Onu: le minacce dell'Iran spiegate da Netanyahu e il silenzio sulla Palestina
New York (AsiaNews/ Agenzie) - "Faremo di tutto per difenderci e ci riserviamo il diritto a vendicarci contro qualsiasi attacco". È quanto afferma Eshagh al-Habib, vice ambasciatore iraniano all'Onu in risposta all'intervento del Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che ieri ha ribadito la necessità di un attacco preventivo nei confronti della Repubblica islamica accusata di aver ormai completato il suo programma nucleare. "Le dichiarazioni di Israele - sottolinea al-Habib in un discorso non pianificato a margine dell'Assemblea Onu - sono senza fondamento e basate su prove false".
Il timore che l'Iran diventi una potenza nucleare è diffuso fin dagli anni '70, ai tempi dello Scià. Sotto Khomeini e soprattutto con Khamenei ed Ahmadinejad le accuse a Teheran di coltivare un programma nucleare bellico si sono accresciute, soprattutto da Israele che minaccia un attacco militare. L'Iran ha sempre negato di avere mire da potenza bellica nucleare e ha difeso il carattere pacifico del suo programma. Negli anni scorsi vi sono stati molti dialoghi fra i 5+1 , l'Agenzia Onu per il nucleare (l'Aieia) e Teheran, ma non hanno portato ad alcun risultato. Nel 2011 l'Aiea aveva pubblicato un rapporto in cui affermava che vi erano prove di attività nucleari forse legate a uno sviluppo militare. Nel marzo scorso il capo dell'agenzia Onu, Yukiya Amano, ha parlato di "serie preoccupazioni" dell'Aiea che l'Iran possa nascondere attività militari nucleari, in particolare nel complesso militare di Parchin, a sud-est di Teheran.
Nel suo intervento - da molti ritenuto uno show - tenuto ieri davanti ai delegati delle Nazioni Unite, il premier israeliano ha avvertito tutti i presenti che l'Iran sta per varcare la "linea rossa" sul programma nucleare. Presentandosi sul palco con un disegno stilizzato di una bomba e un pennarello, Netanyahu ha tracciato il limite entro cui Israele non è più disposto ad aspettare e se necessario lancerà un attacco preventivo. "Le linee rosse - ha affermano - non portano alla guerra, ma la evitano...nulla mette più in pericolo il mondo più di un eventuale arma nucleare iraniana". Secondo il Premier israeliano entro la prossima primavera Teheran sarà in grado di fabbricare bombe e missili nucleari e ha invitato i membri Onu a fermare in ogni modo il programma nucleare iraniano "prima che sia troppo tardi". Il leader ha invitato gli Stati Uniti e l'Unione Europea a stabilire un periodo di tempo massimo per portare avanti il mix diplomatico di colloqui e sanzioni. Egli ha aggiunto che il modo migliore per fermare il programma nucleare iraniano è imporre una linea di confine da non oltrepassare, pena un attacco militare alle centrali atomiche.
Il discorso di Netanyahu giunge dopo settimane di aperto dissenso con l'amministrazione Obama sull'Iran, che invece esclude qualsiasi intervento militare e punta sulla strategia diplomatica condivisa anche dal resto della comunità internazionale. Nel suo discorso all'Assemblea pronunciato il 26 settembre, il presidente Usa ha dichiarato che il Paese "farà quanto è necessario per impedire a Teheran di acquistare armi nucleare", sottolineando che "il tempo per raggiungere un accordo diplomatico non è illimitato".
L'allarme sul nucleare iraniano al centro del dibattito Onu ha in parte distratto l'attenzione dalla questione palestinese. Altro nodo diplomatico fondamentale non solo per Israele, ma anche per Washington e Unione Europa. Il riconoscimento di uno Stato palestinese e la riapertura dei colloqui con Abu Mazen, presidente dell'Autorità palestinese, sono stati nei mesi scorsi al centro di un serrato dibattito fra Israele e i Paesi favorevoli all'entrata della Palestina nell'Onu. Nel suo discorso pronunciato ieri in qualità di membro uditore dell'Assemblea Onu, Mahmoud Abbas ha accusato Gerusalemme di condurre una colonizzazione razzista nei territori palestinesi. Tuttavia, il leader ha ribadito la possibilità, "forse l'ultima", di salvare la soluzione dei due Stati, ottenendo per la Palestina l'oppurtunità di partecipare all'Assemblea come Stato non membro dell'Onu. "Nel nostro sforzo", ha aggiunto, "noi non cerchiamo di delegittimare uno Stato esistente - che è Israele - ma piuttosto vogliamo affermare un Paese che si deve realizzare - che è la Palestina". (S.C.)
02/10/2017 11:36
02/10/2018 16:10