21/07/2016, 12.50
SIRIA
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Orrore ad Aleppo: gruppo ribelle “moderato” decapita un bambino palestinese

Il movimento Nur Eddin Zanki ha sgozzato l’11enne Abdallah Issa al grido di “Allah Akhbar”. Il bambino è stato giustiziato per aver collaborato con l’esercito governativo. Prima di morire egli è stato vittima di torture. Il comando generale, prende una (timida) distanza dalla barbara uccisione. Il gruppo è sostenuto da Turchia, Usa, Qatar e Arabia saudita.

 

Aleppo (AsiaNews) - Suscita orrore e sdegno la decapitazione di un bambino palestinese di soli 11 anni, per mano del gruppo armato di opposizione siriana Nur Eddin Zanki, che ha iniziato a circolare su social e media dal 19 luglio scorso. Autore della violenza un movimento anti-governativo che è parte dell’Esercito siriano libero (Fsa), considerato “moderato” da quasi tutte le cancellerie occidentali. 

Nel video appare un bambino terrorizzato, con aria supplicante e disperata (nella foto), con evidenti segni di ecchimosi sullo stomaco e sulle gambe; egli presenta anche macchie di sangue sul braccio. Tutti segni riconducibili a torture subite prima dello scatto. 

In sottofondo si sentono le urla dei famigerati “takbir” inneggianti al boia che, in nome della “grandezza di Allah”, giustifica e santifica l’uccisione del “nemico della fede”. Che, in questo caso, è un bambino incapace di trovare le parole giuste per convincere gli adulti della sua innocenza. 

Diffuso sui social media, il video - che ha indignato anche i più strenui sostenitori del fronte anti-Assad in Siria - inizia con un “soldato” del Fsa, braccio armato dell’opposizione, che proclama la sentenza nei confronti del bambino.

Il miliziano recita la condanna del ragazzino con queste parole: “Non hanno più uomini, ora ci mandano i bambini”. Il filmato si conclude con il boia che alza al cielo la testa tagliata del bambino urlando “Allah Akhbar” (Dio è grande) e “Questi sono i tuoi uomini, Bashar (Assad)”. A seguire un nuovo grido di “Allah U Akhbar” lanciato dai presenti.  

Dietro il taglio della testa del bambino, il cui nome è Abdallah Issa e che viveva nel campo profughi palestinese di Handrat, a nord di Aleppo, l’accusa di far parte del Liwa’e Al Qods, il “Battaglione di al Qods”. L’esecuzione è avvenuta a bordo di un furgone rosso, parcheggiato sulla pubblica piazza, davanti a diverse persone che appaiono sorridenti e gioiose dinanzi al macabro spettacolo. 

Alcuni simpatizzanti del movimento Nur Eddin Zanki hanno cercato sui social media di giustificare l’orribile crimine affermando che “il bambino” - come tale appare nel filmato - “aveva 19 anni”.

I sostenitori si sono rivolti ai vertici del gruppo, chiedendo loro di diffondere un comunicato al riguardo in cui viene specificata l’età della vittima. Altri, invece, hanno tentato di sminuire la gravità della vicenda, parlando di un bambino “siriano” originario della città di Homs. Come se la nazionalità del bambino possa fare differenza e rendesse “lecita e ammissibile” la decapitazione di un piccolo siriano. 

Il comando generale di Nur Eddin Zanki - sostenuto da Turchia, Stati Uniti, Arabia saudita e Qatar, considerato opposizione moderata, non terrorista e pacifica, autorizzato a partecipare al tavolo dei negoziati - ha emanato ieri un comunicato nel quale ammette, seppur in via indiretta, l’esecuzione del bambino. Per i leader si tratterebbe di una “violazione” non “rappresentativa” dell’operato generale del gruppo; sulla vicenda è stata istituita una “commissione di inchiesta giudiziaria” e i combattenti apparsi nel video “sono stati trattenuti per interrogatorio”. (PB)

 

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