Ospedali indonesiani senza dispositivi antivirus: cattolici rispondono alla crisi (Video-Foto)
La denuncia di alcune religiose: “I nostri medici rischiano la vita”. Solo ospedali statali e strutture pubbliche sono destinate all’accettazione di pazienti infetti da coronavirus. Operatori cattolici: “Non respingeremo chi viene da noi”. A Jakarta nasce la Rete cattolica per la lotta al Covid-19, sostenuta anche da buddisti. I giovani della parrocchia di Wedi distribuiscono beni di prima necessità.
Jakarta (AsiaNews) – Negli ultimi quattro giorni, decine di ospedali cattolici che operano sull’isola di Java e nel Kalimantan occidentale (Borneo) hanno denunciato forti timori per la carenza di dispositivi di protezione e presidi sanitari necessari per contrastare la diffusione del coronavirus. “Siamo molto preoccupati, perché curare i pazienti infetti mette il nostro personale in pericolo”, dichiara ad AsiaNews suor Athanasia, Sfs. La religiosa lavora presso il Rumah Sakit Misi Lebak, ospedale missionario di Rangkasbitung, nella provincia di Banten.
Ha denunciato lo stato di emergenza persino l'ospedale Saint Carolus, il più grande e apprezzato nosocomio cattolico di Central Jakarta. In seguito hanno chiesto aiuto anche diversi ospedali cattolici di Bandung, Central Java, East Java e West Kalimantan: hanno tutti bisogno di indumenti e dispositivi protettivi antivirus.
“I nostri medici non ne hanno più”, racconta suor Lucia Wahyu, superiora provinciale delle Suore agostiniane della Divina Misericordia (Osa). La religiosa si riferisce alla drammatica situazione in corso nel Rumah Sakit Sumber Sentosa Hospital di Tumpang, nella reggenza di Malang (East Java). La struttura è ormai un punto di riferimento per tutti i residenti nei villaggi alle pendici del Monte Bromo che necessitano di cure mediche.
Al momento in Indonesia, le autorità sanitarie hanno stabilito che solo gli ospedali statali e le strutture pubbliche sono destinate all’accettazione e alla cura di persone infette o sospetti contagi da Covid-19. Tuttavia, suor Athanasia, suor Lucia e la consorella Mauritia affermano: “Non possiamo respingere chi viene da noi con i sintomi simil-influenzali.
Suor Maria Seba, delle suore francescane dell'Immacolata Concezione della Madre di Dio (Sfic), è la responsabile per le risorse umane dell'ospedale Saint Vincentius di Singkawang, nella provincia di West Kalimantan. La religiosa racconta: “Stiamo provvedendo noi stessi alla produzione di strumenti protettivi migliori e a minor costo: soprattutto mascherine per proteggere i nostri dottori”.
Agli appelli lanciati dalle strutture mediche sui social media hanno risposto in modo pronto religiosi, professionisti e giovani cattolici. Nella corsa alla solidarietà si è distinta anche la Buddhist Compassion Relief Tzu Chi Foundation. L’importante organizzazione buddista internazionale, che ha il suo quartier generale indonesiano a North Jakarta, ha provveduto a donazioni di dispositivi medici e mascherine.
A Jakarta è nata la Jaringan Katolik Melawan Coronavirus (Jkmc), ovvero la Rete cattolica per la lotta al Covid-19. L’organizzazione fornisce materiale per una campagna pubblica di sensibilizzazione sul coronavirus; promuove il distanziamento sociale; rende accessibili informazioni chiave a decine di ospedali cattolici per l'acquisto dei dispositivi di protezione.
Promotore dell’iniziativa è Muliawan Margadana, spiega: “La Jkmc è sostenuta da professionisti e accademici, inclusi medici e sacerdoti. Essa desidera mostrare alla nazione la compassione dei cattolici e fornire assistenza alle istituzioni più bisognose nelle questioni più urgenti, inclusa la carenza di mascherine”.
L’intervento della Jkmc è già stato decisivo per il Panti Rapih Hospital, importante ospedale di Yogyakarta. Suor Yosefine, Cb, esprime la sua gioia perché una società privata l’ha contattata per provvedere alla mancanza di dispositivi protettivi. “Grazie a Dio per questa campagna di sensibilizzazione, che sui social media è stata una cassa di risonanza per le nostre preoccupazioni”.
Dalla reggenza di Klaten (Central Java) è partita un’iniziativa di solidarietà che vede protagonisti i giovani della parrocchia di Santa Maria Madre Immacolata del Cristo a Wedi. FX Supriyono, membro dello staff parrocchiale, racconta che ragazzi e ragazze hanno distribuito “molti pacchi contenenti beni di prima necessità gratuiti, sia negli ospedali pubblici che nelle cliniche cattoliche di Central Java”. Agus Jayatun, docente di Ingegneria originario di Wedi, aggiunge che “tutto nasce da un’idea di p. Supranowo, il parroco. I ragazzi hanno consegnato almeno 600 pezzi visiere protettive”.
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