Onu: l’uccisione del gen. Soleimani per mano Usa viola il diritto internazionale
Gli Stati Uniti non avrebbero fornito “prove” sufficienti in merito alla minaccia di un attacco imminente. Per Agnes Callamard l’operazione viola la Carta delle Nazioni Unite, ma la comunità internazionale è rimasta in gran parte silenziosa. E Soleimani non rappresentava una minaccia per gli Usa e il resto del mondo.
Ginevra (AsiaNews/Agenzie) - L’attacco sferrato a colpi di droni a inizio gennaio dagli Stati Uniti nei pressi dell’aeroporto di Baghdad, durante il quale sono stati uccisi il generale iraniano Qassem Soleimani e altre nove persone, costituisce una violazione del diritto internazionale. È quanto afferma un alto funzionario delle Nazioni Unite, secondo il quale Washington non ha saputo fornire “prove” sufficienti e convincenti di un imminente attacco in atto contro obiettivi americani nella regione.
Proprio le voci di un possibile attentato erano state il pretesto usato dalla Casa Bianca per giustificare l’eliminazione del comandante della Forza Qods, ucciso in un raid il 3 gennaio nella capitale irakena. Migliaia di persone avevano partecipato ad una cerimonia pubblica prima in Iraq, poi in Iran dove è avvenuta la sepoltura. All’epoca era intervenuto anche il patriarca caldeo, il card Louis Raphael Sako, che aveva chiesto di non trasformare il Paese in un “campo di battaglia”.
Nel suo rapporto sugli attacchi a colpi di droni e una maggiore regolamentazione dell’arma Agnes Callamard, relatrice speciale Onu sulle esecuzioni extragiudiziali, sommarie o arbitrarie, sottolinea che l’operazione militare viola in modo aperto la Carta delle Nazioni Unite. “Il mondo vive un momento critico - aggiunge l’esperta - e a un possibile punto di svolta, quanto si tratta dell’uso di droni… Manca un’azione in tal senso del Consiglio di sicurezza; la comunità internazionale, volenti o nolenti, rimane in gran parte silenziosa”.
Il prossimo 9 luglio l’esperta dovrà presentare i risultati dell’inchiesta al Consiglio Onu per i diritti umani, forum del quale gli Stati Uniti non fanno parte avendolo abbandonato due anni fa per decisione del presidente Donald Trump. Secondo Washington il generale Soleimani era la mente degli attacchi sferrate da milizie e gruppi armati filo-iraniani in Libano, Siria e Iraq, oltre che essere una delle principali fonti di destabilizzazione nella regione.
Posizione criticata da Callamard, la quale nel suo rapporto scrive che l’alto ufficiale “era responsabile della strategia militare iraniana” in Iraq e Siria ma, in assenza di una reale minaccia alla vita, il corso delle azioni intraprese dagli Stati Uniti era illegale”. L’episodio è stato il primo in assoluto in cui una nazione ha invocato il diritto all’auto-difesa, come giustificazione per una operazione contro un attore statale nel territorio di un Paese terzo.
Di recente Teheran ha emesso un mandato di cattura per il presidente Usa Donald Trump e altre 35 persone, in relazione all’uccisione di Soleimani. Secondo quanto riferisce il procuratore generale di Teheran Ali Alqasimeh, il governo iraniano avrebbe inoltre chiesto aiuto all’Interpol.
08/01/2020 08:46