Organizzazioni islamiche in Indonesia condannano l’attacco al pastore protestante
Jakarta (AsiaNews) – “Voglio sottolineare che ogni ostilità contro le religioni – inclusa la distruzione o il rogo di ogni simbolo religioso – è contro la legge e deve essere trattata come una violazione della stessa. Non è permesso compiere atti di violenza contro persone di altri gruppi religiosi”. Lo ha dichiarato questa mattina il presidente indonesiano Susilo Bambang Yudhoyono, che si è unito al coro di critiche contro l’attacco a una comunità cristiana avvenuto lo scorso 12 settembre.
Un gruppo di ignoti assalitori ha attaccato nella mattina del 12 il pastore protestante Afian Sihombing (Nella foto), che guida la comunità cristiana della reggenza di Pondonk Bekasi est. Il religioso, ricoverato in condizioni critiche, è stato colpito allo stomaco. Nell’attacco è stata ferita anche Luspida Simanjutak, che insieme al pastore guida la Huria Batak Kristen Protestant: ha riportato tagli alla faccia, alla testa e alla schiena. Secondo le prime ricostruzioni, si è trattato di un agguato compiuto da gruppi fondamentalisti islamici, che volevano impedire che la congregazione pregasse in pubblico.
Oggi il presidente si è incontrato con il ministro Djoko Suyanto – che guida il dicastero per gli Affari legali, politici e di sicurezza - e con il capo della polizia, generale Hendarso Danuri. Insieme, hanno cercato una soluzione a uno dei problemi oramai più sensibili del Paese: la violazione della libertà religiosa messo in atto da alcuni estremisti islamici. Secondo il portavoce di Yudhoyono, “il presidente vuole un rapporto aggiornato sul caso e su come la polizia stia intervenendo”.
Secondo il funzionario, inoltre, il leader indonesiano dovrebbe a breve incontrare (a porte chiuse) alcuni noti leader religiosi di diverse fedi, per cercare una soluzione. Questa decisione è stata presa probabilmente per rispondere alle accuse della società civile, che gli rimprovera il ritardo nella condanna dell’attacco ai cristiani. In maniera particolare, gli indonesiani sottolineano la sua velocità di reazione nel caso del pastore Terry Jones, che voleva bruciare il Corano: in quell’occasione, Jakarta condannò con durezza e velocità la proposta.
Le critiche passano soprattutto attraverso internet. Burhanuddin Muhtadi, ad esempio, scrive: “Siete stato molto veloce nel condannare la proposta di bruciare il Corano, e per questo siete molto apprezzabile. Ma perché non ha reagito allo stesso modo contro la violenza nei confronti dei cristiani e degli ahmadi?”. Molto importante la posizione di Kiai Hajj Hasyim Muzadi, ex presidente della Nahdlatul Ulama (la più importante e moderata organizzazione musulmana), che ieri ha visitato le vittime di Belasi.
Questo caso, ha dichiarato, “è molto sensibile, e invitiamo con forza la polizia a trattarlo con la giusta urgenza e consegnare i responsabili alla giustizia. Anche perché esso dimostra la potenziale fragilità dell’Indonesia, che rischia di divenire una culla di intolleranza”. Inoltre, il leader moderato ha chiesto alle autorità di arrestare “il prima possibile” il controverso fondamentalista Abu Bakar Baasyir, in modo da “minimizzare gli scontri interreligiosi nel Paese”.
Anche la seconda maggiore organizzazione islamica indonesiana, la Muhammadiyah, ha condannato l’episodio per bocca del suo presidente, Din Syamsuddin: “Siamo molto preoccupati per quanto avvenuto. Questo incidente macchia la libertà di culto e della pratica religiosa”. Sullo stesso tono anche il segretario della Commissione interreligiosa della Conferenza episcopale indonesiana, p. Benny Susetyo: “Quanto avvenuto mostra come il Paese non sia in grado di fermare la violenza di alcuni estremisti”.