P. Stefano Mosca: Nella quarantena da Covid-19, a Mindanao l’Eucarestia ci è necessaria come il cibo (I)
Nell’isola meridionale delle Filippine, la quarantena e la mancanza di messe in parrocchie rende lamentosi e impazienti le persone, violente e sanguinarie le guardie di monitoraggio (frontiliners). L’Eucaristia serve a combattere la disperazione. Un suggerimento per tutti i Paesi – come l’Italia – in cui le comunità di sono divise fra chi esige la messa e chi mette avanti la sicurezza sanitaria.
Lakewood (AsiaNews) – “Se mangi giusto diventi fisicamente forte, intelligente… Così è dell’Eucarestia”. È la conclusione che p. Stefano Mosca, missionario del Pime nelle Filippine, trae dalla sua esperienza a Mindanao. Pur nel rispetto delle regole, la messa e la comunione sono necessari alla vita per affrontare le emergenze: non solo quelle sanitarie, ma anche di lavoro, di stanchezza, di senso. Riportiamo di seguito la prima parte dell’intervento di p. Mosca.
Cari amici Italiani,
ho letto i vari commenti alla presa di posizione dei vescovi italiani contro il governo reo di non aver riaperto le chiese per il culto il 4 di maggio. Li si accusa di aver usato parole e toni non pacati, esagerazione il chiamare il tutto una “violazione della libertà di culto”; il culto cristiano è molto più della messa; la fede si tramanda tra generazioni anche senza preti e messe; la Chiesa non è un edificio, ma una comunità viva che si raduna anche sotto un capannone, ecc.
Mi permetto di dire il mio pensiero come missionario da 17 anni nelle Filippine e da 14 anni assegnato a Lakewood (Zamboanga del Sur, Mindanao), in una parrocchia in riva ad un lago vulcanico di 18mila abitanti, pochi cattolici, molti tribali animisti, molte sette che si rubano questi poveri tribali a suon di soldi, borse di studio e cibo.
Se mangi diventi forte
Premessa: condivido tutte le sagge osservazioni che ho letto, hanno tutte del vero, però voglio ribadire con forza un pensiero. Per numerose esperienze vissute in questa mia parrocchia da 14 anni posso affermare con certezza che non è davvero la stessa cosa una vita cristiana senza Eucaristia e una vita cristiana alimentata regolarmente dall’Eucaristia. Come non è la stessa cosa un corpo ben nutrito che può lavorare, pensare, progettare e un corpo malnutrito che può solo cercare di sopravvivere ma è, suo malgrado, molto limitato nell’azione e nel pensiero per mancanza di forze.
Qui in parrocchia ho tanti studenti provenienti dai monti che vivono nell’ostello e frequentano la scuola media qui al centro perché non l’hanno ai loro villaggi. La pagella della loro scuola elementare fatta sui monti è davvero sempre povera di voti decenti, tutti voti di sopravvivenza. Per questo entrano in prima media sempre nella quarta e ultima sezione che è quella degli “slow learner”, quelli che imparano davvero a rilento. Mi domando sono tutti stupidi i ragazzi dei monti? No, il loro problema è uno solo: il cibo. Sui monti mangiano riso e sale spesso solo una volta al giorno, a volte erbe, mai carne. A volte non hanno riso quindi mangiano solo mais. Una alimentazione poverissima che limita il loro cervello: fanno fatica a concentrarsi, a memorizzare, si stancano subito e si perdono il 90% di quello che la maestra insegna. Vengono all’ostello e mi impegno a farli mangiare bene e i risultati cambiano. Sempre relegati nella quarta sezione diventano i primi, i migliori della loro sezione. Questo per dire che se mangi giusto diventi fisicamente forte, intelligente, molto progettuale, inventivo, svelto nell’apprendere.
Così è dell’Eucaristia; ce lo dice chiaro il Catechismo della Chiesa Cattolica riguardo ai frutti della Comunione:
1391. La Comunione accresce la nostra unione a Cristo. Ricevere l'Eucaristia nella Comunione reca come frutto principale l'unione intima con Cristo Gesù.
1392. Ciò che l'alimento materiale produce nella nostra vita fisica, la Comunione lo realizza in modo mirabile nella nostra vita spirituale. La Comunione alla Carne del Cristo risorto, "vivificata dallo Spirito Santo e vivificante", conserva, accresce e rinnova la vita di grazia ricevuta nel Battesimo. La crescita della vita cristiana richiede di essere alimentata dalla Comunione eucaristica, pane del nostro pellegrinaggio, fino al momento della morte, quando ci sarà dato come viatico.
1393. La Comunione ci separa dal peccato. Il Corpo di Cristo che riceviamo nella Comunione è "dato per noi", e il Sangue che beviamo, è "sparso per molti in remissione dei peccati". Perciò l'Eucaristia non può unirci a Cristo senza purificarci, nello stesso tempo, dai peccati commessi e preservarci da quelli futuri.
1394. Come il cibo del corpo serve a restaurare le forze perdute, l'Eucaristia fortifica la carità che, nella vita di ogni giorno, tende ad indebolirsi;
1396. L'unità del Corpo mistico: l'Eucaristia fa la Chiesa. Coloro che ricevono l'Eucaristia sono uniti più strettamente a Cristo. Per ciò stesso, Cristo li unisce a tutti i fedeli in un solo corpo: la Chiesa. La Comunione rinnova, fortifica, approfondisce questa incorporazione alla Chiesa già realizzata mediante il Battesimo. Nel Battesimo siamo stati chiamati a formare un solo corpo [Cfr. 1Cor 12,13]. L'Eucaristia realizza questa chiamata.
1397. L'Eucaristia impegna nei confronti dei poveri. Per ricevere nella verità il Corpo e il Sangue di Cristo offerti per noi, dobbiamo riconoscere Cristo nei più poveri, suoi fratelli:
Tu hai bevuto il Sangue del Signore e non riconosci tuo fratello. Tu disonori questa stessa mensa, non giudicando degno di condividere il tuo cibo colui che è stato ritenuto degno di partecipare a questa mensa. Dio ti ha liberato da tutti i tuoi peccati e ti ha invitato a questo banchetto. E tu, nemmeno per questo, sei divenuto più misericordioso [San Giovanni Crisostomo)
E ce lo detto chiaramente anche il Catechismo di Pio X:
345. Quali effetti produce l'Eucaristia in chi la riceve degnamente? L'Eucaristia, in chi la riceve degnamente, conserva e accresce la grazia, che è la vita dell'anima, come fa il cibo per la vita del corpo; rimette i peccati veniali e preserva dai mortali; dà spirituale consolazione e conforto, accrescendo la carità e la speranza della vita eterna di cui è pegno.
Due mesi senza messa
Qui è da due mesi che la mia gente non vede il prete nelle cappelle e non partecipa alla messa. È da due mesi che la mia gente non si ciba dell’Eucaristia. Come sta oggi la loro vita cristiana non regolarmente nutrita dall’Eucaristia? Come sta la loro carità, la loro comunione in casa e con i vicini, la loro fiducia nel Signore, in questo periodo di malattia, di morti e crisi di lavoro, soldi, cibo e soprattutto di libertà negate? Beh si vedono già molti segnali di cedimento nei miei cristiani: cresce sempre più il lamento, la rabbia verso i frontliners[1], le invidie e le gelosie; all’ordine del giorno vi sono i litigi in famiglia, dovuti anche alla prigionia forzata, e i battibecchi con i vicini. Molti iniziano ad imprecare contro il Signore e anche i frontliners iniziano a bastonare brutalmente la gente affamata per strada, in cerca di elemosina e di riso, e a volte li ammazzano, come quell’ uomo ritardato mentale ucciso perché nella sua inconsapevolezza girava per strada. La vicepresidente della nazione Lenie Lobredo in televisione attacca il presidente Duterte dicendo: “Il nemico è il corona virus non le persone. Combattiamo il virus non le persone; quelle vanno aiutate”.
I politici locali si sono impegnati a distribuire nei villaggi riso e qualche porzione di cibo in lattina alla gente; da Manila il governo dà 5mila pesos alle famiglie riconosciute povere e bisognose. In qualche modo si sopravvive, si mette qualcosa nello stomaco. Ma chi si è preoccupato di distribuire nelle strade dei villaggi l’Eucaristia in modo che anche l’anima sia nutrita e non solo il corpo? Il mio compagno missionario, un dehoniano filippino della parrocchia confinante alla mia, ha visitato tutti i suoi villaggi distribuendo l’Eucaristia ai cattolici che aspettavano il suo passaggio sulla loro porta di casa, dopo aver seguito la Messa trasmessa in TV.
Don Davide Milani diceva: “Occorre garantire le coordinate perché la ripresa sia il più possibile attenta a ogni dimensione dell’umano”. E qui penso ci sia il più grosso errore di tutti i governi del mondo in questo periodo di quarantena: si sono impegnati a riempire gli stomaci della gente, ma si sono dimenticati che l’uomo non è solo stomaco; noi non siamo come i maiali che pur essendo sempre in gabbia, non importa, basta che mangino e ingrassino. In questi giorni di quarantena, tre infermiere e un sacerdote si sono suicidati in Italia. A loro non mancava certo il cibo, ma tutti hanno scritto: “Non ce la faccio piú” e ben 998 italiani si son tolti la vita nel 2019 per problemi economici o perché senza lavoro.
Mons. Pablo David, vescovo di Kalookan, Manila, nella sua video-omelia della Domenica del Buon Pastore raccontava di un infermiere di Manila che dopo aver curato tanti malati di coronavirus, è rimasto infettato anche lui. Angosciato e deluso si è ribellato a Dio: “Signore perché proprio a me, che ho servito i malati fino ad ora!?”. Provvidenza ha voluto che nella sua disperazione ha trovato il numero di cellulare di mons. David e lo ha chiamato chiedendogli preghiere. Il vescovo ha concluso la sua omelia suggerendo di cercare l’aiuto di psicologi volontari, e dicendo ai suoi preti di dare il proprio numero di cellulare alla gente, così che molti possano trovare ancora una voce di speranza nella loro angoscia.
(Fine Prima Parte)
[1] Personale ingaggiato dal governo per monitorare il rispetto della quarantena e le infezioni di Covid-19. Fra di essi vi sono medici, infermieri, ma anche militari e poliziotti con licenza di uccidere.