Orissa, un altro cristiano ucciso in Kandhamal
P. Laxmikant Pradhan spiega che solo uno dei due uomini sospettati di omicidio è stato arrestato. “L’inerzia delle autorità – afferma – non fa che peggiorare la situazione della famiglia e di tutti i cristiani di Kandhamal”. Il sacerdote sottolinea che la popolazione è sotto shock e ha paura. “Occorre trovare il cadavere di Digal – afferma - e porre fine a questa cultura di impunità”.
Dopo i pogrom anticristiani del 2008 gli estremisti indù, hanno continuato a minacciare e spesso uccidere cattolici e tribali, nell’indifferenza generale delle autorità. Per paura di ritorsioni, la popolazione ha timore a sporgere denuncia e la maggior parte dei casi di omicidio restano senza colpevole e sono ignorati dalle forze dell’ordine.
Fratel Markose, monfortiano e avvocato delle famiglie vittime dei pogrom, racconta ad AsiaNews che la polizia ha reso noto lo scorso 20 marzo l’uccisione di Mathew Sunamajhi e di suo figlio, avvenuta il 25 agosto 2008. Entrambi sono stati torturati e ammazzati dai radicali indù durante le violenze di Kandhamal, ma a tutt’oggi nessuno aveva denunciato il fatto per paura di ritorsioni.
Secondo fratel Markose è impossibile contare tutti i casi di omicidio, scomparsa e violenza avvenuti in questi anni. “Molti – afferma - stanno venendo alla luce solo ora e la Chiesa sta non si stanca di seguire queste vicende per dare giustizia alle vittime”.