Orissa, in prigione un pastore pentecostale per false accuse di conversioni forzate
Mumbai (AsiaNews) – La polizia dell’Orissa ieri ha arrestato e imprigionato il rev. Sisir Nayak, accusato da radicali indù della zona di aver convertito in modo illegale membri della tribù Munda. Secondo la denuncia raccolta dalle forze dell’ordine, in un anno e mezzo il pastore pentecostale avrebbe “attratto al cristianesimo” più di 300 persone nel villaggio di Raiguda (distretto di Keonjhar). Ad AsiaNews Sajan K George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic), definisce la versione della polizia “inaccettabile. La retorica delle conversioni [forzate] è spesso un incitamento ai crimini contro i cristiani”.
Il rev. Nayak si trova ora in carcere, dopo che un tribunale locale ha respinto la sua richiesta di libertà su cauzione. Il villaggio dove si svolge la vicenda si trova in un’area isolata di montagna, nel mezzo di una foresta. Quando è arrivato qui, un anno e mezzo fa, il pastore pentecostale ha costruito una casa. Le tensioni sono iniziate quando sull’edificio è stato apposto un crocifisso e la scritta “Believers Church”, al termine della costruzione.
“Esiste un clima di impunità – sottolinea Sajan George ad AsiaNews – soprattutto negli Stati con una legge anti-conversione, che viene sfruttata per intimidire leader religiosi, perseguitare e aggredire fedeli, e imprigionare innocenti”.
Nel 2008 l’Orissa è stato teatro del più violento pogrom anticristiano della storia dell’India, ad opera di estremisti indù. “Ancora oggi – ricorda il presidente del Gcic – la vulnerabile comunità cristiana continua a soffrire. Tra l’altro, il distretto di Keonjhar porta su di sé l’infamia dell’omicidio del missionario australiano Graham Staines e di due suoi figli, bruciati vivi nel 1999”.
23/01/2020 14:41
23/01/2017 12:03