Oppressi dal regime, i cattolici di Lộc Hưng pregano per la libertà religiosa
Il governo di Ho Chi Minh City ha espropriato e demolito 503 case. Sono andate perdute anche proprietà per oltre 3 milioni di euro. Autorità cittadine e “gruppi di interesse” intendono speculare sulla compravendita del terreno. Ogni sera alle 19, i residenti pregano il Rosario sotto la statua di Maria.
Hanoi (AsiaNews) – Lo scorso 22 agosto il mondo ha osservato la prima “Giornata internazionale di commemorazione delle vittime di atti di violenza basati sulla religione o sul credo”, istituita nel maggio scorso dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite (Onu). Per l’occasione, un sacerdote redentorista ha condiviso con AsiaNews una riflessione sulla libertà religiosa in Vietnam. In particolare, p. Vu ricorda la difficile situazione che vivono le vittime cattoliche dei sequestri forzati nel “Vườn Rau Lộc Hưng” (l’orto di Lộc Hưng), ad Ho Chi Minh City. Nello stesso giorno della Giornata internazionale, in Vaticano si concludeva un incontro del Gruppo di lavoro congiunto tra il Vietnam e la Santa Sede. La delegazione vietnamita ha ribadito che Hanoi ha migliorato “con costanza il rispetto e la garanzia della libertà di credo e di religione, creando così un ambiente favorevole alle attività e allo sviluppo della comunità cattolica in Vietnam”.
Il 22 agosto di quest’anno è segnato in modo eccezionale: per la prima volta, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha chiesto di celebrare una ricorrenza per le vittime di molestie al credo religioso. Raccogliendo l’appello con devozione, la Commissione giustizia e pace della Conferenza episcopale vietnamita (Cbcv) ha inviato lettere per incoraggiare parrocchie, diocesi ed ordini religiosi a svolgere servizi di preghiera in favore degli oppressi, in particolare quanti vivono in Vietnam.
All’invito sono seguiti numerose veglie o momenti di preghiera per le vittime della persecuzione religiosa sotto il governo comunista. Quest’ultimo segue credenze non religiose e sostiene che la fede sia come una droga, che trasforma le persone in nemici dello Stato. Per questo motivo, il regime sostiene che la religione debba esser eliminata.
Tra quanti hanno preso parte ai raduni di preghiera, meritano particolare considerazione coloro che vivevano nell’orto di Lộc Hưng (foto). Essi sono discepoli di Dio che credono profondamente nel loro Signore Gesù Cristo. Erano profughi che fuggivano dai comunisti del Nord per emigrare al Sud, con la speranza di preservare la propria fede cattolica. Negli ultimi sette mesi, queste persone hanno patito l’esproprio illegale delle loro terre e proprietà. In questo periodo, il governo comunista ha completamente distrutto le case costruite nell’orto. Va ricordato che, il primo ed il 4 gennaio 2019, le autorità locali sono riscorse ad un grande spiegamento di forza pubblica e ruspe per appropriarsi, requisire e distruggere tutte le abitazioni.
Secondo le stime degli avvocati che si occupano della causa, sono andate perdute 503 case e proprietà per oltre 100 miliardi di dong vietnamiti (3,87 milioni di euro). Sin dall’azione illegale, l’amministrazione non ha negoziato in modo diretto con i residenti. Questi, al contrario, rispettando gli obblighi e le responsabilità di un cittadino, hanno legalmente inviato numerose lettere di reclamo – dal livello provinciale a quello nazionale – per citare in giudizio il governo comunista locale. Ironia della sorte, dal governo hanno ricevuto solo il “silenzio”.
Nonostante la loro disperata miseria, ogni sera alle 19 gli abitanti continuano a pregare il Rosario con devozione, presso la statua della Vergine Maria situata di fronte all’orto di Lộc Hưng. Non importa se vi sono vento, pioggia o allagamenti. Oggi, 22 agosto, rispondendo all’appello della Commissione giustizia e pace, i residenti di Lộc Hưng non pregano solo per sé stessi. Essi accendono candele in comunione con tutti i credenti in Gesù che nel Paese sono vittime della persecuzione religiosa.
12/02/2019 11:17
07/01/2019 12:00