P. D’Ambra: L’Eucarestia, forza spirituale che ci porta all’incontro con i musulmani
Il missionario del Pime è intervenuto oggi al Simposio di introduzione al 51mo Congresso Eucaristico internazionale di Cebu. “Il paragone è con l’episodio di Emmaus: i due discepoli riscoprono il Signore allo spezzare del pane e da lì trovano la forza per andare senza paura”. La sfida “è cercare di comunicare agli altri cosa sia l’Eucarestia, anche se i musulmani fanno fatica a capire, per stimolare un incontro che di solito non avviene”.
Cebu (AsiaNews) – Il punto focale del Congresso Eucaristico internazionale, “è la forza spirituale che deve portarci all’incontro con gli altri. Il paragone è con l’episodio di Emmaus: i due discepoli riscoprono il Signore allo spezzare del pane e da lì trovano la forza di muoversi di notte e di andare senza paura: questo deve accadere a noi durante questi giorni”. Così P. Sebastiano D’Ambra, missionario del Pime a Zamboanga, spiega ad AsiaNews il contenuto del suo intervento, pronunciato oggi al Simposio di introduzione al 51mo Congresso Eucaristico internazionale di Cebu (24-31 gennaio). Questa mattina relatori, studiosi, religiosi e fedeli si sono ritrovati nella città del Visayas Centrale per il primo di tre giorni di incontri a carattere teologico. Dopo un’assemblea comunitaria, i presenti (circa 2mila persone) hanno potuto scegliere tra una serie di gruppi di studio, organizzati su diverse tematiche. P. D’Ambra – fondatore 30 anni fa del Silsilah Forum, movimento per il dialogo e la pace fra musulmani e cristiani con base a Mindanao – è uno dei relatori del seminario dal titolo: “L’Eucarestia nel dialogo della Chiesa con le religioni e le tradizioni religiose”.
Insieme al missionario vi è mons. Lito Lampon, vescovo di Jolo, e Minda Sano, membro di una comunità di laici impegnati per il dialogo e la pace e presidente del Silsilah Forum. “Il nostro – spiega il sacerdote poco prima dell’inizio dell’incontro – sarà un intervento esperienziale. Parleremo di come abbiamo dedicato la nostra vita per la missione del dialogo. Presenteremo dei brevi documentari che parlano della nostra esperienza”.
La speranza, afferma p. D’Ambra, è quella di “riuscire a motivare l’assemblea sull’importanza di questo dialogo interreligioso. Dobbiamo combattere prima di tutto la paura che c’è dentro di noi. Se da una parte lottiamo contro la violenza nelle diverse manifestazione di Isis e Abu Sayyaf [movimento terrorista filippino vicino ad al-Qaeda ndr], dall’altra dobbiamo affrontare la paura che ci paralizza. Il nostro lavoro è quello di stare nel mezzo, dare coraggio da una parte e un po’ di luce dall’altra”.
L’Eucarestia, a cui il Simposio e il Congresso sono dedicati, “può giocare un ruolo fondamentale nel dialogo. Essa – dice il sacerdote – è per noi cristiani il segno alto dell’incontro con Dio, rappresenta l’amore di Dio per l’umanità che continua nella storia. La sfida, secondo me, è cercare di comunicare agli altri cosa sia l’Eucarestia, anche se i musulmani fanno fatica a capire”.
Secondo p. D’Ambra “il dialogo deve essere fondato sulla preghiera e sul silenzio. Il silenzio profondo di un cristiano è davanti all’Eucarestia. Per me la meditazione davanti all’Eucarestia è un silenzio che porta ad un incontro. Essa ci tiene in silenzio per poi permetterci di incontrare gli altri. Certo, i musulmani e le persone comuni queste cose non le colgono, però nell’islam ci sono aspetti spirituali simili (certo non l’Eucarestia)”.
Purtroppo, aggiunge p. D’Ambra – che opera a Mindanao, da anni zona instabile per i conflitti fra il Moro Islamic Liberation Front (Milf) e il governo – l’incontro proficuo fra religioni “normalmente non avviene. Qui la gente è preoccupata solo per i trattati di pace sulla Bangsamoro Basic Law [bozza di legge darebbe uno “statuto speciale” al Bangsamoro, regione di Mindanao ndr]. È positivo che con questo Congresso Eucaristico, per un certo tempo, la gente sia invitata ad andare più in profondità. Credo che questo abbia un valore pedagogico, se riusciamo a comunicare il messaggio giusto alla gente”.
“Immagino che la maggior parte dei partecipanti sia cattolica – conclude il missionario – ma il fatto che gli altri sappiano che i cattolici si ritrovano per un tempo particolare, per un Congresso internazionale, crea una certa curiosità”.
18/01/2016 14:51