorme potenziale nell’aiutare i Paesi nella transizione o nelle riforme socio-politiche.
Nonostante tutte le difficoltà, di recente le Commissioni nazionali e provinciali sullo status delle donne e le Commissioni sul diritto di informazione hanno fatto importanti passi avanti nelle rispettive aree. L’istituzionalizzazione dei diritti delle minoranze non solo riabiliterà le minoranze in quanto “uguali”, ma potrà anche contrastare lo squilibrio esistente e la discriminazioni sulla base alla religione. Il prossimo passo sarà fare nomine appropriate e tempestive, che è una sfida non attribuibile alla mancanza di risorse umane competenti.