P. D’Ambra: A Jolo la vita dei cristiani è in pericolo, i jihadisti vogliono ucciderli
Il missionario del Pime, presidente del gruppo Silsilah per il dialogo interreligioso, fa appello alle autorità “perché trovino soluzioni contro l’agonia dei cristiani”. Pochi giorni fa un uomo è stato ucciso e altri 20 sono minacciati di morte dagli integralisti. A rischio anche i musulmani moderati, ma essi “non siano testimoni silenziosi di questa persecuzione”.
Jolo (AsiaNews/Silsilah) – Un appello “per fermare l’uccisione dei cristiani a Jolo”. È questo il titolo del messaggio diffuso dal Silsilah Dialogue Movement e firmato da p. Sebastiano D’Ambra, presidente del movimento e missionario del Pime da più di 40 anni a Mindanao (sud delle Filippine). Il sacerdote denuncia la situazione di paura e pericolo vissuta dai cristiani nella città della provincia di Sulu, quartier generale del gruppo jihadista Abu Sayyaf.
Pochi giorni fa, scrive p. D’Ambra, “un cristiano è stato ucciso e una fonte affidabile mi ha detto che altri 20 cristiani sono stati presi di mira per essere uccisi o rapiti al più presto. In mezzo a così tanti buoni leader islamici e amici di Jolo, la comunità cristiana soffre per la persecuzione di coloro che sono guidati da individui cattivi che dicono di agire in nome dell’islam”.
Il Silsilah Forum, fondato 30 anni fa da p. D’Ambra, è un movimento per il dialogo e la pace fra musulmani e cristiani. Esso segue tuttora numerosi gruppi interreligiosi a Mindanao, regione che ospita una consistente comunità islamica, dove si nascondono gruppi fondamentalisti e separatisti.
Il missionario si chiede: “Perché i leader locali e nazionali di diversi settori sono così silenziosi nella loro autorità? Perché coloro che detengono il potere non agiscono per trovare le soluzioni adeguate?”. Purtroppo, riconosce il sacerdote, “la bella relazione che esisteva in passato fra i cristiani e musulmani di Jolo non è più realtà. Molti cristiani se ne sono andati e altri stanno programmando di partire appena ne avranno l’opportunità”.
P. D’Ambra si appella “a tutti, in special modo a voi leader musulmani che siete parte del Silsilah Dialogue Movement e del Consiglio interreligioso (Ifcl)”. “Molte vite – continua – sono in pericolo a Jolo. I cristiani hanno paura di parlare e anche di andare a messa nella cattedrale nel centro della città nonostante ci siano i militari di pattuglia. Quella chiesa è stata per anni simbolo del dialogo fra cristiani e musulmani, ma ora non lo è più per i molti che seguono un islam che divide e oppone sempre più”.
“Sono a Mindanao da 40 anni – prosegue il missionario – e so che i tausug [etnia musulmana maggioritaria a Sulu, ndr] di Jolo sono coraggiosi. Mi appello al loro coraggio e alla loro bontà prima che sia troppo tardi e il mondo vi accusi di essere stati silenti di fronte all’agonia della comunità cristiana e di altri musulmani. Infatti, la situazione è allarmante anche per i bravi musulmani, perché gli individui cattivi trovano motivi per ucciderli chiamandoli ‘kafir’ (infedeli) come i cristiani”.