P. Lembo: come il Covid ha travolto il Giappone
Concentrato sulla preparazione delle Olimpiadi, il governo nipponico ha capito troppo tardi la gravità della situazione. La pandemia ha esacerbato problemi esistenti e ne ha portati di nuovi alla ribalta. Ma secondo p. Andrea Lembo i giapponesi hanno anche capito che "l’uomo da solo muore, mentre la solidarietà fa vivere”.
Tokyo (AsiaNews) - In molti Paesi la pandemia da Covid-19 ha portato all’estremo tensioni preesistenti o catalizzato processi già in atto. In Giappone, dove si preparavano le Olimpiadi, il coronavirus ha stravolto tutti i piani.
"Il governo nipponico ha capito troppo tardi la gravità della situazione, si è sperato fino alla fine di permettere lo svolgimento dei Giochi in una situazione di normalità", ha spiegato ad AsiaNews p. Andrea Lembo, missionario italiano del Pime nella capitale. A meno di 10 giorni dall’inizio delle competizioni sportive la prefettura di Tokyo è tornata allo stato di emergenza. Le Olimpiadi si terranno a porte chiuse, mentre la delusione e l’angoscia dei cittadini sono palpabili. Con l’arrivo delle delegazioni internazionali la città sarà blindata: “È stata tirata fuori la tipica rigidità giapponese che prima non c’era. Però troppo tardi”, osserva P. Lembo.
Per non parlare dei danni economici e d'immagine: “Nell’ultimo anno - spiega il missionario - c’è stato un grande sforzo delle imprese nel settore del turismo. Ma a Tokyo si è vista anche una trasformazione architettonica. L’intento era di esprimere il massimo della cultura giapponese e mostrarlo ai turisti e a tutto il mondo”. Le Olimpiadi dovevano essere l’occasione per far sfoggio dei successi giapponesi dal 1964, quando il Paese aveva ospitato i Giochi l’ultima volta. La pandemia ha trasformato la preparazione in un incubo. A cui poi si sono aggiunti nuovi problemi.
Ad esempio, ora ci sono migliaia di lavoratori dal sud-est asiatico - soprattutto vietnamiti e filippini - disoccupati e bloccati in territorio giapponese: “Il governo aveva introdotto un nuovo tipo di contratto per assumere manodopera straniera, ma in realtà era un escamotage per rimpolpare le casse pensionistiche, vista l’anzianità della popolazione", racconta p. Lembo. "Questi lavoratori - aggiunge - pagano i contributi, ma non avranno mai diritto alla pensione, perché per averla bisogna aver maturato almeno 10 anni di lavoro in Giappone. Una condizione che loro non otterranno mai perché il loro visto dura al massimo tre anni. Dopo essere stati assunti la situazione economica è precipitata e ora sono a migliaia bloccati qui. È un grande problema sociale”.
Il coronavirus ha esacerbato criticità già note dell’arcipelago giapponese. La solitudine e l’isolamento della popolazione sono aumentati: “I rapporti umani sono diventati ancora più complicati; gli hikikomori sono tantissimi, ed è cresciuto anche il tasso di suicidi”, dice p. Lembo.
È anche vero che da questa esperienza sono sorte diverse iniziative solidali, da parte della Chiesa cattolica e degli altri movimenti religiosi. “È come se i giapponesi avessero capito che l’uomo da solo muore, mentre la solidarietà fa vivere”, continua il missionario. “Nella mia parrocchia si fa attività di distribuzione di cibo per le famiglie che si stanno impoverendo in modo reale. Con l'amministrazione locale abbiamo creato una mensa per i bambini due volte al mese, ed è diventata fin da subito una gara di solidarietà".
Due anni fa p. Lembo ha creato un fondo speciale per queste iniziative, rimasto intatto grazie alle continue offerte: "Ci viene donato così tanto che possiamo anche ridistribuirlo ad altre associazioni”.
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